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Rinasce la chiesa di Libano

grazie all'intervento del Circolo San Giorgio

Rinasce la chiesa di Libano

grazie all'intervento del Circolo San Giorgio

Si scorge in lontananza, alta sul colle con il suo bel campanile e la facciata bianca rivolta al tramonto. Si pensa sia la chiesa del paese, poi ci si arriva e la chiesa non è quella… ma dov’è allora? È lì, che veglia sopra le case, su quel colle a dominare d’infilata la Valbelluna. Una posizione e una mole troppo importanti per quei luoghi, per essere casuale. Attraverso le fessure e le finestre ormai senza serramenti, sostituiti dall’edera, si vedono le tracce del trascorre dei secoli: strutture sovrapposte, materiali diversi, iscrizioni antiche. Quale storia nasconde e quali eventi ha visto la chiesa dei Ss. Faustino e Giovìta ex parrocchiale di Libàno?
Partendo da queste considerazioni, qualche anno fa, il Circolo Culturale San Giorgio ha provato a salvare quel monumento dal continuo logorìo del tempo. Sì, perché la storia gli gravava addosso così tanto che lo stava per fare schiantare al suolo!
Sebbene sia giunta sino a noi nella sistemazione settecentesca e vi sia conservato un affresco datato 1524 e firmato Marco da Mel, i primi atti che ne documentano l’esistenza sono datati 1346 ed è ragionevole pensare a un’epoca di fondazione precedente, non escludendo che la primitiva chiesuola fosse sorta sull’area di un insediamento cultuale romano.

Vi fu battezzato l’illustre Girolamo Segato e fu risistemata grazie alle sovvenzioni del Papa bellunese Gregorio XVI, che l’aveva nel cuore per le frequentazioni in gioventù e per la devozione alla Madonna del Carmelo, nella vicina chiesa di Valdenère. Il terremoto del 1873 lesionò considerevolmente le strutture e ne determinò la lenta decadenza, finchè nel 1901, dal giorno della consacrazione di una nuova chiesa, fu abbandonata. Nel corso del Novecento assolse diverse funzioni: fu utilizzata come caserma durante la prima guerra mondiale e come rifugio e deposito nella seconda, fin anche ad accogliere nel suo sagrato le salme delle vittime del Vajont.
La passione che muove i soci del circolo ha fatto in modo che quel progetto, che inizialmente sembrava irrealizzabile, cominciasse a prendere forma. Coinvolta l’amministrazione comunale di Sedico e gli enti interessati, si sono cominciati a finanziare i lavori di restauro.

Un primo stralcio dei lavori ha interessato il consolidamento statico della porzione più lesionata, l’abside e il presbiterio. L’intervento più delicato è stato il consolidamento con micropali del muro di contenimento a strapiombo, preceduto dalla ristrutturazione della copertura e dei muri perimetrali.

Il secondo stralcio, da poco terminato, ha interessato invece la copertura sopra la grande aula e quella della sacrestia, oltre alla pulizia delle facciate. Dopo questi interventi di messa in sicurezza della struttura e di protezione dalle intemperie, l’edificio sarà a breve sottoposto a una terza importante fase di interventi di restauro, preceduti da studi e scavi archeologici mirati.

Raggiunta quindi la messa in sicurezza del manufatto, la storia continua. La sua rinascita ha ridestato i ricordi e gli affetti dei parrocchiani, anche quelli più lontani: da mecenati legati alle proprie origini, sono arrivate donazioni che, unite ai finanziamenti pubblici del Comune, permetteranno di portare a termine quel progetto del Circolo Culturale San Giorgio che solo qualche anno fa sembrava una follia.

Tutti gli attori di questa avventura entreranno a far parte della storia della chiesa, che da quel balcone naturale sul colle continuerà a dominare e vegliare su tutta la Valbelluna.

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