Da sempre, nell’economia agricola delle ville venete e nei loro vasti poderi, uno degli elementi più caratteristici è sempre stata la vite. Nell’intera Valbelluna le 190 ville storiche del territorio – nate dal periodo rinascimentale a seguito della demolizione e scomparsa dei sessanta castelli e torri per ordine della Serenissima, alcune conservate mirabilmente, altre sconvolte da improvvidi interventi che le hanno snaturate, altre ancora in abbandono – sono tutte dotate di grandi cantine piene di attrezzature, oggi in abbandono, ma che denotano una grande storia vinicola.
Dalla fine dell’ultima guerra la crescita industriale ed una serie di normative hanno cancellato un’attività millenaria meno florida di quella del vicino Trevigiano con uve dalla maturazione diversa, con vini meno pregiati ma tuttavia produttiva anche nelle vallecole secondarie, anche sulle alte rive a terrazzi con muri a secco, sui fertili pianori artificiali in quota. Un’attività spentasi completamente fino ad una quindicina di anni fa quando un imprenditore trevigiano, dotato di mezzi, competenze, collaborazione di preparati tecnici, ha lanciato la sfida.
Villa Sacello a Limana
A quei tempi i vasti territori attorno alla villa Sacello a Centore di Limana erano coltivati a mais per alimentazione zootecnica con una gestione del territorio fatta di episodi di pochi mesi di verde e con il resto di grandi aree narrative in balia degli eventi atmosferici. Il prof. Zadra quella volta accettò l’inedita proposta con fiducia e con l’obbiettivo anche di valorizzare la storia della villa rinascimentale, realizzata in un luogo dalle reminiscenze medievali ma anche romane: a Centore il riferimento alla centuriazione è ancora evidente nella viabilità e nei reperti storici. Nella chiesetta privata un altare è circondato di bassorilievi rappresentanti floridi grappoli di viti.
Ad un’importante fase di riassetto agrario con regolazione delle acque e rifondazione del terreno con l’uso di macchinari adeguati, è seguita una piantumazione di viti in filari strutturati paesaggisticamente in maniera compatibile con l’insolazione, i venti, l’umidità e gli sbalzi termici. Solo dopo pochi anni il Prosecco Centore alla prima produzione vince il prestigioso premio Gran Menzione al Vinitaly. Oltre alle cure appropriate, alla fertilità dei campi e al particolare sentore di prati e fiori di montagna, un grande contributo lo ha fornito il mutamento climatico che ha favorito una perfetta maturazione delle uve.
Villa Foscolo a Trichiana
Ma ecco che anche poco più a tramontana l’ampio podere di Villa Foscolo a Casteldardo di Trichiana poteva riservare le stesse soddisfazioni. Alvise Foscolo, infatti, che da sempre ha favorito nei suoi terreni le più diverse innovative culture, da piccoli frutti a monoculture per insilato, accogliendo anche una varietà di animali da cacciagione e mandrie di agili cavalli da trotto, ha visto giusto dando vita attorno alla tipica torre, ricordo del Casteldardo, una vasta coltivazione. Il grande parco collegato al centro di Trichiana per una grande quota parte è quotidianamente frequentato da sportivi, naturalisti accompagnati da cagnetti di tutte le razze. Anche in questo caso si è operata un’attenta fase di ripristino del territorio con stradine ben inserite e limpidi canali che raccolgono sorgenti, e in un boschetto si è realizzato anche un parco con sculture in legno e comode panche per una sosta al fresco, luogo anche per incontri culturali, presentazione di libri o concerti, nei pressi della torre al chiar di luna.
Villa Zugni Tognetti a S. Giustina
Ancora, Bernardo Piazza, infaticabilmente accompagnato nella sua opera dalla moglie Luisa Bellussi, recentemente ha varcato il Piave e realizzato in comune di Santa Giustina una terza importante sede produttiva. A Salmenega, presso villa Zugni Tognetti, la solatia collina affacciata sul fiume, infatti, ha cambiato totalmente aspetto con una recente regolare piantagione, rispettosamente circondata dalle essenze boschive locali, il verde viale alberato, il recupero dell’area del capitello sacro e la storica chiesetta della Madonna della neve. Anche in questo caso, oltre alle uve Glera del tipico prosecco della Valbelluna, si sono inserite essenze più resistenti al clima montano, risultato delle continue recenti ricerche nelle vicine aree trentine. Teroldego, Traminer, Pinot Nero, Sauvignon in piante forti che necessitano minori trattamenti peraltro tutti già rispettosamente subordinate alle strette normative attuali. In questo caso, dunque, con un progetto di collaborazione unitario ben tre ville venete bellunesi ed il loro territorio hanno ritrovato una collocazione importante nella tutela e produttività, dando valore all’intera Valbelluna.