La ricchezza della Valbelluna sta indubbiamente nelle stupende montagne che la avvolgono nel loro maestoso abbraccio: le Prealpi a Sud, le cime che dal 2009 sono Patrimonio dell’Umanità Unesco a Nord. Vette che da tempi immemori lasciano il segno nella vita di ogni Bellunese, da coloro che durante i mesi estivi raggiungono gli alpeggi con il bestiame, fino a chi subisce l’irresistibile fascino della verticalità.
Con l’avvento dell’alpinismo il tradizionale rapporto tra uomo e montagna ha iniziato lentamente a mutare. La sfida con il monte si è trasformata in una sfida con se stessi. L’arrampicata sportiva o free climbing nasce proprio all’interno di questo cambiamento come costola dell’alpinismo e guadagna in popolarità fino ad oggi, anno in cui è stata riconosciuta disciplina olimpica. Molte le palestre di arrampicata nel Bellunese, presenti sia all’aperto che indoor, a disposizione degli amanti della roccia, luoghi preziosi dove sfidare i propri limiti, assaporare un po’ di adrenalina o riconnettersi con quelle forze ancestrali di cui spesso si è dimentichi. Tra le falesie più belle c’è sicuramente quella di Fonzaso, con due settori distinti sotto l’eremo di San Micel. A Feltre in zona San Paolo, la piccola falesia delle Perine è perfetta per chi non vuole spostarsi molto dalla città. Nel comune di Sospirolo è presente invece la falesia delle Rosse, con alcuni tiri di nuova chiodatura interessanti ma non adatti ai neofiti. Famosi i massi di pietra della frazione di Mas di Sedico, dove godere dall’alto delle vie della vista della Certosa di Vedana. Salendo da Visome, si raggiunge la falesia di Ceresera, un luogo tranquillo e fresco perfetto per le giornate più calde. Suggestiva anche la falesia del Nevegal, che offre una vista mozzafiato sul lago di Santa Croce.
Ma se si vuole cominciare a prendere familiarità con imbraghi, corde, rinvii, moschettoni e dolorose scarpette, prima di tutto occorre fare chiarezza sull’intrinseca pericolosità di questo sport. La componente di rischio dell’arrampicata sportiva è certamente maggiore rispetto alla classica gita fuoriporta, sebbene l’attenzione sia ovunque necessaria quando si sale sulle “terre alte”. Innanzitutto, come in montagna non si va mai soli, allo stesso modo è necessario avere un compagno che assicuri la salita e che sia pronto a bloccare la corda nei momenti di difficoltà. Il free climbing è infatti un’attività sicura se praticata con le dovute precauzioni, che presuppone l’uso di corde e altri oggetti di protezione e obbliga chi lo pratica a essere sempre presente a se stesso, concentrato, consapevole dei propri limiti, mentre sente le proprie paure che affiorano.
Paradossalmente è proprio la paura uno degli aspetti più affascinanti della disciplina. Il considerevole impegno psicologico, richiesto a chi pratica, funge da antistress e distacco dalle preoccupazioni della vita di fondovalle. Chi arrampica impara ad ascoltare il proprio corpo e ad andare oltre quell’istinto di conservazione che suggerirebbe di tenere i piedi ben saldi a terra. Scontrarsi con le proprie paure in un ambiente protetto, gestire l’agitazione e trovare una via d’uscita alla situazione di difficoltà è un importante stimolo per allenare determinazione e autostima, oltre a riempire di un’impagabile soddisfazione. Meditazione in movimento, l’arrampicata è praticabile dalla maggior parte delle persone in quanto le pareti variano di difficoltà e altezza tanto quanto è vario l’individuo che vi si cimenta. La scala di difficoltà parte dal 3° grado passando per il 4a, 4b, 4c, fino al 9c, ad oggi scalato da una sola persona al mondo, l’atleta della Repubblica Ceca Adam Ondra. Coordinazione ed equilibrio, oltre all’affinamento degli schemi motori di base, lo rendono uno sport adatto ai bambini in fase di crescita e a chi cerca un’attività per riarmonizzarsi con il proprio corpo aumentandone forza e flessibilità.