In occasione dell’anniversario del Vajont, pubblichiamo l’incipit del racconto “Quella notte l’onda…” di Laura Bibelia di Cesiomaggiore, testo che ha vinto la prima edizione del Premio letterario “Andrea Pappalardo” promosso dall’Università Europea di Roma. Il racconto completo si può leggere cliccando il QRcode qui a fianco. Laura frequenta l’ultimo anno di Scienze della formazione ed è già insegnante di scuola primaria. Ha partecipato al concorso, spinta dalla professoressa di letteratura, vincendo per la prima volta e convincendo la giura, che ha apprezzato la tematica scelta, riguardante le sue origini bellunesi.
L’autunno era già comparso nella vallata, le prime folate di vento freddo avevano avvolto le scoscese montagne e rubato agli alberi le foglie che iniziavano ad ingiallire. Era tempo di andare a raccogliere la legna, tagliando le ceppaie e gli alberi ormai vecchi che avrebbero riscaldato le case durante il lungo inverno. Il pomeriggio del 9 ottobre 1963, Giovanni salutò in fretta suo padre e sua madre, avrebbe dormito dai nonni quella notte ed era impaziente di partire. Uscì dalla sua casa vicina alla chiesa e si diresse allegro verso la strada che saliva all’abitazione dei parenti, abbarbicata su un pendio appena sopra il paese.
Al ragazzo piaceva recarsi dal nonno e andare con lui per i boschi perché imparava l’arte del boscaiolo, a maneggiare la scure, a dare i colpi nella giusta direzione per far cadere il tronco prescelto nel punto esatto, senza recare danno agli altri alberi che dovevano crescere per gli anni futuri. Tutti lassù possedevano un pezzo di bosco, che era una ricchezza, perciò andava curato e preservato. Il nonno gli svelava anche i segreti racchiusi nel legno profumato, gli raccontava le storie del bosco popolato di esseri maligni come le streghe anguane, che vivevano vicino alle fonti d’acqua, o il mazarol, l’omino vestito di rosso che ti faceva smarrire la strada se per caso calpestavi le sue impronte. Giovanni sapeva che erano solo fantasie, non era più un bambino, tuttavia questi racconti lo affascinavano ancora.
Non poteva immaginare che un mostro enorme e assai più crudele fosse in agguato nella valle scavata dal vicino torrente Vajont. Mentre risaliva la strada, il ragazzo diede uno sguardo alla conca dove si adagiava Longarone, la cittadina che tanto amava, osservava i paesini accoccolati sui costoni delle montagne e il nastro lucente del fiume Piave che scorreva quieto nella vallata.