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Riscopriamo il complesso della Vena D’oro

grazie all'Associazione Insieme Verso Nuovi Orizzonti

Riscopriamo il complesso della Vena D’oro

grazie all'Associazione Insieme Verso Nuovi Orizzonti

Un lavoro di squadra e d’intenti quello dell’associazione “Insieme verso nuovi orizzonti”. E non poteva essere che così, visto il nome del sodalizio, che opera sul territorio bellunese e veneto come braccio operativo dell’associazione internazionale di volontariato “Nuovi orizzonti onlus”, fondata da Chiara Amirante negli anni 90. L’obiettivo è intervenire in diversi ambiti di disagio sociale realizzando azioni di sostegno con una particolare attenzione ai giovani.

A livello locale, per quanto riguarda la sede operativa, l’associazione si è occupata anche di ingenti lavori di ripristino degli spazi e ristrutturazione di alcuni edifici presso lo straordinario complesso della Vena d’oro di Ponte nelle Alpi, attualmente destinati all’accoglienza e alla formazione di volontari. Questo a partire dal 2011, quando il complesso è stato dato in comodato d’uso e dal 2012 concesso in usufrutto alla stessa.

Il progetto “Cittadella Cielo”
A livello internazionale, “Nuovi orizzonti” promuove il progetto “Cittadella Cielo”, in via di realizzazione con centri in Italia e all’estero. Esso prevede la realizzazione di un centro di formazione per giovani che decidano di impegnarsi nel campo della prevenzione, dell’accoglienza e del recupero di persone che versano in situazioni di disagio. Nella Cittadella ciascuno si forma con l’obiettivo di attivare e gestire, in Italia e all’estero centri di accoglienza e di sostegno, villaggi per bambini, case famiglia, centri di ascolto, ecc. All’interno del progetto si inseriscono tutte le attività attualmente sviluppate dall’associazione locale attraverso convenzioni e collaborazioni con i tavoli di zona, la Ulss, i servizi sociali di Ponte nelle Alpi, la Caritas e altre associazioni.

Visite guidate
In collaborazione con il Comune di Ponte nelle Alpi e l’Unione montana Belluno-Ponte, l’associazione ha dato ufficialmente il via alle visite guidate all’interno delle sue strutture e del suo magnifico parco. Le visite con gruppi formati da un massimo di 25 persone, nel rispetto delle linee guida per la prevenzione del Covid-19, saranno gratuite e si svolgeranno ogni venerdì mattina (informazioni e prenotazioni obbligatorie al numero 328 1003611 in orario 10-12 / 15-18).

Censimento Fai
La Vena d’oro, rinomato luogo storico e paesaggistico del territorio bellunese, partecipa al censimento nazionale Fai 2020 sui “Luoghi del cuore” ed è attualmente tra i primi cento classificati. Basta un semplice click per partecipare online al censimento che scadrà il 15 dicembre 2020 e dare la possibilità al complesso di ricevere finanziamenti con i prossimi bandi. Con un piccolo gesto gratuito, dunque, è possibile aiutare a preservare e riportare all’antico splendore questo importante tesoro del nostro territorio. Il link è: https://fondoambiente.it/luoghi/vena-d-oro?ldc

Brevi cenni storici
Il complesso “Vena d’oro”, sorto intorno a due sorgenti d’acqua e delimitato da un parco di sei ettari, prende il nome da una fonte conosciuta sin dall’epoca romana. L’aggregato edilizio è situato sul lato sinistro della strada che da Levego sale verso l’abitato di Cugnan. Le notizie più antiche risalgono al 1400 e riportano la presenza di un piccolo convento di frati. Nella seconda metà del XIX secolo il Cav. Giovanni Maria Lucchetti scoprì le proprietà dell’acqua, che sgorga ad una temperatura costante di 7°, e comprò i terreni per realizzare un centro idroterapico con albergo. La prima fondazione risale al 1860 e l’inaugurazione ufficiale avvenne il 13 luglio 1869. Nei decenni seguenti raggiunse il suo massimo splendore, con la presenza di nobili e persone altolocate che giungevano da tutto il Veneto, dall’Austria, dall’Ungheria e da altre parti dell’est Europa per vacanze e cure idroterapiche. Dal 1904, a seguito della morte del Cav. Lucchetti, i fratelli iniziarono a vendere parti del terreno e dei fabbricati, riducendo la proprietà originaria. Durante la prima guerra mondiale il complesso fu abbandonato e la proprietà venne trasferita a varie società. In seguito fu valorizzato, prima dalla Sade che lo inaugurò nel 1938 come colonia per i figli dei dipendenti, e successivamente dall’Enel, che acquisì la proprietà nel 1963 e mantenne tale destinazione fino agli anni 90, quando cedette il sito. La proprietà fu trasferita inizialmente ad altre società del gruppo Enel (1992) e in seguito ad una società immobiliare (2003), che a sua volta la trasferì a privati (2009). Gli edifici del complesso non hanno subito modifiche rilevanti.

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