A scriverla così sembra piccola cosa, un semplice appunto di cronaca minore. A noi invece sembra una notizia vera. Si tratta di otto nuove famiglie giovani, che hanno deciso di vivere a Campel. Nella borgata, che conta sì e no un’ottantina di abitanti, questo è un evento destinato a lasciare il segno. È un messaggio in controtendenza, sottende il desiderio di abitare la montagna.
Alcuni indicatori economici che annotano cosa serve per arrivarci, scaldarsi o rifornirsi non sembrano deporre a favore, ma, per chi cerca di dare qualità alla propria vita, questa sembra davvero un’ottima scelta.
Qui, dove “tutto costa fatica”, bella è la vista, bella la natura, in buono stato le case, buona la gente. L’abitante ritrova abitudini antiche, come quelle del contatto e del contare. Gran parte dei servizi sono a valle, ma il mondo è cambiato ed è più facile stare connessi. Ti senti sicuro anche qui: puoi essere informato, servito, curato. Assapori spazi di libertà che ogni stagione ti offre. Certo la neve arriva prima, ma anche il sole, che tramonta dopo e allunga il giorno. Quel che non paghi è l’aria.
Godi il prato, il bosco, il pascolo e silenzio, l’odore del fieno, l’incanto dei fiori e delle rocce. Appena ti lasci alle spalle il paese a fondovalle e sali in quota, senti un caratteristico odore di polenta, il tepore del fuoco, lo stupore del vento che incontra il viso, il rumore furtivo di un animale che si allontana. Tutto questo, ti fa superare i disagi; ritrovi il tuo equilibrio, avverti la pace.
Un tempo si abitava la montagna per necessità. Ora lei è tornata ad essere residenza per l’uomo che fugge dalle code e dall’inquinamento e cerca un nuovo contatto con la natura. Lui sa di albe e di tramonti. E di sera, guardando piccole luci accendersi, sul lato opposto della valle, scopre con gioia che altri la pensano come lui, avendo scelto la montagna come luogo per vivere.