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Salzan

olè, caricà, fumeron!

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1971 LA formazione vincente Rino Zanolla, Sante Da Ros, Mario Garlet, Enrico De Bastiani, Bruno Pislor, Arrigo Dal Molin. Accosciati: Norberto Dal Molin (Berti), Jones Lorenzi, Dario De Boni, Tiziano Dal Mas, Lucio Cassol.

La leggenda vuole che per decidere il colore della maglia del Boca Junior i cinque fondatori, dopo ore di improduttive discussioni, si siano seduti sulla banchina del porto di Buenos Aires. La bandiera della prima nave che vedremo arrivare, si dissero, diventerà anche la nostra. Da lì a poco apparve la “Drottling Sophia”, lenta e regale, sul pennone il vessillo svedese. In quel momento e per sempre, il Boca Junior diventò giallo e blu.

La prima edizione del torneo Cassol, nel 1971, il Salzan guidato da Bepo Lion la giocò e la vinse con delle maglie color giallo (prese in prestito dalla Plavis), “giallo” come l’enigma del 21° cartellino utilizzato per far giocare “un altro” giocatore la finale.
La finale col Formegan finì 3 a 1, inaugurando una di quelle rivalità che fanno bello il calcio, come tra Boca Junior e River Plate.
L’anno successivo c’era da trovare altre maglie, perché non si poteva andar ancora in prestito. C’era, ancora di più, da trovare un’identità. Non essendoci un porto nei paraggi, leggenda vuole che per decidere il colore si trovarono in quattro al bar da Chino.
Gran discussione: chi la voleva blu, chi rossa, chi verde, chi nera a strisce rosa.
L’oste Gioacchino faceva avanti e indietro dal bancone al tavolo con giri di ombre ogni volta più stretti, ma non si trovava una soluzione. A un certo punto Gelindo Norbe, esasperato, batté un pugno sul tavolo. Il suo bicchiere si rovesciò sulla tovaglia, e una macchia violacea si allargò sul tessuto a quadri. In quel momento Gelindo decise: «La maglia la faremo così: viola, color del vin “grinto”».

Ricevuto il via libera, Jones Lorenzi andò a Bassano a comprare del filo di scozia che portò poi a Sandra Zanolla la quale si mise al telaio e confezionò così, a mano, le prime maglie del Salzan.

Nel ‘72 debutta così la nuova livrea, e il risultato non cambia: di nuovo vittoria in finale nel superclasico di S. Giustina, uno a zero contro il Formegan negli ultimi minuti.

Il ‘73 è un anno di pausa.

Nel ‘74 vinto in finale col Formegan.

Nel ‘75 si è perso ai rigori la finale col Pez, vendicato l’anno dopo da una doppietta di Gabriele “Belele” Cassol.

Di nuovo una pausa di due anni, e nel ‘79, al campo sportivo “Pio XII”, si ripropone la grande sfida. Il risultato è in bilico, e di nuovo questa storia torna a sembrare un romanzo sudamericano. Il Formegan è avanti 2 a 1 a poco dalla fine, le speranze scorrono assieme al cronometro, il Salzan ci prova ma il muro rosso-blu regge. In quel momento Angelo “Ice” Monego ha un’intuizione: «Pasa ‘l balòn che ciape ‘l rigore», dice Marco da Torino. Il compagno esegue, Ice entra in area dal centro sinistra. Cade. Rigore: 2 a 2. Giusto in tempo perché – siccome siamo dentro un racconto di Osvaldo Soriano – dopo tre minuti vien giù un diluvio biblico e la partita viene sospesa. Si decide di ripeterla qualche giorno dopo, e stavolta non ci sono nuvoloni all’orizzonte, né in cielo né per il Salzan, che vince 2 a 0.

Gli anni 70 finiscono così: nei primi nove anni di torneo sei finali e cinque vittorie, di cui quattro contro il Formegan.

Nell’83 ci si sposta nel nuovo campo sportivo, quello attuale, e il Salzan battezza anche quello con una vittoria, questa volta contro il Bribano.
Dovranno passare venticinque anni prima che i Viola alzino di nuovo il trofeo, nel frattempo diventato da “Cassol” a “Plavis”, nel 2008.

Poi di nuovo nel 2010, nel 2011 e infine nel 2015, quando è arrivata finalmente la Decima.

In questi cinquant’anni si sono succeduti centinaia di giocatori, decine di allenatori e molti presidenti che è giusto citare uno per uno: Mario Bellomo (detto budéo), Alberto Demetri, Albino De Donà, Renzo Brambilla ed Enrico De Bastiani, che ci accompagna tuttora. Come è giusto citare la famiglia Facchin, che da tre generazioni massaggia i muscoli della squadra, prima Guerino detto “Gill”, poi René e adesso Alan e Thomas. E per finire un grazie all’Inox Piave e alla macelleria De Bastiani, che ci supportano con generosità ormai da molte stagioni.

Il Torneo Cassol è stato la nostra Coppa Rimet, come adesso il Torneo Plavis è la nostra Coppa del Mondo. Un insieme di leggende, tradizioni, feste, rivalità, un racconto collettivo che ogni primavera si risveglia e ci spinge ad essere pronti ad inizio estate, ancora una volta.

Come ha detto un giocatore dei tempi d’oro, che lasciamo anonimo perché racchiude tutti e tutto lo spirito del Salzan: «Ho giocato con molte squadre anche importanti, giocato partite decisive, alcune vinte e altre perse. Ma le emozioni che ho provato entrando in campo con la Viola, in certe finali combattute, con attorno i tamburi e i cori dei tifosi, sono le più forti che riesca a ricordare.»

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