È il balcone per eccellenza della Valbelluna, posto in alto a metà strada tra Belluno e Feltre alle pendici del “guardiano” della valle, il “Doge” monte Pizzocco. Il rifugio Casera Ere (1.297 slm) si raggiunge facilmente in poco tempo e senza pericoli o rischi salendo la “tagliafuoco”, costruita negli anni Novanta, che parte a monte della frazione di Roncoi; una passeggiata suggerita anche a famiglie con bambini piccoli, una terrazza da panorami mozzafiato. Eppure, questo rifugio di proprietà comunale ha da sempre sofferto della carenza dei servizi basilari come l’energia elettrica e l’approvvigionamento idrico. Due anni fa l’energia elettrica arrivò assieme alla connessione wifi grazie a un importante investimento promosso dal Comune di San Gregorio nelle Alpi e venerdì 29 maggio, alle ore 16.45, è arrivata l’acqua; non dall’alto come è di consuetudine, questa volta dal basso.
La quantità ritrovata a -76 mt non era sufficiente, le perforazioni sono continuate. A quota -96 è stata ritrovata una vena con un gettito di 25 litri al minuto e a 130 mt finalmente è stata trovata la quantità necessaria a garantire un gettito maggiore.
«Ho seguito il suggerimento dei gestori del rifugio Fertazza nel comprensorio del Civetta – ci spiega il gestore Matteo Paniz – Come noi avevano il problema della carenza d’acqua e l’hanno risolto facendo un pozzo. Ho contattato un rabdomante, Dino Farenzena detto “Subiòt” di Taibon Agordino, un esperto che ha trovato l’acqua in tutto il mondo. È salito quassù alle Ere, l’ha ricercata con il suo strumento, mi ha indicato il punto esatto, dicendomi non solo che l’avrei trovata a una profondità di 80 mt, ma che è anche abbondante. Mi sono deciso a fare il tentativo: permessi, trivella, esperto perforatore e da più di una settimana stiamo perforando. È una sfida che la mia famiglia ed io, in accordo con il Comune di San Gregorio, abbiamo deciso di affrontare. Se troveremo l’acqua (l’intervista è stata rilasciata due ore prima del ritrovamento) l’amministrazione comunale ci verrà incontro alle spese, se il tentativo andrà a vuoto i lavori saranno a carico mio. Qualcuno mi dice che per quanto male potrà andare, forse troveremo prosecco!».
Lo spirito per l’attesa è colmo di adrenalina, perché il punto della perforatrice è prossimo al risultato. «Secondo i calcoli dei tecnici avremmo dovuto già arrivarci da qualche giorno, ma abbiamo trovato roccia molto dura; ora stiamo avanzando a un metro e mezzo ogni mezzora, ma la previsione era di avanzare un metro e mezzo ogni 10 minuti, i tempi si sono allungati e pure i costi, che saranno ben ripagati se ritroveremo l’acqua».
Matteo ha preso in gestione l’anno scorso il rifugio con un contratto di sei anni. Il cortile del rifugio è tutto un cantiere. Si stanno sistemando i tavoli, è stato rifatto e spianato lo spazio a nord per meglio accomodare panche e tavoli, riassettato un muro di contenimento a secco per collocare un tavolino belvedere con la vista sulla Valbelluna; più in basso si sta preparando una piazzola per il parcheggio delle biciclette ed è stata collocata una colonnina per la ricarica delle e-bike.
«Ho tante idee in testa, ma le faremo una alla volta, adesso è importante trovare l’acqua che è il bene primario e ne abbiamo bisogno, poi faremo anche gli altri. Intanto sto sistemando le cose che servono, sto andando per ordine di importanza».
Matteo è stato premiato: l’idea del rabdomante non era balzana; aver trovato l’acqua alle Ere è come aver trovato l’oro. Il suo coraggio ha avuto successo, come lo sarà la sua gestione del rifugio, ne siamo certi.