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Siete tutti fratelli

il festival biblico arriva a Cesana e in Valbelluna

Siete tutti fratelli

il festival biblico arriva a Cesana e in Valbelluna

È arrivata a me come occasione inaspettata e insospettabile, in piena estate, la mente e il cuore pronti a stare in un altrove non ancora sperimentato, solleticati dalla curiosità di accettare l’invito a partecipare agli eventi racchiusi in un titolo solo apparentemente contraddittorio: Festival biblico. Scopro che Festival biblico è “un’esperienza spirituale e culturale aperta a chiunque voglia porsi delle domande per provare a capire qualcosa di più del mondo”. Accetto la sfida e accolgo l’invito! Nasce nel 2005, nella diocesi di Vicenza, unisce lo stile tipico di un festival al contenuto delle Sacre Scritture; non ha finalità confessionali, ma propone di rileggere la contemporaneità e i fatti dell’attualità alla luce dei testi sacri.

Quest’anno, dopo gli incontri primaverili nelle città e province di Vicenza, Verona, Padova, Rovigo, Vittorio Veneto e Treviso, il Festival biblico si è spostato “in villeggiatura” in Valbelluna il 17 e 18 luglio.

Gli incontri, in un viaggio tra dialoghi, meditazioni, passeggiate, concerti e spettacoli, hanno costituito, secondo le parole della direttrice Roberta Rocelli «la scommessa di portare la cultura biblica in zone marginali del territorio veneto».

Il filo conduttore è il titolo «Siete tutti fratelli», da un versetto dal capitolo 23 del Vangelo secondo Matteo, con un riferimento diretto al magistero di papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”.

Un tema che si colloca a pieno titolo, dopo il lungo isolamento della pandemia, per aiutare a imparare nuovamente come essere fratelli, «dobbiamo riappropriarci di un alfabeto delle relazioni e, per farlo guardiamo all’indietro, alle nostre origini, alla Bibbia e ai libri del passato, e cerchiamo di comprendere ciò che sta accadendo ora conversandone insieme».

Partecipo all’evento di apertura nella chiesa di San Bernardo a Cesana; dopo l’introduzione e i saluti del Vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo, la presentazione della professoressa Paola Brunello e della restauratrice Natascia Girardi dal titolo “Curiamo la fratellanza”, riflessioni nate a partire dalla descrizione degli affreschi presenti nell’edificio che ci ospita, che è cuore vivo di una comunità. L’illustrazione dei lavori di restauro della chiesa non mi è nuova, ma il racconto appassionante e appassionato che si snoda e si intreccia tra le parole di Paola Brunello e quelle della restauratrice Girardi, ha il potere di sorprendere ed emozionare in modo palpabile i presenti, rapiti dalle riflessioni e dalle descrizioni delle due relatrici: le parole “cura” e “fratellanza” si rincorrono nei secoli tra le mura di questa chiesa e le strade di questa frazione, unendo tra loro il destino di tanti fedeli.
Al termine saluto gli altri partecipanti con il piacere di sapere che ci ritroveremo insieme a scoprire altri tesori di questa kermesse: lo spirito di fratellanza ci ha toccati. Nel pomeriggio altri appuntamenti: segnalo “Il codice dei codici è capace di leggere il codice?”, la trasformazione digitale della sacra scrittura con don Luca Peyron.

Altra occasione per sfiorare esperienze alte ed elevate arriva alla sera, nel santuario dei Santi Vittore e Corona, con “Ascensione”: il sé, la solitudine e l’equilibrio con l’altro. Manrico Dall’Agnola (alpinista) e don Rinaldo Ottone (vicedirettore dell’Istituto superiore di Scienze Religiose) hanno fatto da guide al cammino spesso tremendo e faticoso, tra cime reali e cime interiori da scalare, con le cadute e risalite che ciascuno di noi ha avuto occasione di sperimentare. A seguire nel chiostro del santuario, il concerto per voce e arpa medioevale, organo medievale e flauti, “Monos, alle radici del canto sacro, il canto del Dio di fratellanza”.

Il mattino seguente, alle 7, sotto una impalpabile pioggia, passeggiamo nel Vincheto di Celarda e scopriamo il racconto di Matteo Melchiorre, con l’accompagnamento dell’arpa celtica di Eleonora Volpato, che ci pone una domanda incoraggiante e aperta: “Perché avete paura?”(Mt 8,26) alla scoperta delle dinamiche sociali delle pandemie dei secoli passati.

Il Festival riserva altri seducenti interventi e si chiude con “Messia e rivoluzione” per darci l’appuntamento al prossimo anno. Si cala il sipario su questo intenso Festival lasciandoci luci di bellezza e di speranza, aspirando a trovarci ancora e ancora…

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