Elegante, affascinante. Ma allo stesso tempo fragile. Questo è il ritratto del narciso, il “Principe bianco”, oggetto delle attenzioni di enti, associazioni locali e di un’azienda sensibile al patrimonio naturale. Grazie ad esso, per qualche settimana tra aprile e maggio, si tingono di bianco i morbidi pendii della dorsale Prealpina della sinistra Piave tra Mel e Lentiai, fenomeno naturale che incanta e stupisce. La fioritura negli anni ha però perso progressivamente di intensità, preoccupando i più attenti naturalisti ed estimatori locali di questo fenomeno.
Per questo è nato il progetto pilota per la tutela della Biodiversità della dorsale Prealpina di Col d’Artent, sostenuto dal Gruppo Natura Lentiai, Unifarco per il Territorio e Dolomia.
Il progetto ha identificato subito tre fattori sui quali agire tempestivamente: la gestione, il veratro e la robusta presenza del cinghiale.
Progressivamente nell’ultimo secolo i prati di tutta la Val Belluna, soprattutto in area montana, sono passati da oggetto di coltivazione e cura all’abbandono, con l’impiego di tecniche di sfalcio come la trinciatura. Questa modalità è uno dei fattori principali del progressivo degrado qualitativo dei prati: apporta troppi nutrienti al terreno e infeltrisce la cotica erbosa, favorendo alcune specie infestanti, come il veratro. Tuttavia questo metodo è stato molto importante in alcune aree, perché ha limitato l’avanzare del bosco. Nel progetto sono state coinvolte la riserva di caccia e le aziende agricole locali per recuperare il modello di fienagione tradizionale, con lo sfalcio dei prati.
Il secondo fattore di rischio è il veratro (Veratrum album): una specie infestante che può crescere fino ad un metro d’altezza. Questa pianta è dannosa per il narciso per le grandi dimensioni e la propagazione rapida e capillare. La soluzione adottata è l’estirpazione manuale; per questo è stata coinvolta la comunità locale in un’iniziativa denominata “Tutti insieme per la biodiversità”.
Infine, i cinghiali rappresentano uno dei principali pericoli. La modalità con cui l’animale si procura il cibo genera nel terreno delle riconoscibili buche che ne minano l’integrità. Per questo, in alcune aree ad elevato valore naturalistico, sono stati installati dei recinti elettrificati ma dotati di ingressi, dunque accessibili liberamente.
Ogni intervento non avrebbe senso se non fosse misurato. Per questo il progetto prevede anche il rilievo delle specie presenti prima degli interventi e dopo due anni di gestione virtuosa (tempo utile per iniziare a misurare un cambiamento significativo). Già dopo il primo anno la sensazione è di aver attuato delle misure valide. Questi prati, nel complesso, sono un tesoro a cielo aperto: oltre al narciso, si possono ammirare molte specie: l’Orchis sambucina, di colore giallo pallido o viola intenso; la Traunsteineria globosa rosa intenso punteggiato di rosso; o ancora l’Asfodelo, con lunghe spighe di fiori bianchi, e il Botton d’oro, evidentemente di un bel colore giallo vivo. Per preservarli, è emersa la necessità di trovare un modello di gestione che ne custodisca e garantisca la biodiversità nel tempo.