Sarà anche un paese che comprese le frazioni conta in tutto 1600 anime, ma è un paese vivo. L’ultima testimonianza, la “Gara delle Trippe”, aperta a donne e uomini, che si è svolta sabato 8 febbraio, organizzata dal Gruppo Alpini “gen. Nasci” nell’ormai storica sede.
In questa, che era la settima edizione, si è visto un notevole incremento di pubblico e di concorrenti che si sono sfidati preparando un chilo di trippe a testa: ben quindici gli iscritti tra uomini e donne. La sala si è dimostrata insufficiente e soltanto la bontà, l’altruismo e l’educazione hanno fatto sì che qualcuno già abbondantemente rifocillato si sia alzato per far posto ad altri che nel frattempo giungevano.
LE ATTESE TRIPPE
Ne abbiamo visto di tutti i tipi: con i fagioli, alcune cotte (anche troppo), altre crude. Chi ha il proprio ingrediente segreto magari abbonda con il timo, altri con chissà che spezie, ma poi dei gusti non si discute. Don Anselmo, per esempio, ha prediletto quelle con i fagioli, adducendo che erano come quelle che faceva la sua mamma.
LA GARA
Per onore di cronaca comunque si riconferma prima, per la seconda volta la Lidia del ristorante Leon d’Oro (aveva vinto anche la prima edizione), seconda “Melanzana” – che si era iscritta con questo nome- , terza Laura Bacco; le bravissime donne si sono portate a casa un cesto con un ben di Dio di vettovaglie. È anche doveroso ringraziare Isodoro, che di trippe ne ha cucinate… una betoniera!
Ma poi dire trippe è un eufemismo perché esse sono solo la punta dell’iceberg. Anche se sembra impossibile, per chi non le apprezzava c’erano tante altre prelibatezze, compresi i dolcetti preparati con cura dalle donne del paese e delle frazioni. Ma l’importante sono lo stare insieme, il rivedersi; ancora fare quattro ciacole, confrontarsi… ce ne fossero di tali momenti… un plauso a tutti gli organizzatori.
Una cosa dà fastidio ad un occhio attento: che ci siano ancora persone che dopo essersi abbondantemente abbuffate non mettano in quella scatola, dove c’è scritto “offerta libera”, nemmeno un obolo, ma tanto si sa “L’ingratitudine umana è più grande della misericordia di Dio” (e di quella degli Alpini!).