Si è rinnovato, anzi si è ampliato, il successo della ormai notissima festa di san Marcello a Umin: cinque giorni di gran lavoro per centoventi volontari di ogni età, impegnati in lavori faticosi ma con una impeccabile organizzazione logistica. Tre i turni di lavoro e cucina in funzione da mezzogiorno a mezzanotte, senza pause, con momenti di “pienone” indescrivibili; la fila di gente alla cassa, infatti, arrivava sino in strada.
Superati i 14 quintali di trippe, magistralmente preparate secondo la consolidata tradizione e per questo deliziose (meritano una citazione Sandro Boz “Sandron” e Diego alla “betoniera lavaggio”); eccellente il cotechino, ottimi salumi e formaggi, apprezzati i canederli e la “pita lessa”, buona riuscita per un nuovo piatto, cioè la trippa con i favolosi fagioli gialet; poi ben 140 kg di farina nostrana debitamente cotta per i canonici 42 minuti sui paioli di rame, le caliere insomma, dal mastro polenter Vetor Rossa e Danilo D’Agostini.
Sabato pomeriggio in quasi quattrocento hanno percorso il bel tracciato del 1° Trippa Trail, mettendo poi a dura prova cucine e distribuzione ma pure l’angolo di vini e birra sino tarda ora: atleti sì, ma anche buongustai.
Insomma, il capiente capannone da 300 posti a sedere ovviamente ben riscaldato è stato sempre pieno, tanto che domenica sera a fine dei festeggiamenti i volontari erano esausti ma felici; pietanze finite, un esempio di coesione fra le generazioni, dagli over 80 ai quindicenni, ma tutti felici.
Il programma religioso è stato: mercoledì 16 alle 10.30 la messa solenne concelebrata dai parroci della forania ed allietata dal coro parrocchiale, con la benedizione del cotone e dell’olio contro il mal d’orecchi, l’altra funzione alle 15 è stata annullata per concomitante funerale (e ha destato dispiacere), domenica 20 giornata finale con le messe alle 10.30 e alle 15.
Un cenno merita, per il grande impegno dei preparativi iniziati sin da novembre, la piastra, simpaticamente denominata “chirurgica” (capo Bordin), ove almeno sette operatori tagliano, puliscono e preparano le trippe, che poi, lavate almeno cinque volte, passano al box cucina adibito alla lenta cottura con il buon brodo, alla preparazione delle galline lesse e dei canederli, oltre alla cottura dei cotechini.
Da non dimenticare il camion frigo per conservare gli alimenti, l’area pane, formaggi e salami nostrani del maestro Enio, il nuovo box spogliatoio per depositare gli abiti e vestirsi… da lavoro, secondo le norme igieniche: cuffie in testa, grembiuli ed altro per la massima pulizia.
Da ammirare gli addetti alla cucina, solitamente in sette, ove si preparano i piatti e poi gli addetti al lavaggio delle stoviglie e poi le brave e belle (la decana è la spigliata Tullia) cameriere e i sempre arzilli Piero, Germano e Giosuè addetti al bar e alle bevande.
Insomma, una squadra vincente che è difficile trovare altrove: il cassiere Gibo ha detto che è “il miracolo di san Marcello”.
Come sempre l’intero ricavato verrà destinato al mantenimento della chiesa, ai bisogni del paese e attività sociali e culturali della comunità; il paese, ad esempio, manca di idonei impianti sportivi ed area verde, ma ci stanno pensando.
Giuseppe D’Incau