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Villiago

un antico borgo chiuso

Villiago

un antico borgo chiuso

Il luogo divenne importante a partire dal Medioevo quando i suoi abitanti si costituirono in una Regola (associazione di famiglie con godimento e sfruttamento anche di alcuni beni in comune) comprendenti pure le famiglie di Triva e di Pasa. Quando i nobili bellunesi Novello entrarono in possesso dei fertili terreni di Villiago, costruirono proprio sulla sommità della collina una dimora padronale con annesso oratorio. In precedenza lassù esisteva una casa-torre. Sappiamo che tra il Settecento e l’Ottocento erano i conti Odoardi a godere di quasi tutte le proprietà di Villiago finché attraverso due testamenti, uno del 1843 e l’altro del 1847, la maggior parte di quegli edifici e poderi (ben 5 loch condotti a mezzadria) fu donata a un ente assistenziale del comune di Belluno. Nel 1990 tutte le proprietà comunali furono acquistate dalla nostra Regione per farne un’azienda agricola sperimentale, tuttora in attività, facente capo a Veneto Agricoltura.

Gli edifici del BORGO
È costituito da un complesso di edifici rurali e da un palazzo strutturato su tre piani, che si erge dominante in cima alla collina, formato da tre blocchi disposti in linea costruiti in epoche successive, l’ultimo dei quali tra il ‘700 e gli inizi dell’Ottocento. Nella parte più antica (secondo alcuni una casa-torre medievale ora inglobata nell’edificio) due finestrelle provviste di inferriata al piano terra dovrebbero indicare dov’erano le prigioni. Del palazzo si parla per la prima volta in un atto del 1558 dove sta scritto di lavori fatti eseguire dal nobile Paolo Novello in una dimora a Villiago. Fino al 1960 il borgo era abitato da circa 200 persone e aveva anche una scuola unica pluriclasse funzionante nel palazzo oggi in forte degrado, tranne una porzione verso ovest ripristinata.

Il diritto di passaggio nel borgo chiuso
Già nel ‘600 il borgo, con il palazzo, la chiesa, le case coloniche e gli altri fabbricati, si trovava entro una cinta muraria (di cui restano tuttora dei tratti) all’interno della quale si accedeva da ovest in salita mediante un arco (esistente fino al 1971 e poi demolito) cui ne corrispondeva un altro situato ad est in direzione di San Fermo. Lo conferma il verbale redatto nel 1627 in occasione della visita del Vescovo, il quale rilevò che la chiesa di San Girolamo (è l’oratorio dei Novello) si trovava intra muros cortilis famiglia Novello (all’interno della cinta muraria della famiglia Novello). Poiché c’erano state delle lamentele “il Vescovo valutò di non considerarlo come oratorio privato in quanto fino a 6 anni prima i regolieri di Longano, Maieràn e altri avevano diritto ad entrare e a passare essendo evidente che era una pubblica e comune (via). Obbligata a mantenere la chiesa era comunque la famiglia Novello”. La sentenza è molto interessante in quanto pur non avendo il Vescovo giurisdizione sulle pubbliche vie, con la sua affermazione riguardo alla chiesa, di fatto sanciva il diritto di passaggio.

LA CHIESA DI SAN GIROLAMO
Era l’oratorio privato (aperto alla gente) dei Novello intitolato al Santo, dottore della Chiesa (tradusse la Bibbia). Seguì sempre le sorti del borgo, per cui oggi è proprietà della Regione Veneto. Nel secolo XV la chiesa esisteva già ed era tutta dipinta. Anticamente era il santuario della parrocchia di Sedico: i fedeli vi si recavano per ottenere le indulgenze. Forse la chiesa non fu costruita dai Novello, che però poi, avendola fatta propria, erano obbligati al suo mantenimento. Non sappiamo da quando fu intitolata a Sant’Antonio Abate, molto venerato dai contadini come il protettore degli animali. All’interno ha una pala del Frigimelica, ora in copia in quanto l’originale è stato portato a Belluno: vi sono dipinti San Girolamo, in manto rosso, Sant’Antonio Abate col maialino (al porzèl de Santantoni) e in alto la Madonna col Bambino. Fu il vescovo Muccin a benedire nel 1952 i lavori di restauro della chiesa.

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