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Thomas Lorenzi

correre (e vincere) tra i lapilli dell'etna

Thomas Lorenzi

correre (e vincere) tra i lapilli dell'etna

Una gara in quota, compresa fra i 2000 e i 3000 metri, con passaggi nell’intricata vegetazione sicula e ascesa al cratere principale dell’Etna. Thomas Lorenzi è un giovane di … responsabile di atleti e eventi oltre che tecnico di prodotto per una nota azienda specializzata in abbigliamento sportivi. Ma lui stesso è un grande appassionato di sport e ha da poco svolto un trail mozzafiato in Sicila. Ecco il suo racconto.

«Per me è stata la prima gara post lockdown: l’organizzazione ha voluto offrirmi l’iscrizione per la gara lunga: 50 posti disponibili per 60 km e uno sviluppo di 3000 D+.
Partenza per le ore 6 presso il rifugio Ajer (1700 metri) con una temperatura esterna di 8 gradi. L’Etna ci accoglie ruggendo, sputando fuoco e fiamme. Lapilli e cenere si alternano in una sorta di danza ipnotica. Dal camino principale si alza il fumo denso e compatto, come una vaporiera, come il camino di una nave. Non ero molto fiducioso nelle mie possibilità dopo l’ultima gara, il Trail di Riolo Terme, conclusa con una combattuta vittoria sul filo di lana: oltre quei 22 km non avevo distanze più lunghe nelle gambe.

Subito prendo posizione nel gruppo di testa. Ben presto siamo io e Salvo, ragazzo siculo vincitore di svariate competizioni, nell’ambiente lunare del vulcano. Lo tengo a distanza di sicurezza e non appena vedo una discesa mi ci butto a capofitto, approfittando delle mie caratteristiche da discesista. Purtroppo, complice la penombra, al km 3 inciampo. Batto volto, spalla e ginocchio; quando mi riprendo, lavo alla bene meglio le ferite con l’acqua delle borracce e riparto. Il sangue continuerà a scendere fino all’arrivo, complice la vegetazione, in special modo i cardi, che mi facevano restare sull’attenti infilando gli aghi acuminati nel ginocchio. Dopo circa 16km condurrò la gara in solitaria fino all’arrivo.

Paesaggi lunari, colate laviche, lapilli: alcuni piccolissimi, altri grandi come un’automobile, sono i compagni di questo viaggio che vede una temperatura costante tra i 30/35 gradi. Spingo, ma cerco comunque di preservare le forze per la tremenda salita che ci aspetta al 39° km. Qui trovo il mio angelo custode Davide D’Aiello, caro amico catanese che mi assiste nell’ultimo ristoro.
Ripreso fiato a quota 1900 mt, ben presto maledico il fatto di non aver portato i bastoni che si sarebbero rivelati di gran aiuto. Infatti da lì a poco il bosco lascia spazio alla bassa vegetazione. Si sale lungo le colate laviche composte da detriti minuscoli. A volte si affonda fino alla caviglia, a volte allo stinco. Tante tonalità di nero mi avvolgono così come la nebbia fitta che risale le pendici dell’Etna.

Lui appare poderoso, sputa cenere e l’aria diventa rarefatta: siamo circa a 2800 mt di quota e mi sto riempendo di cenere. In vetta la temperatura di 2 gradi si fa sentire, finalmente giungo alla fine della prima parte di salita. La successiva discesa conduce velocemente alla base della “salita del Diavolo”, famigerata ascensione che in un km porta appena sotto la bocca del cratere principale.
Si scivola, non si sale, si affonda, si appoggiano le mani. Spingo, il cuore in gola, non posso mollare.Vedo in lontananza il mio avversario: lui ha i bastoni. Mi butto a tutta lungo la discesa e i 10 km che mi separano dall’arrivo. La discesa è faticosa ma divertente, i canaloni sabbiosi aiutano il passo. I piedi martoriati fanno male e vengono abrasi da quella massa nera accumulata all’interno della calzatura. Attorno al 55esimo km, l’organizzazione opta per una simpatica deviazione con visita ai crateri Silvestri: la quantità di turisti è tale da rendere difficoltoso individuare la rotta.

Spingo a tutta negli ultimi km. All’arrivo con mia sorpresa trovo pochissime persone; non si aspettavano il mio arrivo così presto, infatti il cronometro si è fermato a 7ore e 27’ di gara, siglando un record del percorso abbassato di oltre 35 minuti. Il secondo classificato arriverà dopo 20’, indice che in discesa ho fatto la differenza. Il terzo arriverà solo dopo 1 ora e 15’. Tanti applausi per il risultato e il nuovo record percorso, che durava da molte edizioni.

Arrivare in cima, la vista sul golfo di Catania, gli sconfinati pendii lavici, lo sbuffare continuo dell’Etna. L’interminabile salita, una delle più dure che abbia mai percorso. Tante tantissime tonalità di nero ma all’arrivo esplodo in un arcobaleno di emozioni! Per sempre porterò dentro il respiro del Vulcano.

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