Perché i rospi? Perché dedicare il proprio tempo a questi animaletti – repellenti per molti, insignificanti per altri – correndo nella notte sotto scrosci di pioggia e subendo la facilissima ironia e lo scherno di chi pensa valga la pena impegnarsi solo per salvare il mondo?
A volte basta tornare a vedere. Non è sufficiente guardare fuori dai finestrini di una macchina in corsa, in una sera piovosa di fine inverno, per accorgersi dell’eliminazione di centinaia di creature che non possono difendersi, né scegliere alternative all’unica che hanno per continuare a restare su questa terra: riprodursi. E se per farlo, a bordo delle loro zampette corte, devono macinare chilometri, superare ostacoli, attraversare strade, affrontare le bizzarrie delle stagioni e le piene improvvise dei fiumi, prima di raggiungere lo specchio d’acqua in cui deporre le proprie uova, loro lo fanno. All’andata e al ritorno. Rimettendoci a migliaia la pelle rugosa.
Ecco, vedere ci fa capire che prendersi cura di loro serve quasi più a noi. Che rientrare a casa bagnati fino nelle mutande, stanchi dopo alcune ore in mezzo a una boscaglia ripariale o allerta a bordo strada con bolidi di passaggio nel gesto di recuperarne uno sfuggito dalle reti, ci fa stare bene. Che per trasformarci in supereroi a noi basta sentire il loro buffo verso e pensare, mentre li deponiamo al sicuro per l’ultimo pezzetto del loro viaggio: “Anche questa notte sono salvi”.