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Storie di gamberi

nelle sacre ultime cene

Storie di gamberi

nelle sacre ultime cene

Si fermò un attimo, davanti quell’inedita apparizione inarcando le spalle, su una panca traballante che manifestava anch’essa l’emozione della scoperta. Eravamo con l’abile restauratore trevigiano nella medievale chiesa di San Teonisto a Farra di Mel quella volta, alla fine degli anni novanta, di fronte ad una mirabile scoperta di una rappresentazione di un”Ultima Cena d’epoca rinascimentale. Davanti le sembianze di una figura di Cristo sulla mensa rappresentata fra le tante pietanze un, sia pur evanescente, gambero.

Pochi chilometri più ad oriente un grande cenacolo a Villapiana di Lentiai, d’epoca tardo medievale, mostra un’altra ricchissima mensa con brocche di vino rosso, pane, frutta e ancora giganteschi, in questo caso, gamberetti. Oltre il Piave, nei pressi di antiche dimore nobiliari della Famiglia feltrina dei Villabruna, un’altra chiesetta conserva un pregevole ciclo d’affreschi datato, come ci fa notare l’attenta custode, al 1564. Il recupero e la scoperta delle Opere in quel caso era il risultato di una opportuna ricerca effettuata negli anni settanta, cinquant’anni fa.

Oltre alle vicende del Santo patrono e la rappresentazione delle architetture del tempo in cui è identificabile ciò che ancor oggi esiste nello storico borgo, in un’Ultima Cena ascrivibile alla felice mano artistica di Marco da Mel (1496-1583) appaiono pietanze dettagliate, brocche di vini, pani, legumi, pesci e gamberetti in questo caso persino smangiucchiati, a frammenti, resti di code e chele appuntite. Ed ecco che poco più ad oriente nel borgo di Oregne, a Sospirolo, ancora per la felicissima mano dello stesso Marco da Mel, i resti di una rappresentazione analoga mostrano trasparenze di delicati vetri bicchieri e brocche con vino rosso e graziosi gamberetti dello stesso tono cromatico. Un San Pietro stringe in mano già le chiavi di una Chiesa di cui avrebbe avuto la responsabilità di portar avanti, e tutta la vicenda, con tavolata e piedi, si appoggia su un pavimento a lastre in pietra bianche e rosse intervallate come le alterne vicende della vita.
Ultime Cene quindi unite lungo un percorso che da San Polo di Piave attraverso la Valbelluna prosegue verso la Valsugana, il Trentino, l’Alto Adige, verso Sion verso la Svizzera in un omogeneo messaggio di Culto, di narrazione biblica, di gamberi. Esempi illustri li ritroviamo nell’intera Storia dell’Arte già nel trecento con Giotto, di seguito Leonardo, il Tintoretto. Ultima Cena come rappresentazione del momento in cui Gesù annuncia il tradimento, il giorno dopo inizia infatti la Passione, e Pietro lo rinnega per ben tre volte, dopo il tradimento per trenta denari di Giuda. Cena rituale ricca di significato perché viene istituito il sacramento dell’Eucarestia. Scena rappresentata da tutte le varie forme di Arte nei secoli e che con Leonardo muta mirabilmente rivoluzionando la tipologia dei cenacoli fiorentini.
L’Opera di Leonardo al Santa Maria delle grazie era realizzata con lo scopo di far entrare i padri domenicani all’interno della vicenda, in una sorta di pittura parlante, circondati dal respiro degli apostoli. Rappresentazioni tutte ricche di simbologia della Passione, del sangue; ed ecco allora la presenza di cardellini, di pettirossi, fragole, ciliege, uva rossa, fiori indicanti tutti il presagio della passione, infausto presagio rappresentato mirabilmente dalla presenza dei gamberetti, di cui eran ricche le nostre acque di sorgente, che con la cottura mutan in rosso vivo.

La presenza del gambero può avere anche altri interessanti interpretazioni e cioè una rappresentazione simbolica delle sette eretiche. Il modo di muoversi del gambero a ritroso, deviando dal retto cammino, l’allusione al peccato e agli eretici che prendono strade opposte alla verità. Lo storico Claudio Comel si spinge oltre: come il gambero non può che procedere a ritroso così il sole con il solstizio d’estate non può che indietreggiare verso i mesi invernali.

Il gambero sarebbe il simbolo della predestinazione di Giuda. “Ma allora Giuda era predestinato? Ecco la tragica domanda che attraverso quegli inquietanti crostacei si fa avanti! È la domanda dei dissidenti religiosi, dei liberi pensatori, dei dubbiosi, degli incerti che tutto rimettono nelle mani della imperscrutabile volontà divina!”.

Nelle Sacre Rappresentazioni giunte mirabilmente da un lontano passato, conservate a futura memoria, si conservano e promanano messaggi di Fede e di Cultura che non lasciano certo indifferenti, che aiutano con una attenta osservazione a riscoprire in elementi così emblematici e simbolici interrogativi estremamente attuali, a sollecitare risposte al quotidiano vivere.

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