A sopresa mi sono giunte inaspettatamente 63 pagine sia pure senza immagini, confezionate sotto forma di libretto con copertina firmata da Michela Piaia. Ma c’è il testo che le accompagna e questo è più che sufficiente per illuminare pagina per pagina. Pisocco è il titolo. Pisocco è quello che non ti aspetti e ti arriva per posta. Ma Michela Piaia residente a Tarzo, autrice del libretto, è persona imprevedibile, già recente vincitrice del Premio Leggimontagna a Tolmezzo. Il suo nome tradisce origini agordine, il suo certificato di nascita ce la dà nata a Belluno, ma di fatto è originaria di Sospirolo alle pendici del Pizoc.
Cosa rappresentano 63 pagine? In fin dei conti per noi rappresentano un momento di riflessione, di evasione, di autentico svago, come i suoi precedenti: Il Lobbio, Sotto le rocce e Racconti di una terra incantata. Questi suoi scritti appartengono alle cose gradevoli della vita. Sostituiscono lo strudel alla fine di una buona cena e il bicchiere di Amarone o di Recioto che potrebbe accompagnarlo. A queste prelibatezze infatti mai diremmo di no e pertanto, trascurando ciò in cui eravamo impegnati, ci accingiamo a leggere quelle 63 pagine incuriositi anche dal fatto di voler capire un titolo che ci richiama il Pizzocco (per noi Pizoc) e che già ha fatto da sfondo al suo romanzo premiato Il Lobbio.
Così è. Un racconto moderno vissuto in un angolo antico, che si mescola con una storia che ci trasferisce ai secoli lontani della Prima Crociata. Giovanni è il protagonista dei tempi nostri che vuole sfuggire al mondo, alle sue leggi spesso ingiuste, rifugiandosi in luoghi selvaggi e appartati.
È la seconda volta che Michela assume a protagonista il Pizzocco. Ma qui accanto alla novella del lontano passato, quasi una sorta di “leitmotiv”, c’è anche lo spaccato di una situazione sociale ed economica che Giovanni sembra voler o poter condividere, lottando contro l’abbandono della montagna e della campagna. Non c’è solo la storia di persone e dei loro sentimenti, ma anche una meditazione sul mondo in cui noi viviamo. La vicenda di Pisocco, protagonista di eventi che si perdono nei secoli, ci resta invece quasi estranea e anonima ed è la forza degli altri protagonisti attuali sotto il Pizzocco a comandare. La Crociata cui partecipa Pisocco in realtà ben poco ci interessa. La trama segue la storia. Il vero Pisocco è Giovanni che ha scelto di vivere a modo suo nella montagna selvatica, abbandonata, dedicandosi all’allevamento, a forme agricole, al fianco di una compagna cui lo lega peraltro una presenza non continua, un’abitudine. Il racconto parallelo della Crociata, dell’incontro tra Occidente e Oriente mantenuto su un filo più schematico, meno avvincente, sembra quasi un espediente per costringerci a seguire il racconto su Giovanni.
La “grande” storia del passato soccombe di fronte a quella “piccola” che si svolge a Paderno. E sarà solo l’ultima pagina a dirci cosa farà definitivamente “da grande”, oltre i suoi 40 anni, Giovanni. Un lungo racconto, forse un romanzo, Pisocco, condotto con stile efficace, ove il torrente tormentato del percorso, diventa alfine cascata.
La copertina, con quella immagine di un volto per metà coperto da un elmo di ferro, ci parla in modo diretto. L’altra metà del viso rimane scoperta. Ma in realtà, se è il viso scoperto di Giovanni ad essere rappresentato, anche quello andrebbe mascherato. Solo alla fine scopriamo infatti il vero volto di Giovanni nella sua diversità che ci giunge inaspettata e ce lo rappresenta come un normale figlio dei nostri tempi.
Libro o libretto che sia, Pisocco, esso si presta a molteplici commenti ed interpretazioni. Ad essere pubblicato. Comunque lo si legga, qualsiasi sia la chiave di lettura scelta, il testo rimane coinvolgente. È bene abituarsi a leggere libri che hanno come autrici delle donne. Spesso scrivono meglio dei loro colleghi maschi. E Michela è una di queste.