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Villa Alpago a Sossai

da curtis turrita a riscoperto palazzo nobiliare

Villa Alpago a Sossai

da curtis turrita a riscoperto palazzo nobiliare

Villa Alpago si trova all’interno di un grande cortile nella frazione di Sossai, a metà strada tra la Pieve Castionese e i pendii che conducono al Nevegal.
Questa area risulta già popolata in età romana e trae il suo nome da un termine latino che identifica la popolazione che risiedeva qui ovvero i “Sossiani”. Del periodo medievale in questa zona si conosce ben poco, ma sappiamo che una prima costruzione turrita presente in loco fu affidata alla famiglia De Alpago nella seconda metà del Trecento. Questa era formata da feudatari vescovili fedeli che, proprio per la loro adesione al vescovo, possedevano già il castello del Bongaio vicino a Chies d’Alpago.

L’occupazione veneziana e il nuovo utilizzo
Con l’instaurazione definitiva della Serenissima, avvenuta nel 1421, sia il panorama della Valbelluna che l’organizzazione territoriale subirono pesanti modifiche: la Dominante decise infatti di far abbattere tutti i castelli e le costruzioni difensive presenti sul territorio bellunese per poter controllare meglio la nobiltà locale costringendola ad abbandonare la campagna per vivere in città. La curtis di Sossai venne invece defunzionalizzata togliendo solo la torre e le merlature. Dopo la pace di Lodi del 1453 le fortezze vennero progressivamente ripopolate dalle stesse famiglie trasformandole in residenze estive per lo più sobrie e di forma squadrata. A questo periodo si può ricondurre una fascia di affresco monocroma ritrovata nella parte più vecchia (al pian terreno) del complesso, raffigurante dei putti e dei delfini, così come al secondo piano in cui si vede un’altra fascia con tritoni, ippocampi e fauni.

Conseguenze della lega di Cambrai
Dopo la guerra scatenata dagli stati europei contro Venezia, il territorio bellunese passò da un’impostazione di vincoli feudali alla mezzadria in cui i signori locali espansero le loro proprietà. È in questo periodo che, a Sossai, gli Alpago eseguono un primo ampliamento dell’antica torre con scene a fresco legate al mondo agro-pastorale, come si intravede in lacerti di affreschi presenti al pian terreno. Per gli Alpago il ritorno alla villa rappresenta un attaccamento familiare più che politico e ce lo dimostra la “camera picta” del primo piano in cui vengono ritratte sei coppie, di cui tre ancora visibili, probabilmente appartenenti al casato (una sorta di album di famiglia) vestite con abiti riconducibili alla moda veneziana (influenzata da quella francese) della fine del 1600. Inusuale è stato invece il ritrovamento di parti di affresco anche nel sottotetto ovvero lo spazio dedicato alla servitù che, a quanto pare, aveva un trattamento ben diverso dai contadini.

La villa durante il Settecento
Entrando nella sala centrale del secondo piano, facciamo infine un salto nel Settecento: vediamo degli affreschi che richiamano delle cornici effetto stucco con delle figure allegoriche che si erano consolidate nei secoli, nel panorama bellunese, collegando l’attitudine bellica di varie famiglie nobili locali all’immagine della dea Bellona, figura guerresca di Roma antica. La vediamo infatti ritratta sulla parete con un elmo dorato alla cui sommità vi è il drago di Belluno e una scritta sopra il capo in cui si legge proprio il suo nome. Dall’altro lato si trova Venere con in mano uno specchio rovesciato e una rosa che la caratterizza.

Araldica e storia della famiglia
Lo stemma degli Alpago si trova rappresentato su varie pareti della villa ed è costituito da uno scudo partito argento e azzurro con una fronda verticale nel campo azzurro. Questi colori richiamano le origini della famiglia, che discende dai De Castello, e derivano dal ducato di Baviera, terra natale del vescovo Giovanni, arrivato al governo di Belluno a metà del X secolo. Nel corso della storia gli Alpago si sono sposati anche con i Miari e con i Fulcis, motivo per cui sulla cappa di un camino del secondo piano troviamo uno stemma con anche l’aquila e sullo sfondo la croce di Malta (elementi tipici dei Fulcis, come si può vedere anche nell’omonimo palazzo in centro a Belluno, oggi Museo Civico). La storia della villa legata agli Alpago si interrompe nel 1791, anno in cui Carlo, l’ultimo erede della famiglia, muore. Da lì vi sono vari passaggi di proprietà e la villa inizia il suo declino conservando però la sua storicità recuperata da qualche anno dall’Ater di Belluno.

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