“Una mattina ne alzammo uno (urogallo) che dal rumore del volo doveva essere maestoso come un’aquila. Pareva che al suo passaggio gli alberi dovessero schiantare come tagliati da una scure magica”
Mario Rigoni Stern – Il bosco degli urogalli
Sulle nostre montagne vivono quattro specie di uccelli dalla strana distribuzione geografica, si trovano infatti sulle Alpi e nella fascia settentrionale di Europa e Asia: sono i Tetraonidi (pernice bianca, gallo cedrone, fagiano di monte e francolino di monte). Non sono uccelli migratori, ma stanziali, come si spiega dunque la loro distribuzione geografica? Sono stati i ghiacciai a portare sui nostri monti questi splendidi animali. Nei periodi glaciali il nord Europa e le Alpi erano ricoperti da enormi ghiacciai.
Quando il clima si è fatto più mite gli animali legati ai climi freddi, come i Tetraonidi, hanno seguito la ritirata dei ghiacci, risalendo verso nord o rifugiandosi sulle catene montuose: così oggi si ritrovano a vivere sulle Alpi e in Scandinavia. I Tetraonidi sono adattati al freddo: le zampe sono piumate e le dita hanno processi cornei che facilitano lo spostamento sulla neve. Tutti costruiscono il loro rudimentale nido a terra.
Il gallo cedrone o urogallo è il più maestoso (il maschio pesa fino a 5 chili) e vive in foreste maturi; il fagiano di monte o gallo forcello, caratterizzato dalla coda forcuta, predilige boschi radi di conifere e le zone al limite superiore della vegetazione arborea.
La pernice bianca vive nelle aree aperte di alta quota, prive di alberi. É nota per il cambio stagionale di colorazione: marrone e grigia in estate, diventa bianca in inverno, per mimetizzarsi sulla neve.
Il francolino è il più piccolo; legato ad ambienti forestali, ha una caratteristica cresta sul capo, più evidente nei maschi.
I maschi di gallo cedrone e fagiano di monte sono noti per le spettacolari parate primaverili, che si svolgono in “arene” dove, attraverso combattimenti anche cruenti, si stabilisce quali maschi hanno il diritto di accoppiarsi.
Oggi i Tetraonidi sono minacciati dal riscaldamento globale: l’aumento di temperatura li spinge verso le quote più alte e riduce gli spazi a loro disposizione. Si stima che nelle Alpi orientali, nei prossimi 25 anni, si perderà il 75% degli ambienti idonei per la pernice. Questi splendidi uccelli, portati fin qui da antichi ghiacciai, rischiano oggi di scomparire a causa del cambiamento climatico determinato dalle nostre attività: un triste e paradossale destino, sapremo cambiarlo, modificando i nostri comportamenti?