Vede l’intervento della restauratrice Natascia Girardi il cantiere di restauro nella chiesa di San Bernardo di Cesana, riaperto nel febbraio scorso con l’obiettivo di procedere al recupero degli affreschi della parete nord dell’edificio.
Gli interventi attuali si inseriscono in un piano di restauro che muove i suoi primi passi nel 2010, quando l’associazione “Amici di Cesana”, grazie ad un cospicuo aiuto finanziario della Fondazione Cariverona e della Regione Veneto, si fece promotrice, con la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Lentiai, della prima fase di restauro, che portò alla scoperta dei tesori che per secoli erano rimasti nascosti.
La storia della chiesa di Cesana
La chiesa di San Bernardo di Cesana fu edificata secondo i canoni dell’ordine dei cistercensi, negli ultimi anni del XII secolo, mentre la realizzazione del ciclo pittorico abbraccia l’arco temporale tra la metà del 1200 e la seconda metà del 1300 ad opera di artisti ignoti. Le sua storia è legata alla famiglia Da Camino, che esercitava un influsso indiretto sulla Contea di Cesana, ed è intrecciata alle vicende umane della comunità locale, che da sempre ha vissuto qui la sua fede e se ne è presa cura.
Nei secoli subì ampliamenti e trasformazioni; durante la prima guerra mondiale fu gravemente danneggiata e nel 1938 venne risistemata grazie all’impegno della popolazione. In questi ultimi anni, il processo virtuoso di riattivazione di relazioni del microcosmo del paese, insieme ai nuovi contatti stabiliti grazie all’impegno infaticabile dell’associazione Amici di Cesana, hanno consentito di trasformare questo luogo in un laboratorio di studio e di formazione. La chiesa oggi è un luogo vivo e vivace, attorno al suo recupero si è creata una forte sinergia e un’importante rete di collaborazioni, a partire dalla Parrocchia di Lentiai e dalla Diocesi di Vittorio Veneto e sotto la guida della Soprintendenza.
La collaborazione con il C.F.S. e il Vademecum dei lavori
Negli anni si è attivata la collaborazione con il C.F.S. (Centro per la formazione e la sicurezza) di Belluno: si sono qui svolti due laboratori, il primo nell’inverno del 2017/18 per il recupero dei dipinti murali della controfacciata e il secondo nel 2019 con la ricomposizione degli intonaci, entrambi diretti, con passione, rispetto e competenza, dalla restauratrice Natascia Girardi .
I lavori sono stati illustrati nel mese di febbraio con la presentazione del Vademecum “Chiesa di San Bernardo a Cesana – Laboratorio didattico di ricomposizione degli intonaci” a cura di Danilo De Zaiacomo e della stessa Girardi. All’evento di presentazione sono intervenuti gli attori coinvolti: il comitato di presidenza del C.F.S. di Sedico, l’Ufficio per l’Arte sacra e Beni culturali della Diocesi di Vittorio Veneto, l’architetto Bona, la restauratrice e i giovani studenti. L’esperienza didattica ha visto coinvolti allievi del corso di tecnico edile per 400 ore, attivando in questa esperienza più obiettivi, dalla tutela dei beni alla formazione di giovani specializzandi del settore edile, che hanno avuto l’opportunità di vivere un’importante occasione educativa e di promozione umana. La sfida del laboratorio era di affrontare un contesto antico e stratificato, caratterizzato da una complessità di problematiche da risolvere, per consolidare strutturalmente le murature e gli intonaci, con parti neutre che si intersecano con quelle decorate. Il risultato è sicuramente proporzionato allo sforzo: le pareti hanno acquistato luce ed ampiezza, la percezione visiva ne abbraccia l’intero sviluppo, senza percepire interruzioni o fratture.
Il cantiere di restauro degli affreschi della parete nord.
Attualmente continua il lavoro con un nuovo cantiere di restauro che ha per oggetto i dipinti murali della facciata nord, possibile grazie al generoso sostegno economico di Vito e Donatella Hotellier, in memoria del figlio Stefano, sostegno che non è mai mancato da parte loro nelle azioni attivate in questi anni.
La restauratrice, davanti all’immagine maestosa di San Cristoforo (circa 3,5 metri di altezza per 1,5 di larghezza) ci illustra le fasi di recupero; la passione e la linearità con cui racconta il suo lavoro animano la descrizione e la arricchiscono dell’incanto di un viaggio nel tempo. Un viaggio affascinante, che inizia con la spiegazione delle tecniche pittoriche che l’artista e la sua bottega avevano impiegato otto secoli fa. In una giornata di lavoro veniva realizzata la stesura dell’intonaco “in andamento”, seguendo l’arriccio che copre la struttura in muratura; seguiva la tracciatura delle direttrici pittoriche con la tecnica della battitura a corda dell’incisione diretta per giungere infine alla pittura, in punta di pennello, attraverso stesure stratificate, preparate con un sapiente dosaggio di pigmenti minerali mescolati alla calce. Nelle botteghe degli artisti ognuno aveva una specializzazione, chi nella realizzazione dei volti, degli abiti, degli sfondi e si procedeva insieme, secondo il progetto dell’artista che guidava l’esecuzione dell’opera.
Il restauro delle opere presenti nella chiesa segue un piano complessivo, dalla parete est della controfacciata alla parete nord, attualmente oggetto di recupero, ad un futuro intervento sulla parete sud, comprese in un unicum d’insieme e in una visione di continuità. Questo progetto nasce anche dalle osservazioni dei vari elementi che via via affiorano: la fase di pulitura permette la corretta valutazione delle tecniche pittoriche utilizzate ed è fondamentale per procedere nel restauro e nella scelta dei colori e dei materiali rimanendo fedeli all’opera originaria.
Attualmente il cantiere è in pausa per le temperature non adeguate alla conseguente fase di consolidamento della stratigrafia materica dell’intonaco pittorico, ma la pulitura effettuata permette già da ora di apprezzare, osservando il dipinto sotto una luce radente, i cambi di superficie, la matericità del colore, la diversa risposta cromatica su basi strutturali diverse. I lavori riprenderanno a breve, appena le temperature lo consentiranno, per concludersi entro l’estate.
In questo luogo si respira il tempo passato, la bellezza dell’arte, lo spirito di una comunità, l’affinità che unisce realtà terrena e spirituale, il sentimento di radicamento e di tensione al futuro. Ce lo raccontano l’impegno di tutte le persone che collaborano per la rinascita e il recupero di questa chiesa, la disponibilità dei giovani, la generosità di chi ha saputo trasformare in dono anche la sofferenza della perdita e della morte di un figlio. Alzando lo sguardo al contorno bianco calce del timpano nella parete est si percepisce che la linea di base è stata ricostruita: così il nostro limite terreno si ricompone e si supera nell’abbraccio dell’amore e della fede.