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Silvano Gasperin

prova a 'gnér con mi a sonàr

Silvano Gasperin

prova a 'gnér con mi a sonàr

Far del bene alle persone anche con la voce. È questa l’attività di volontariato in cui Silvano Gasperin si cimenta da una quindicina d’anni, dopo che è andato in pensione. Offrire musica, canti, canzoni popolari e conosciute agli anziani delle Rsa per trasmettere un po’ di allegria, gioia e sollievo alle tante giornate grigie che in questi luoghi sono la norma.

Già, la sua fisarmonica, compagna di vita, già dall’infanzia cresciuta con lui con affiatamenti più o meno costanti, ora compagna quotidiana inseparabile.

Nasce a Trichiana nel 1949, un anno dopo l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, da genitori emigranti. Dopo lo svezzamento, dove condivide con il “fradel da lat” Fiorenzo Bonetta il seno materno, papà Emilio e la mamma Vittoria ritornano in Svizzera per lavoro: c’è la casa da pagare. Silvano è affidato alle cure amorose delle zie, in particolare a Pinetta, sorella paterna che lo cura con filiale amore. «Me pare e me mare li vedée solche quando che i tornéa in inverno par qualche mese». Seppur il dopoguerra fosse talvolta più duro del periodo bellico, la gente di montagna, abituata “al gnìnt”, viveva serena e così, tra i canti festosi delle zie, Silvano già a tre anni strimpellava “Vecchio scarpone” con l’armonica a bocca. Fu così che Emilio e Vittoria, tra i risparmi destinati alla casa, seppero regalare all’enfant prodige una fisarmonica “Paolo Soprani” e lezioni di musica con un maestro che arrivava da S. Giustina a Nicia ogni 15 giorni.
L’improvvisa morte del padre per incidente stradale nel 1957 cambiò drammaticamente la vita. La madre rientrata fu costretta a ripartire “a servìr a Milan da siori” e lui a interrompere le lezioni di musica per mancanza de schéi.
Ma Silvano, già cresciuto dentro, seppe reagire e soprattutto mantenere quel carattere gioviale, aperto e generoso che ancora lo contraddistingue.

Fu così che Silvano “metà pirata metà artista” – come nella canzone di Georges Moustaki – si circonda di un sacco di amici soprattutto d’infanzia come Fiorenzo, Lino, Marino, Fiorenza e Luciano Perenzin, con i quali condivide varie passioni dalla pittura allo sport. «La domenga se carghéa sula machina cavalèt, penèi, tele, colori; la caliera de la polenta, an poche de brasole e qualche fiasco de vin e se ‘ndèa su par le casere a dipinger paesaggi de la nostra bela val. Pi spess se tornéa a casa storti, con pochi quadri, ma tanta festa!». Prima da atleta poi da dirigente favorisce dal 1976 al 1990 la crescita della squadra di atletica della Pro loco di Trichiana, fino alla nascita del figlio.

Per un po’ di anni si impegna solo in famiglia con qualche eccezione: per seguire Simone con lo Sci Club o per qualche “risveglio artistico” quando, coinvolto dalla soprana Anna Guerra, trascina alcuni amici per formare il coro “degli zingari” nell’opera “il Trovatore” di Giuseppe Verdi di scena al Comunale di Belluno. Ma l’amica fisarmonica di tanto in tanto ritorna, finché con la pensione diventa compagna inseparabile per accompagnarlo in canti allegri e festosi nelle case di riposo. «Quatro ani fa son ’ndat 98 olte a sonar, le setimane le è 52, quindi fate i to conti! Prima da sol, po’ diese ani fa ho conossest a Morgan durante la festa, Andrea Da Sois (fondatore del gruppo di musica popolare “i Proagner”). Avòn fat la sfilata assieme al so gruppo, così da solista son deventà an componente de sta band!».

Assieme agli amici de “i Proagner” – il cui significato è un quesito ancora da sciogliere tra “quei da Provagna?”, frazione di Longarone, e “Proa a gnèr… a cantar a sonar!?” – entra in un circuito di appuntamenti di feste popolari e d’animazione nelle Rsa, che lo impegnano in continuità, anche con “Quei par caso”, gruppo formato dai pensionati de “i Proagner”, disponibili anche a intrattenimenti feriali.

«Satu? Se fon de le bele sudade mi e anca “le Caprette” (così le se fa ciamar le nostre cantanti); ma quando che vede sti veciòt che ne vien drìo co le canzòn, i bat le man; quando su le so face stufe vien fora an soriso, alora me sente davero ben! Ma satu quel che te die? L’è pì quel che mi riceve da ste persone, rispeto a quel che noi credòn de averghe dat con i nostri momenti de svago!». Silvano è proprio questo: “Metà pirata metà artista, un vagabondo musicista che ruba quasi quanto dà!” un grande cuore!

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