Il dottor Pietro Toigo, medico condotto di Cesiomaggiore dal 1950 al 1981, nacque a Arten il 20 gennaio 1915, ultimo di undici fratelli, da commercianti in alimentari. Studiò Medicina a Padova dove si laureò il nel 1940, poi svolse il tirocinio in ospedale a Feltre e nel 1941 si sposò con Linda Zancanaro a Rocca di Arsiè. La coppia si trasferì a Pedavena, per una condotta, fino a che Toigo vinse il concorso per medico condotto titolare a Seren del Grappa, dove prese servizio il 12 novembre 1943, nel periodo peggiore della guerra con l’Italia occupata dai tedeschi.
All’epoca, la condotta medica prevedeva l’assistenza a tutti i residenti del comune, gratuita per i poveri, tutti i giorni, e a tutte le ore del giorno e della notte. Le visite a domicilio erano molte in quanto la gente non disponeva di mezzi (lo stesso Toìgo aveva solo una bicicletta!), per cui Linda raccoglieva le telefonate e le richieste, fungendo da segretaria, fino alla morte del marito, avvenuta il 3 agosto 1981, nel suo ambulatorio.
Teniamo conto che Linda (Rocca, 1915-2011) aveva frequentato solo le scuole elementari a Cismon del Grappa ed in seguito ebbe quattro figli: Maria Teresa nel 1941, Luciana nel 1943, Michele nel 1944 e Gabriele nel 1948. Ma se è vero che dietro un grande uomo c’è una grande donna, Linda, pur minuta e un po’ curva, a seguito di una malattia, aveva un grande cuore ed un gran carattere per gestire la famiglia ed il comune intero: direi un pugno di ferro in guanto di velluto!
Quel periodo serenese fu duro anche quando, al posto della bicicletta, ebbe una moto Guzzi: le poche strade erano sterrate sennò c’erano sentieri per raggiungere a piedi le frazioni, e d’inverno… Poi c’erano urgenze come i parti difficili, che affrontava con la levatrice sul tavolo delle cucine al lume di candele e lampade a petrolio. Inoltre, per la popolazione, era un periodo di fame e poco lavoro.
Infine, in Valle, sparavano: tedeschi, fascisti, partigiani. A tal proposito ricordo un aneddoto del 28 aprile 1945. C’era da visitare un tedesco ferito a morte in valle: si presentarono, tirandosi dietro una carretta a mo’ di ambulanza, don Adalberto, in tonaca nera, e il dottor Toigo col camice bianco da ambulatorio per farsi riconoscere ed evitare che gli uni o gli altri gli sparassero addosso!
Però, alla fine della guerra, gli diedero in uso un’auto Ardea “preda bellica”. Dopo questa dura esperienza, non parve vero alla famiglia Toigo di arrivare a Cesio l’11 marzo 1950 con una Fiat Topolino, nella casa del comune, nella porzione a nord dell’attuale Municipio: una bella posizione centrale e soliva, con annesso ambulatorio, giardino e, davanti, dove ora c’è “La Piazza Rossa”, un grande brolo con orto, fiori, legnaia, deposito attrezzi e pollaio. Nell’angolo nord-est della casa c’era l’ingresso-cucina-centrale telefonica e segreteria, gestite da Linda, e sopra le camere da letto. Nel lato est, c’era invece una scala a pioli per l’accesso ai piani superiori!
Cesio allora contava 4.000 abitanti, tutti potenziali clienti, perciò la giornata lavorativa iniziava presto e terminava tardi.
C’erano urgenze per ridurre fratture, suturare ferite, togliere denti, 8-10 visite a domicilio e 10-20 visite in ambulatorio e le vaccinazioni: prima l’antivaiolosa e antidifterica, nel 1958 anche l’antipoliomielite col vaccino Salk. Con l’aiuto delle figlie, vaccinò tutti i bambini: Toigo era un convinto vaccinatore, dopo aver visto morire o restare paralizzati dei bambini, ma decisivo fu il fatto che la figlia Luciana, di 11 mesi, quasi morì soffocata per la difterite, salvata in extremis dal prof. Petta.
All’epoca a Cesio c’erano solo le elementari; per far studiare i figli, Linda e Piero portarono i figli in collegio a Possagno e le figlie a Crespano; andavano a trovarli la domenica pomeriggio perché il condotto non aveva diritto a ferie: se voleva prendersi qualche giorno doveva trovarsi un sostituto e pagarlo o chiedere un favore, da ricambiare, a un collega. Fu così che si strinsero i rapporti di amicizia, già esistenti, col nuovo condotto di Villabruna, dottor N. Grazioli e con suo fratello Sergio.
Nel 1965 entrò nella nuova casa in via Mas e si adoperò per fondare e far crescere la locale sezione dei Donatori di sangue che, dal 1989, porta il suo nome. Toìgo diceva sempre: «Dovrebbero fare un monumento al medico condotto in Italia grande così!».
E allargava, da cielo a terra, le sue lunghe braccia… è stato accontentato: è stato eretto a Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria, nel 1979.
Ma a noi sembra più opportuno ricordarlo con le parole dei Donatori di Sangue scritte nel loro periodico nel 1989: “Disponibile, attento, sensibile, competente, ha saputo svolgere in maniera non solo professionale, ma anche umana, il suo lavoro per il bene della comunità”.