Con l’avvicinarsi della primavera la voglia di camminare torna a farsi sentire prepotente. Che siano i sentieri tra prati e boschi delle nostre Prealpi o quelli tra rocce e precipizi dell’alta montagna, le regole per intraprendere un’escursione senza che questa si trasformi in una brutta esperienza sono poche ma basilari.
Ci viene incontro sull’argomento Fabio “Rufus” Bristot, classe 1968, per 18 anni alla guida del Cnsas “Dolomiti Bellunesi “e attualmente membro del Consiglio nella Direzione Nazionale. Lui, che di persone ne ha soccorse nelle situazioni più disparate, ha tutte le carte in regola per spiegarci come fare a non metterci nei guai.
«In un mondo in cui tutto deve essere rapido e veloce» – dice Fabio – «la montagna richiede tempi lenti e la capacità di riconoscere i propri e gli altrui limiti, cosa semplice solo a parole in special modo quando si tratta di valutare le capacità di chi è con noi. Se si parte per un’escursione in gruppo, questa deve essere tarata sulle capacità del meno preparato ed i ritmi adeguati a quelli del più lento. Bisogna anche prendersi il tempo di raccogliere informazioni prima di partire: il modo migliore per conoscere la percorribilità di un sentiero è chiedere informazioni ai rifugi o alle Guide Alpine del territorio su cui ricade il nostro itinerario oppure a qualcuno che lo ha percorso da poco. Attenzione però: deve essere una persona conosciuta e fidata e non il primo che ci risponde sul web, anche se Internet può tornare utile per ricavare altre notizie, ad esempio quelle sul meteo.»
CONTROLLARE IL METEO
Bristot consiglia di fare riferimento al Centro Meteo di Arabba, ritenendolo il più attendibile per la nostra provincia. La pianificazione deve essere svolta prendendo come attendibile un bollettino antecedente di massimo due o tre giorni la data prevista per la nostra gita.
«Non ci si può esimere dallo studio del percorso su una carta sentieristica. Una volta stabilita la meta, devono essere valutate le possibili vie di fuga o gli eventuali ripari in caso di necessità. La montagna è bella ma comporta sacrificio.» «Alzarsi tardi e partire tardi non è sinonimo di sicurezza, innanzitutto per le ore di luce – trovarsi a dover rientrare col buio non è mai una bella esperienza – e poi perché in estate nel pomeriggio è maggiore l’esposizione ad eventuali temporali.»
USARE L’ABBIGLIAMENTO GIUSTO
Altro capitolo molto importante è quello che riguarda l’abbigliamento, un fattore non secondario in montagna. «Anche in una giornata non particolarmente fredda, la presenza di vento può far diminuire la temperatura percepita di parecchi gradi per l’effetto cosiddetto “windchill”. Essenziale quindi che una giacca, oltre che antipioggia, sia anche antivento. Gli indumenti devono essere ad alta termicità e traspiranti, i pantaloni preferibilmente lunghi specie se si va in luoghi ove c’è presenza di zecche. Un paio di guanti e un berretto non sono di troppo nemmeno in estate e possono talvolta fare la differenza»
LE SCARPE
Un discorso a parte va fatto per le calzature: «Lo scivolamento, con tutto ciò che ne può conseguire, è uno degli incidenti più frequenti, determinato da elementi soggettivi come stanchezza o scarsa preparazione, ma molto più spesso dalle calzature. Ideale sarebbe indossare scarpe che fasciano la caviglia con un buon grip (le suole in Vibram rimangono una garanzia) e di recente fabbricazione perché dopo qualche anno la gomma diventa secca e decade. Quindi anche gli scarponi comperati dieci anni fa, ma usati solo due volte, sono da buttare. Importante è avere la sensibilità di ciò che si ha sotto i piedi, no quindi a suole troppo spesse.»
PREPARAZIONE PSICOFISICA
Bristot calca la mano sull’importanza dell’allenamento sia fisico che psichico.«Bisogna avere il senso della rinuncia, questo è un aspetto importantissimo. La montagna non scappa, rimane lì, possiamo provare a salirci un’altra volta. Ma la vita è una sola. Certo, si può provare rabbia, senso di sconfitta, ma tornare indietro in caso di brutto tempo, di stanchezza eccessiva, di ritardo sulla tabella di marcia o anche solo perché c’è la sensazione di “giornata no” è il miglior investimento che si possa fare su se stessi!»