800 038 499

Numero Verde gratuito

Email

info@ilveses.com

Ricordo del cesiolino Guido Rossa

A 40 anni dalla morte, è vivo il “No” alle Brigate Rosse

Ricordo del cesiolino Guido Rossa

A 40 anni dalla morte, è vivo il “No” alle Brigate Rosse
In ricordo di Guido Rossa, assassinato dalle Brigate Rosse

La mattina del 24 gennaio 1979 le Brigate Rosse assassinarono a Genova Guido Rossa, nato a Cesiomaggiore 45 anni prima. Un omicidio di stampo terroristico che in quegli anni avrebbe potuto finire in un lungo elenco e perdersi nella memoria.

Guido Rossa non era però un politico. Certo, faceva politica e amava la politica, ma non era un politico. Non era nemmeno un capo d’azienda né un esponente delle Forze dell’Ordine. Non era un ministro né un uomo d’affari. Era un operaio sindacalista iscritto al Pci. Comunista. Fino a quel momento le Brigate Rosse non avevano mai osato ammazzare un operaio, un rappresentante del popolo, uno che si era spesso schierato contro le politiche dei governi di allora.
Quel 24 gennaio del ’79 cambiò la storia. Perché grazie al sacrificio di Rossa, perché di un sacrificio si trattò, finalmente tutti si resero conto di chi erano realmente le Brigate Rosse: criminali, assassini, terroristi.

Tre mesi prima del suo assassinio Guido Rossa, che da diversi anni lavorava all’Italsider e abitava con la moglie e la figlia in un quartiere popolare di Genova, aveva denunciato un collega, sorpreso a distribuire volantini legati alle Br. Lui solo ebbe il coraggio di testimoniare e raccontare quanto aveva visto. Ci fu il processo e Francesco Berardi, questo il nome del postino delle Br che Rossa aveva smascherato, fu condannato. Quel giorno segnò il destino dello stesso Guido Rossa. L’operaio sindacalista, che fin da giovane non aveva mai avuto paura da buon bellunese di scalare le sue amate montagne, si ritrova a fare i conti con messaggi anonimi, minacce telefoniche, compagni di fabbrica che gli voltano le spalle, scritte sui muri come “spia”, “traditore”, “delatore”.

Persino alcuni giornali di partito lo attaccano, criticandolo per il troppo zelo. Ma Guido Rossa sembrava non avere paura: continuava a fare lo stesso percorso per andare al lavoro, non aveva voluto la scorta né la pistola. Rossa era consapevole di essersi schierato dalla parte giusta, quella dello Stato da difendere contro azioni terroristiche che in quegli anni stavano ammazzando non solo la politica e la società italiane, ma la stessa Italia. Un atto di coraggio e umanità che Guido pagherà con la morte. Alle 6.40 del 24 gennaio un gruppo di brigatisti lo aspettano all’uscita dal condominio in cui abitava, lo inseguono fino all’auto parcheggiata poco più in là e lo crivellano di colpi. Ai funerali di Stato del cesiolino Guido Rossa parteciperanno 250mila persone e il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli assegnerà la Medaglia d’oro al valore civile. Quel giorno l’Italia intera seppe dire “No!” alle Brigate Rosse, al terrorismo, alla violenza. Un “No!” che dura tutt’ora e che rende il ricordo di Guido Rossa, a 40 anni dalla sua morte, ancora più vivo.

Una serata in ricordo di Guido Rossa

con uno spettacolo teatrale

Sono passati 40 anni dall’assassinio di Guido Rossa, ma il suo gesto di coraggio civile non può essere dimenticato. La sera del 24 gennaio, giorno dell’anniversario, un gruppo di lettori della compagnia teatrale Fuori di Quinta, ha voluto ricordare la figura del sindacalista, operaio all’Italsider di Genova, con uno spettacolo di lettura ad alta voce, musiche e immagini.

“Controvento – La vita interrotta di Guido Rossa”, questo il titolo della serata che è andata in scena al Museo etnografico di Seravella, promossa dalla Biblioteca civica di Cesiomaggiore, con il patrocinio del Comune di Cesiomaggiore e di Fiom Cgil.
Proprio dalle parole dei rappresentanti sindacali presenti alla serata e intervenuti al termine dello spettacolo è emersa l’importanza storica della figura di Guido Rossa, sia nella sua appartenenza e coerenza politiche sia nell’onda d’urto che il suo gesto ha provocato nella società italiana del tempo.

Tra i ricordi condivisi anche il racconto toccante del cesiolino Remo Corona, che al tempo dell’assassinio era assessore e fu proprio lui a rappresentare il Comune di Cesiomaggiore ai funerali di Stato. La serata è cominciata con la lettura della lettera che la figlia di Rossa, Sabina, ha scritto per ringraziare i promotori dell’evento e ricordare con una manciata di parole sincere e toccanti la figura del padre.

Galleria Immagini

Acegli l’area tematica che più ti interessa oppure clicca sulla casa per ritornare alla Pagina Principale del sito.