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Plogging

la corsa ecologica

Plogging

la corsa ecologica

Finalmente è tornata. Dopo un inverno particolarmente freddo e più bianco che mai, la primavera è arrivata scalciando tra i cumuli di neve ormai consunti e macchiati dalla polvere, rendendo tiepidi i raggi del sole. Si è palesata prima timidamente con qualche silenzioso bucaneve, fino a macchiare con audacia il sottobosco con i colori sgargianti delle primule.

L’aria delle camminate che seguono i corsi d’acqua si è riempita del profumo intenso e pieno dell’aglio orsino e i germogli hanno iniziato a scalpitare per liberarsi delle costrizioni e godere finalmente della gentile brezza. Magicamente, la primavera richiama a sé flora e fauna, e, con le prime tracce lasciate dagli animali selvatici, fa uscire allo scoperto anche esseri umani di tutte le età, che abbandonano il calore delle loro abitazioni per battere nuovamente i sentieri rimasti a riposare per i mesi invernali.

Ma, ahimè, anche nel mezzo di tanta poesia, non è tutto oro quel che luccica, e quello scintillio d’argento tra due pietre è proprio l’involucro dimenticato di una barretta energetica. Vicino al viola di un ciclamino, l’azzurro di una mascherina chirurgica. E quella lattina colorata che si confonde tra le foglie, proprio vicino a quei bei bruscandoli. Il passaggio dell’homo sapiens lascia spesso dei ricordi indesiderati in natura, destinati a rimanerci per molto più di una primavera. A meno che qualcuno non trasformi la pulizia del bosco in una vera e propria attività sportiva.

Il plogging nasce in Svezia dalla contrazione delle parole “plocka upp”, che significa “raccogliere”, e “jogging”. Il termine è stato coniato nel 2016 da Erik Ahlström, un cittadino di Stoccolma che, grazie all’utilizzo dei social media, ha fatto conoscere la sua idea in tutto il globo. In molti paesi del mondo è diventata un’attività sportiva riconosciuta e praticata da molte persone che desiderano unire l’esercizio fisico alla pulizia dell’ambiente. Consiste semplicemente nel raccogliere i rifiuti mentre si corre. E sembra che richieda al corpo molte più calorie rispetto a un semplice allenamento di corsa. Un’attività versatile, che può essere praticata ovunque, dalla città, alle vie del paesino, al boschetto di fianco a casa, lungo il Piave e persino in montagna. Richiede solamente l’uso di un sacchetto o un contenitore dove riporre i rifiuti e di un paio di guanti per proteggere le mani.

Molti rifiuti sono causa della sbadataggine degli escursionisti, di una tasca aperta, di una folata di vento improvvisa, tanti altri sono figli del disinteresse e della maleducazione. Ma cosa succederebbe se la maggior parte delle persone decidesse di raccogliere dal primo all’ultimo mozzicone di sigaretta dai sentieri bellunesi? È possibile sognare una natura incontaminata e una società dove abbandonare la spazzatura sia inconcepibile? La Valbelluna e le Dolomiti Bellunesi rappresentano un patrimonio naturalistico dal valore inestimabile, tutelarlo è compito di ogni suo abitante. Tanto meglio se, per farlo, ci si può anche divertire.

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