La professoressa Vitalina Frosi, premio internazionale “Bellunesi che hanno onorato la provincia in Italia e nel mondo 2019” nel settore istituzioni, arte e cultura, di origini longaronesi ma legata a Pedavena (città che diede i natali ad Anna Rech), è nata nel 1937 a Caxias do Sul presso la cui Università è stata cattedratica di italianistica. È considerata una delle principali esperte di “talian”, quella particolare koiné che nel Brasile del sud è tuttora parlata dai più anziani e che il governo brasiliano ha riconosciuto come lingua ufficiale delle minoranze linguistiche italiane. Nel numero precedente abbiamo parlato del premio; ora ci lascia questa bella testimonianza della sua esperienza nel Bellunese.
Dal giorno in cui ho ricevuto l’invito in Brasile a quando si è svolta la premiazione, ho vissuto in uno stato di grazia e di profonda emozione. Il tempo, che è sempre troppo veloce quando s’avanzano gli anni, mi dava ora una sensazione di lentezza.
Mi sentivo desiderosa di partire subito, giusto il tempo di ritrovare il passaporto e imbarcarmi.
Erano passate poche settimane quando giunsi a Milano e poi a Padova. Lì mi aspettava una persona amica che mi portò fino a Pedavena, dove non ero mai stata prima. Sapevo essere quella comunità la promotrice della mia candidatura alla prestigiosa onorificenza.
Il giorno seguente, due amici cortesemente mi accompagnarono a San Martino di Chies d’Alpago. Il giorno prima era nevicato. Mentre la macchina procedeva, io ammiravo lo splendido paesaggio, curva dopo curva: la strada si inerpicava seguendo i fianchi delle montagne. Il manto di neve ricopriva ogni cosa: terreno, alberi, case, sentieri, macchine, strade. Per me il bianco è sempre stato un simbolo di purezza e di pace. Era questo il sentimento che mi dominava. Avrei voluto gridare al mondo: pace!
Ancora tutta presa da queste soavi immagini e da pensieri che avvertivo lievi, mi ritrovai nella più alta frazione del comune in mezzo a tanta gente.
Pochi minuti più tardi iniziò la cerimonia ufficiale. Notai la presenza di molte autorità, un ministro della Repubblica, tanti sindaci con fascia tricolore e mi sentii circondata da tanta simpatia. Tutto era perfettamente organizzato. Centinaia di persone accompagnavano la cerimonia. Adulti, giovani e tanti ragazzi, che arricchivano il significato della festa. L’inserimento dei ragazzi delle scuole e le loro rappresentazioni meritano una menzione speciale, per loro e per chi li ha sapientemente preparati all’evento.
Non posso dimenticare le voci del coro che mi hanno fatto rivivere le vecchie melodie, sentite infinite volte in Brasile dai discendenti degli italiani nelle loro feste locali. Si cantava per spaventare la solitudine e allontanare la paura; si cantava per avvicinarsi l’uno all’altro, per condividere i propri sentimenti, per sopportare la fatica. Il canto della corale in questa cerimonia è stato per me un immergermi sensibile e profondo nella memoria di un tempo vissuto.
A mano a mano che la festa proseguiva, m’invadeva l’emozione e la consapevolezza che questo era un momento importante nella mia vita. Lì, circondata da persone sensibili e generose, ho ricevuto un riconoscimento che ho fissato in fondo all’anima, come fosse un bene maggiore.
Mentre salivo i gradini del palco si affollavano i ricordi accumulati nel corso della vita, gli studi, le ricerche, gli scritti, le amicizie, le collaborazioni, i riconoscimenti scientifici del lavoro fatto. Spiegare tutto questo ora è molto difficile per me, perché non riesco a trovare le parole adatte.
Non meno emozionante è stata la sera della conferenza a Pedavena (14 dicembre) alla presenza di tante persone interessate alle vicende del “talian” nel sud del Brasile. Attratti dall’argomento erano presenti autorità, colleghi, amici, scrittori, ricercatori, docenti universitari, cittadini pedavenesi e altri. La serata è stata per me un secondo inestimabile riconoscimento ai miei studi e ai continui approfondimenti. Molte persone si sono congratulate con me e un’orchestrina e un coro femminile hanno rallegrato la serata culturale. Ho trovato significativo che, nella serata in cui parlavo del valore della lingua italiana, il sindaco abbia consegnato ai giovani diciottenni di Pedavena la Costituzione Italiana. Moralmente la stava consegnando anche a me, cittadina nell’anima della bella Pedavena!
Ora sono sull’aereo che mi allontana dall’Italia. Mentre lui viaggia sopra le nuvole, io rivivo i momenti passati nella terra benedetta dove è nata la mia nonna paterna.
I luoghi detengono la nostra origine, i nostri passi primordiali. I luoghi custodiscono la nostra genesi, contengono i primi respiri, che non sono esattamente i nostri, ma che noi percepiamo chiaramente: sono quelli dei nostri antenati.