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Segàr le Sòrt

Tradizioni del passato - momenti di lavoro e gioia condivisa

Segàr le Sòrt

Tradizioni del passato - momenti di lavoro e gioia condivisa

Sono le tre del mattino ed il capo famiglia si alza per vedere com’è il tempo: si presenta bello! Allora si prepara, chiama i figli maggiori e tutti insieme sono pronti per partire per una lunga giornata in montagna! Eh sì, ma non è una giornata di camminate sui sentieri per una qualche escursione sui rifugi come si fa oggigiorno; si tratta di andare a falciare sulle “sort” ed allora con falci, pianta e … “oio de gomito” tutti insieme, a piedi, salendo prima verso Roncoi e poi sulla strada per San Felice, raggiungono la “sort” destinata allo sfalcio; generalmente, se non era la propria, essa era di qualche parente che aveva bisogno di aiuto per poterne completare il taglio in giornata.
Nel caso della mia famiglia l’aiuto destinato era per la “sort” del nostro “barba Bepi” da Barp, una di quelle più estese in quanto partiva proprio dalla sommità del dosso verso le Ere ed arrivava fino alla strada per San Felice.

Verso le cinque del mattino gli uomini erano pronti sulla parte alta della “sort” per iniziare a tagliare l’erba; quattro, cinque e poi sei uomini iniziavano distanziati di una decina di metri l’uno dall’altro a falciare quest’erba che richiedeva una perfetta conoscenza del come tagliarla in quanto, essendo molto sottile, sgusciava sotto la falce se non si era dei provetti “falciatori”; oltre a questa difficoltà, vi era anche quella di stare in piedi su quel pendio ripido e scivoloso, cosa che era superata portando degli scarponi con i “cialt”!

Era una cosa fantastica sentire quel rumore della falce che, magistralmente usata, creava un suono ritmico a scadenza sempre precisa, interrotto soltanto ad intervalli precisi per “ gusarla con la pria”. Ed anche questo suono, che si mescolava con quello del taglio ed ogni tanto con quello del “bater la falzh”, davano insieme l’impressione di sentire un’orchestra formata da strumenti musicali più che attrezzi da lavoro!

Avanti con questo lavoro per diverse ore con qualche sosta solo per “bagnarse la pediva con cuket de sgnapa o ‘na tirada dal fiasco de vin”; solo verso le nove, quando arrivava una donna che portava qualcosa da mangiare, si fermavano tutti per riposare un po’ e mettere sotto i denti qualcosa che dava loro ristoro.

Solo il tempo di questa piccola sosta e poi la ripresa perché tutto il lavoro doveva essere terminato prima di mezzogiorno per poter fare in modo che l’erba si essicasse ed il fieno raccolto e portato via.

Intanto il sole, che era già sorto da diverse ore, aveva iniziato ad asciugare l’erba ed a seccarla, così quando era sul mezzogiorno gli uomini avevano finito di falciare ed iniziava il lavoro delle donne e dei ragazzi; il compito delle donne era quello di rastrellare il fieno e di raggrupparlo in grossi mucchi che si chiamavano “elme”.

Il lavoro di noi ragazzi, invece, che si trasformava anche in divertimento, era quello di spingere queste “elme” fino in fondo alla “sort” sulla strada dove veniva poi alla sera caricato sul carro trainato da buoi (non da trattori!). Immaginate quanto ci si divertiva a spingere questi mucchi di fieno, a fare delle gare a chi correva di più; ogni tanto, non avendo la visuale davanti, si finiva con l’andare addosso a qualche cespuglio “de noseler” ed allora… ecco i capitomboli dovuti all’impatto che ci facevano finire o dentro il cespuglio o qualche volta letteralmente volarne sopra per atterrare poi molto più in basso con grosse difficoltà per fermarsi!
Allora bisognava fermarsi per recuperare tutto il fieno che era finito dentro “al buscat” e rimetterlo in mucchio come prima per poter ripartire e spingerlo fino in fondo alla “sort”.

In quella mezza giornata di raccolta del fieno si andava su per la “sort” partendo dalla strada più di sette/otto volte, sempre correndo, per fare in modo di portare vie le “elme” agli altri ragazzi; si correva, si cantava, ci si divertiva e non si sentiva la stanchezza. Essa giungeva solo alla sera quando, caricato il fieno sul carro, stanchi e spossati per una giornata così intensa di lavoro e di divertimento, ci mettevamo sopra il carro e ci raccontavamo i momenti più belli della giornata, programmando anche queste nostre avventure per l’anno successivo!

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