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Viandanti verso il Nevegal

Il Rifugio S. Gaetano e la Calmada

Viandanti verso il Nevegal

Il Rifugio S. Gaetano e la Calmada

Nella mia, aimè, non più giovane esistenza, ho frequentato tanti bellunesi e feltrini, potendo spesso constatare la reciproca scarsa conoscenza dei rispettivi monti: i bellunesi cioè non sanno indicare dove si trova Croce d’Aune e i feltrini: “sul Nèvegal… mai stati”.
Chi volesse approfondire la conoscenza di Croce d’Aune e della piana di Sovramonte troverebbe sicuro giovamento nella lettura dell’avvincente libro di Matteo Melchiorre “La via di Schener”; a coloro che, invece, intendessero salire al Nevegàl un suggerimento: raggiungetelo dalla vecchia strada detta “La Calmada”.

Si imbocca dal paese di Sossai e consente di raggiungere sia Pian Longhi – l’avamposto del Nevegàl – sia i paesi di Losego o Quantin. Per la gioia di pedoni e ciclisti, si snoda fra prati e boschi che non di rado concedono sublimi panorami sulla Valbelluna e le sue cime. Un apposito comitato la costruì, fra il 1878 e il 1880, su progetto dell’ing. Carlo Barcelloni Corte, allargando e rettificando una preesistente mulattiera vicinale; fino ad allora chi si recava “al monte” per falciare, per la raccolta della “foia” o del legname era costretto ad utilizzare ardui e fatiscenti sentieri. La Calmada subito divenne la via principale per raggiungere il Nevegàl o per imboccare la strada d’Alemagna e tale rimase fino al 1953 quando iniziarono i lavori per la S. Mamante-Nevegàl, che da allora è la strada più utilizzata per l’accesso al colle.

I nostri viandanti, un paio di chilometri dopo il paese di Sossai, potranno incontrare una caratteristica costruzione, la “Ceseta de San Gaetan” la cui breve storia andiamo a raccontare. Il 20 ottobre 1915 il nobile Gaetano de’ Bertoldi (1852-1937) scriveva al Municipio di Belluno confermando l’intenzione di “far sorgere per mia cura e spese, sulla strada consorziale detta “la Calmada”, un comodo rifugio per persone e carri con annesso piccolo oratorio dedicato S. Gaetano (da Thiene), il santo della Provvidenza, ed una fontana con acqua ottima e perenne, il tutto a beneficio dei numerosi passanti”.

Due anni dopo, il 20 ottobre 1917 – qualche giorno prima della rotta di Caporetto (24 ottobre) e dell’invasione austro-tedesca (10 novembre) – comunicava al sindaco che “la mia promessa ora è un fatto compiuto e le tre fotografie che unisco a questa mia ne danno la prova tangibile”. Continuava affermando che “il rifugio venne costruito su fondo comunale in possesso però dei Conti Miari Fulcis i quali mi diedero il loro assenso… e avendomi assunta oltre che la costruzione anche la perpetua manutenzione, intendo naturalmente che le nuove costruzioni restino di assoluta proprietà mia e dei miei eredi. Con ogni osservanza mi dico, Gaetano de’ Bertoldi fu Jacopo.”

Il 2 luglio del 1918, il vescovo Giosuè Cattarossi benediceva la nuova chiesetta davanti “ad un’immensa folla di popolo convenuta per implorare la liberazione dal feroce invasore…”. Undici anni dopo veniva inaugurato anche il campanile di 23 metri (7 agosto 1929) alla presenza “dello stesso Gaetano de’ Bertoldi, del nipote suo, Giovanni con moglie e figlia, del progettista ing. Adriano Barcelloni Corte, del capomastro Francesco Da Ronch, del parroco don Sperandio Da Pos, e di vari operai”.

Due sono le iscrizioni all’interno dell’oratorio: la prima in ricordo di Jacopo de’ Bertoldi (1811-1876) padre del Gaetano; la seconda, aggiunta successivamente, in memoria dell’adorata moglie Adele Ancilotto (1863-1924).

I de’ Bertoldi, padre e figlio, furono entrambi sindaci del comune di Belluno: Jacopo dal 1867 al 1871, Gaetano dal 1889 al 1891; entrambi affezionati alle rispettive consorti, in particolare Jacopo che, contro il volere della sua famiglia, sposò, per amore, la nobile decaduta Angela De Castello, sua ex cameriera.

Gaetano de’ Bertoldi fu persona molto generosa e religiosa, il suo contributo fu essenziale nell’edificazione dell’asilo “S. Gaetano” di Castion e in tante altre iniziative di carattere sociale fra le quali, nel 1914, la presidenza del comitato pro-emigranti, per il sostentamento di chi fu costretto a rientrare in patria a causa della guerra.

La Calmada propone anche un paio di tornanti prima della Ceseta, il “teatro al mut”, un’arena che ha più volte ospitato importanti opere liriche interpretate da valenti artisti: l’ultima della serie fu, nell’agosto 2019, “l’Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti . È uno spazio ricavato nel bosco che gli abitanti di Sossai hanno adattato allo scopo sistemando una cava dismessa il cui ultimo frequentatore-custode era un loro paesano “muto”; da questi prese il nome il sentiero (troi del mut), il teatro (teatro al mut) e ogni altro insediamento in zona.

Cari viandanti, con il conforto di questi piccoli frammenti di storia la salita della Calmada vi sembrerà ancor più stimolante e fors’anche meno faticosa, ma se aveste bisogno di dissetarvi non contate sull’acqua della fontana un tempo “ottima e perenne”, perché oggi… non è potabile e forse neanche tanto… perenne! Buona salita!

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