La casuale osservazione di un elenco telefonico del 1954-55 ha stimolato una serie di curiosità e di ricordi su uno spicchio del recente passato del nostro territorio ed in particolare sulle telecomunicazioni allora disponibili.
In quegli anni il telefono era poco diffuso; il mezzo di comunicazione più diffuso era la radio, mentre la televisione cominciava a fare le prime apparizioni a livello nazionale con “la Domenica sportiva”; l’apparecchio televisivo era considerato un bene di lusso che le famiglie non potevano permettersi. I primi ed ingombranti televisori comparvero nel bar dell’ albergo della Stazione ed in seguito al bar Centrale dove la gente si ritrovava per seguire i primi quiz televisivi in bianco e nero come “il Musichiere” di Mario Riva o “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno e, in via del tutto eccezionale, le immagini delle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956.
Solo qualche anno dopo la televisione si diffuse leggermente permettendo il ritrovo, oltre che nei bar, anche in qualche casa privata di interi gruppi famigliari a seguire i programmi del sabato sera, per effetto di minori costi di tecnologia e canone ed anche per una massiccia campagna di diffusione di “Radio-Marelli” e “Geloso” che realizzarono piccoli spettacoli televisivi in ogni paese, mandando in diretta suoni ed immagini delle esibizioni di alcuni nostri concittadini dalle stanze del Municipio: mi ricordo la poesia recitata dall’allora maestro elementare Alceo Dalle Mule e le esibizioni canore dei primi e spontanei coretti locali.
Per quanto riguarda il telefono, dalla prima connessione telefonica nel nostro comune fino al 1964, la società che gestì la telefonia locale fu la TELVE, Società telefonica delle Venezie, aggiudicataria della gestione nell’area del Triveneto. Le altre aree, dell’Italia suddivisa in 5 zone, erano invece gestite da SPITEL, TIMO, TETI e SET.
La lettura dell’elenco del 1954, un unico volume per le Regioni Trentino-Alto Adige e Veneto, risveglia interessanti ricordi, anche se limitati dal ridotto numero di apparecchi diffusi nel territorio: Santa Giustina contava 19 abbonati. Il paese era inserito nella rete urbana di Sedico e l’orario di utilizzo era limitato: sia per gli abbonati che per il Posto Telefonico Pubblico era dalle 7 alle 21 nei periodi estivi e dalle 8 alle 20 nei periodi invernali.
Solo la caserma dei carabinieri era costantemente in linea; nell’elenco i nominativi con orario permanente erano preceduti dal segno. Il posto telefonico ed il centralino erano localizzati presso il caffè Argenta in via XX settembre ed il gestore del posto telefonico era Alberto (Berto) Argenta, titolare del bar-caffè; da un telefono attiguo al bar si potevano effettuare o ricevere telefonate a pagamento e su prenotazione. Gli abbonati erano principalmente persone o ditte con attività professionali o commerciali. L’abbonato n°1 era il Municipio, allora ancora con la originaria torretta centrale merlata, seguito dalla caserma dei Carabinieri al n° 2. In foto è possibile vedere l’elenco in ordine alfabetico:
Per i più giovani molti nomi degli utenti di allora risultano sconosciuti e molte delle attività che essi rappresentavano oggi non esistono più, mentre per quelli della mia età solo alcuni sono un vago ricordo. Ritengo di non violare alcuna legge sulla Privacy ricordandoli brevemente ad utilizzo dei giovani lettori: l’albergo Muraro, già albergo “al Monte Pizzocco”, attualmente abbattuto e sostituito dal condominio “Savoia”, era uno dei due alberghi di Santa Giustina. Il notaio Andreatta esercitava saltuariamente in paese mentre il terzo in elenco, Dott. Tiziano Blandino, era medico ed Ufficiale Sanitario comunale.
La caserma dei carabinieri, ora abbattuta, era in via Feltre di fronte all’asilo parrocchiale. La ditta Cassol autotrasporti, storica attività locale era gestita dai fratelli Osvaldo ed Antonio; davanti alla sua sede di Formegan passava la strada statale e nel 1956 transitò anche la fiaccola olimpica, come dimostra la storica fotografia.
Delle altre attività commerciali qualcosa è continuato per vari anni, come il commercio di carni per gli eredi di Dal Pan Primo, il commercio al minuto ed all’ingrosso di generi alimentari della ditta De Bastiani Mario di Formegan. Altre attività continuano pur con gestioni e sedi rinnovate, come l’attività di ristorazione a Formegan, la fioreria di Paniz Elvira in via Roma, tornata casualmente dopo anni nello stesso sito pur con nuova gestione ed in uno stabile nuovo, oppure la vecchia farmacia Piacentini (ora De Angeli) che nel 1954 era nello stesso stabile della cooperativa di consumo di Carlo Attanasio, abbattuto alcuni decenni fa per realizzare gli ambienti che attualmente ospitano il negozio di alimentari di Rumor Luigi. Della vecchia farmacia sono stati recuperati gli antiche e bellissimi mobili.
Di Augusto (“Gusto”) Doglioni, ex impiegato comunale, il ricordo rimane vivo, anche per la sua grande passione per la caccia e la pesca; l’attività commerciale di manifatture e mercerie sita di fronte alla chiesa parrocchiale era tuttavia intestata al nonno Augusto.
Delle famiglie Marangoni e Meneghetti, trasferite in altre città, rimangono di una il nome che gli anziani danno al gruppo di case dietro alla chiesa (“case Marangoni”) e dell’altra la saltuaria presenza in paese di Roy Luigi Meneghetti, affermato artista nel mondo della pittura.
Anche la famiglia Vendraminelli si trasferì molti anni fa a Belluno, ma rimangano numerosi e buoni rapporti di amicizia con i figli del signor Giulio, spesso presenti a S. Giustina.
Due parole in più merita l’abbonato “Padri Carmelitani”: l’ordine religioso aveva in paese una bellissima villa (L’Assolata) con viali alberati, con campi di tennis e bocce che usava nei periodi estivi per le vacanze di frati e fratelli provenienti da tutti i continenti. La villa, dapprima di un privato cittadino ed in seguito della famiglia Werlick, fu in quel periodo per noi, allora bambini, un luogo di scambi culturali, di possibili ripetizioni nelle materie scolastiche e di scambio per le collezioni di cartoline e francobolli. Ora purtroppo è in stato di semiabbandono.
Tornando al servizio telefonico, con il passare del tempo gli abbonati aumentarono raggiungendo poco meno delle duecento unità verso la fine degli anni 50: ad esempio la parrocchia di Santa Giustina ebbe il numero 125. Tale aumentato lavoro determinò la realizzazione di un nuovo centralino autonomo, gestito allora dalla signora Doretta Argenta, sorella di Berto, con due cabine telefoniche ed una modalità più snella di collegamenti telefonici.
La nuova sede fu realizzata in via Roma 1, in un piccolo ambiente attiguo alla struttura dell’ albergo Muraro, appena alla fine dell’allora nuovo marciapiede sul ponte sul Veses, ambiente che in precedenza aveva già ospitato un “Paneficio”. Sotto la direzione ed il diretto controllo della signora Doretta vennero assunte alcune giovani dipendenti con il ruolo di centraliniste, che con 4 turni così articolati: 7 -10.30, 10.30- 14.30 , 14.30 – 18.30 e 18.30-22, coprirono le esigenze diurne operando fino ad ottobre del 1961. Tra queste Bruna Fiabane, che dal 1° settembre 1957 all’età di 14 anni cominciò a collaborare nel gruppo diretto da Doretta Argenta, assieme a Diana Dal Pan e a Nives Mezzomo.
L’attività lavorativa si intensificava in alcune occasioni: in particolare quando arrivavano i carristi per le manovre in località Maserot, che facevano la fila per telefonare direttamente ai propri cari o per mandare loro informazioni tramite il centralino al paese di provenienza; l’altra situazione di aumentata attività era in occasione delle fiere e mercati con compravendita di bestiame per i definitivi accordi tra allevatori e mediatori della vendita.
Un altro momento particolare era legato alle votazioni amministrative e politiche; in genere lo spoglio delle schede e la conta dei voti terminavano a notte inoltrata ma, essendoci necessità di comunicare con urgenza i risultati alle Prefetture e quindi al Ministero succedeva che le operatrici venissero chiamate di notte dal messo o guardia comunale, il signor Giuseppe (“Bepi”) Mezzomo con in mano i dati definitivi.
Il centralino era attivo anche per i fonogrammi; per la consegna a domicilio di quelli ricevuti collaborava il signor Giovanni Sacchet, netturbino del paese con il nomignolo di “Nini Scoaza”.
Dalla fine di ottobre 1961 l’attività telefonica fu progressivamente trasferita a Sedico e poi, con il definitivo passaggio a SIP, automatizzata, per cui le persone assunte con il ruolo di centraliniste ed ancora in attività furono destinate ad altre mansioni all’interno della società italiana per l’esercizio telefonico. Nel 1964 la TELVE cessò di esistere e viene incorporata nella nuova SIP e così anche la gestione locale cambiò radicalmente sia dal punto di vista gestionale che tecnologico.
Ora il telefono fisso è quasi diventato obsoleto. In ogni tasca c’è un cellulare che permette di collegarci con tutto il mondo, di avere notizie in diretta, di consultare archivi digitali spesso impregnati di false informazioni; si possono mandare immagini e messaggi agli amici oppure immagini in rete, spesso inopportune, conquistando un numero inimmaginabile di “amici” virtuali che con la vecchia definizione di amicizia nulla hanno a che fare e che spesso si divertono alle spalle di qualche sprovveduto internauta. Purtroppo gli amici, quelli veri, rischiano di essere allontanati se non sono su WhatsApp, su Facebook o Instagram. Si rischia di parlarci solo a distanza, spesso rompendo con l’arroganza dell’anonimato quei freni inibitori che regolano i corretti rapporti interpersonali. Per non parlare della tecnologia computerizzata sempre più spinta, senza la quale non si saprebbe ormai agire ed il cui guasto improvviso ci riporterebbe drasticamente ad un livello di ignoranza comportamentale.
La televisione digitale oggi offre una scelta così vasta di programmi e di possibilità di collegamento da lasciare sconcertati; un monitor in casa non basta più perché spesso scelte diverse isolano in stanze separate i membri della stessa famiglia e così quello strumento che una volta riuniva gruppi di famiglie ora smembra il singolo nucleo familiare. Alcuni programmi presentano come normale quotidianità situazioni violente, atti di terrorismo, omicidi, volgarità e linguaggi scurrili. La pubblicità ci bombarda di false esigenze; non ci si accontenta più di ciò che si possiede. Se da un lato la televisione apre mondi e prospettive nuove, dall’altro spesso sopprime la capacità di ideare e fantasticare o la voglia di leggere…
Con queste considerazioni non intendo manifestare alcun desiderio nostalgico o di ritorno al passato, anzi apprezzo la tecnologia che sono in grado di utilizzare; il mio timore è che forse stiamo andando troppo avanti, che usiamo male i mezzi di telecomunicazione disponibili quasi che non siano loro uno strumento a nostra disposizione ma che stiamo diventando noi strumenti a disposizione della tecnologia che ci avvolge completamente e ci permea.
Siamo perseguitati da chiamate commerciali dei Call Center con operatori spesso stranieri che in stentato italiano e talora con fare arrogante ci propongono contratti commerciali spesso truffaldini. Voci lontane e sconosciute…, a volte sgradevoli nei modi, non confrontabili con il piacere che avevano gli utenti di una volta quando chiamavano “Pronto, signorina…?!” e sentivano dall’altro capo del filo la piacevole voce di una gentile operatrice locale.