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Un’impresa ardimentosa

50 anni fa l’idea della Croce sul Monte Peron

Un’impresa ardimentosa

50 anni fa l’idea della Croce sul Monte Peron

È pervenuto in redazione un corposo fascicolo sull’argomento. Sulla base di tali scritti (originali) ci apprestiamo a dar conto dei principali avvenimenti che resero possibile la meravigliosa impresa.

L’IDEA
In una lettera, datata 16 agosto 1972, indirizzata al Cavalier Giovanni Doglioni Mayer, originario di Libano ma residente a Bologna, il signor Riccardo Viezzer (che si presenta come ex-capo stazione della defunta ferrovia Agordo-Bribano) espone l’idea, che sta cullando da tutta la primavera, di realizzare una croce metallica sulla cima del monte Peron. “Data la sua altezza e la lucentezza dei materiali – scrive testualmente- la croce potrebbe essere visibile da tutta la conca bellunese”. La lettera si conclude con l’ipotesi di dedicarla al Tenente degli Alpini Carlo Doglioni Mayer, perito tragicamente sul quel monte, per sfuggire ad una rappresaglia nazista.
Non sappiamo se la stessa ottenne risposta, di certo il progetto prese corpo e, seppur con qualche modifica, giunse a soluzione. Ci vollero alcuni mesi per perfezionare la missione e per renderla operativa. Una sola persona non avrebbe potuto dar conto di tutto: occorrevano dei collaboratori e soprattutto dei sostenitori che si occupassero di finanziare l’impresa. Il costo preventivato ammontava a lire centocinquantamila. Il 10 gennaio 1973, all’Albergo Fossali di Mas, si riunì il Comitato Promotore, costituito da trenta capifamiglia e tre parroci. Erano rappresentate le frazioni di Mas, Peron, Bolago, Libano, Barp e Casoni in comune di Sedico. In quella circostanza fu nominato il Comitato Esecutivo, composto di 11 membri (più i tre parroci), e furono prese importanti decisioni. Venne approvato il progetto, indicata l’officina a cui affidare i lavori, individuati i volontari che avrebbero reso possibile l’impresa.

I DETTAGLI
La Croce (come riportato nella documentazione) sarà realizzata a forma di traliccio, in ferro zincato. Sul lato sud sarà applicata una lamiera in acciaio inossidabile. Le sue dimensioni saranno di 7 metri fuori terra e un metro al di sotto, mentre le braccia sporgeranno di cm 1,25 per lato. Il traliccio avrà una sezione di cm 50 per 50. I lavori saranno affidati alla ditta Brancaleone Riccardo di Peron. Alla base sarà posta una targa con dedica “Ai caduti di tutte le guerre”. Una cassetta metallica, ai piedi della croce, conterrà il registro dei visitatori, mentre una apposita segnaletica, in minio, indicherà il sentiero di accesso alla sommità del monte (1486 metri). Fin dall’inizio viene menzionato un numero elevato di volontari (circa 35) incaricati dello svolgimento delle singole azioni. Primi fra tutti gli scavi in sito, per la realizzazione del piedestallo; poi gli ancoraggi con il posizionamento di tre tiranti; la presa a terra per lo scarico dei fulmini; la piazzola di sosta utile a mettere in sicurezza chi arriverà in vetta. Si prevedono le quantità di materiali occorrenti: ferro, cemento, acqua, ghiaia e vettovaglie per i lavoranti. Si compiono i primi sopralluoghi. Inizialmente si pensa di convogliare materiali e manufatto (smontato in tre pezzi) in località Valgranda a Mas per poi organizzare il trasporto a spalla coi volontari fino alla vetta. L’impresa sembra difficile, ma non impossibile.

NON BASTA LA PROPAGANDA
L’idea è piuttosto ardita e va sostenuta a dovere. Si dà il via ad una azione di propaganda con affissione di manifesti nei bar, nelle latterie e nei negozi del paese, indicando come concorrere al finanziamento. I parroci vengono invitati a parlarne in chiesa e a informare la popolazione attraverso i bollettini parrocchiali, che rendiconteranno sullo stato delle entrate e delle uscite. Iniziano i primi lavori sul monte. Man mano che si procede ci si rende conto della loro complessità. In cima gli spazi sono angusti e non è facile trasportare e allocare i materiali. Le squadre di volontari partono, di primo mattino, per essere all’alba nei pressi degli ultimi tratti di roccia, che risultano pericolosi se affrontati col buio. La sciolta lavora senza sosta fino a mezzogiorno prima di concedersi un rancio frugale che precede la discesa a valle. I lavori procedono in sequenza: il basamento, i tiranti, la messa in sicurezza. Ognuno in cuor suo sa che la parte difficile sarà il trasporto dei tronconi in quota. Servirebbe un’idea geniale per condurre a termine il progetto radicato nel cuore di molti.

PROVVIDENZIALE L’ELICOTTERO
L’infaticabile Riccardo Viezzer (che dal piazzale del Mas segue col binocolo il lavoro delle squadre) prende carta e penna e coinvolge il 4° Corpo d’Armata degli Alpini con sede a Bolzano, diretto dal Generale Andreiss. Lo sostengono i gruppi Ana della zona. Chiede, con le dovute maniere, l’intervento di un elicottero militare per le operazioni finali del trasporto del manufatto. L’assenso ricevuto poco dopo è accolto con gioia dagli organizzatori, che puntano al completamento dell’opera. Per quattro volte (8, 14, 15 e 18 maggio) viene previsto un volo da Bolzano al Mas e da qui alla vetta. In data 8 maggio l’elicottero, giunto in cima, non può atterrare, vista l’esiguità degli spazi. Si provvede in tempi record ad un ampliamento. Finalmente il 14 e il 15 maggio il velivolo sosta in vetta per sei minuti, sufficienti per programmare il volo risolutivo, programmato per il 18. Quel volo invece non si farà. Un ordine del Ministero della Difesa annulla tutti i voli: in mattinata un elicottero dell’Esercito è caduto in Valle d’Aosta, causando la morte di sette avieri. Trascorre un’intera settimana. Finalmente il 25 maggio, con cinque voli, tre per il trasporto dei tronconi e due per il personale, l’operazione è compiuta: sono le 9.30 di uno storico mattino. Al rintocco di mezzogiorno gli operai coinvolti nell’impresa si fanno ammirare dalla valle, appesi ai bracci della croce appena installata.

UNA FESTA MEMORABILE
“Da oltre un mese – annota Viezzer- i giovani di Barp, Libano e Bolago stanno lavorando alacremente per preparare l’inaugurazione. La cerimonia, prevista a Pian de Castaldi, coinvolgerà l’intera popolazione. C’è chi sta predisponendo le tettoie, chi sta realizzando un acquedotto provvisorio, chi sta installando le cucine. Sarà offerto a tutti un banchetto con polenta, salsicce arrosto e formaggio nostrano”. È stata scelta la data del 2 giugno. Dopo la Messa e la benedizione della croce seguiranno i discorsi delle autorità e le attese suonate del Corpo Musicale di Sedico. È bello, a distanza di cinquant’anni, ricordare quell’evento, frutto della collaborazione di molti. Per noi, più lontani di loro dalla guerra, quella croce non è solo memoria ai caduti, ma di valori. Ogni volta che il sole batte sulle sue lamiere è come se le impronte delle mani di chi l’ha realizzata vi si riflettessero e noi potessimo, da lontano, restituire un saluto.

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