Era proprio in questo periodo, quando le giornate diventavano più corte e fredde e noi bambini dovevamo trovare qualche occupazione per far passare il tempo, che prendevamo in mano quella scatola di latta e ci sedevamo vicino ai nonni paterni, che vivevano con noi, con un largo sorriso. Loro sbuffavano e alzavano gli occhi al cielo, ma in realtà sono convinta che la cosa gli facesse piacere. La scatola aveva qualche ammaccatura qua e là, un poco di ruggine sul bordo e una rosa rossa su sfondo nero stampata sul coperchio che, una volta sollevato, rivelava il tesoro inestimabile che conteneva.
Non erano né caramelle né biscotti, ma vecchie foto in bianco e nero, alcune piccolissime, altre molto grandi, con i bordi seghettati o col passe-partout, qualcuna ingiallita e qualcuna rovinata. Ci divertivamo a cercare di riconoscere dai tratti somatici i genitori, gli zii e le persone della cerchia familiare e ci sorprendeva scoprire che quel bimbetto paffuto o quella ragazza con la minigonna non somigliavano per nulla agli adulti in cui si erano trasformati! Sembrava incredibile che i nostri genitori fossero stati piccoli e i nostri nonni giovani!
Le istantanee abbracciavano un arco temporale di qualche decennio, ma erano rare quelle che realmente riportavano una data o davano elementi utili a stabilirne una. I visi ritratti erano, in certi casi, ignoti perfino ai nonni, scomparsi dai loro ricordi, volti di perfetti sconosciuti che però in chissà quale modo e in chissà quale momento avevano fatto parte della loro vita. Anche mia madre aveva portato con sé la sua scatola di latta contenente il mondo dal quale proveniva. Quadrata, con la scritta “Colussi – Milano”, con dentro un mondo che non c’è più e quella parte di vita sconosciuta a noi figli.
In questi contenitori ci sono in pratica le nostre radici e prima che vadano irrimediabilmente perse, tento di salvare il salvabile scannerizzando e annotando date e nomi in modo da dare un significato a quelli che altrimenti diventerebbero in futuro solo pezzi di carta.
Mi rattrista pensare che i miei nipoti non avranno scatole di latta. Avranno sicuramente molte più foto, tutte catalogate cronologicamente con date, nomi e luoghi, ordinate dentro ai loro cellulari, senza bisogno di chiedere informazioni a nessuno. Ma le emozioni date dall’odore della carta vecchia, dalla sensazione di tenere tra le mani una parte di se stessi, sono cose che difficilmente potranno comprendere e provare.