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Par rider, par pensar

ricordo di Loris Apollonia

Par rider, par pensar

ricordo di Loris Apollonia
Loris Apollonia - Inizio anni 60, Loris bambino è sulla bici dello zio Fiore, a destra con la maglia da ciclista, e con suo nonno Pietro

Ci incontrammo a Belluno: 1964, quarta ginnasio, in seminario. Di carattere schivo, curioso, disponibile, iniziammo la conoscenza che ci portò all’amicizia. Amava il Belgio (vi era nato) e tifava esterofilo. Io Gimondi, lui Merckx, che vinceva sempre. Gli anni del liceo oltre alla cultura ci donarono un bel gruppo di amicizia con i compagni di classe, delle classi vicine e parte del corpo insegnante. Anni anche travagliati dai cambiamenti (era il ’68, i preti operai…) ma illuminati da bei ricordi; uno scherzo su tutti: falsificando la firma del Rettore, obbligammo l’amico Nelso al rientro anticipato dalle vacanze estive di una settimana; il campeggio in val D’Oten e poi a Tabiarel di Danta di Cadore, con gita a Dackau, praticamente senza soldi, costretti a dormire in macchina, tre in una cinquecento ed otto in un pulmino.

Poi la normalità: il matrimonio con Fides, i figli Anna e Matteo, il lavoro. Impiegato presso una falegnameria, lo Studio Zollet ed infine alle Acli. Tutto questo, continuando la sua disponibilità al volontariato in tante sue espressioni.
Per i 50 anni della nostra sezione Donatori del sangue, gli chiesi di coordinare la stesura del libro: ne uscì un piccolo capolavoro; anche la foto di copertina è sua. È di quel periodo l’inizio della convivenza con il Parkinson: lavorò finché poté dare il massimo, poi, in pensione, si è dedicato ancor più al volontariato.

Difficile elencare tutto il suo dare, ma non posso dimenticare la Parrocchia (con il bollettino, l’oratorio estivo, le attività formative, il coordinamento del gruppo interparrocchiale assistenza malati), la collaborazione con l’Amico del Popolo, i libri, gli scritti e le poesie: non lo diceva, ma ha anche vinto un primo premio a Firenze con “In punta di pie'”. Una grande passione per il bricolage, splendidi i velieri che ha costruito e curato nei minimi dettagli con le sue mani, alla faccia del tremore neurologico; gli orologi, i coppi dipinti ed il presepio all’esterno che tanti hanno potuto ammirare. Amava viaggiare e conoscere: indimenticabile per Fides il viaggio in Svizzera, Germania, Belgio, Francia, in Fiat 126…bei tempi spensierati.

Nel marzo 2016 mi accompagnò a casa – ero con una gamba steccata – il nostro grande amico don Sirio, per il suo saluto terreno: uno dei più bei regali fattimi da Loris. Ha affrontato la malattia sempre con serena determinazione: solo a lui, per la stima che ci univa, ho avuto l’ardire di chiedere: «Loris, come si sta ad essere ammalati?». «Maurizio, aspetta: prima o dopo capiterà anche a te, e solo allora potrai capire». Scriveva di aver sofferto per una vita di dover essere troppo serio, ma la sua presenza mi dava serenità e rileggo volentieri i suoi scritti “Par rider e par pensar” e le sue poesie. Era contento di vivere in un mondo “pien de meraveie”: lui apprezzava da qualche anno anche la e-bike. E con questa, sorridendo, ci ha lasciati.

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