Assia Belhadj e il suo libro “Oltre l’hijab” rappresentano un futuro possibile solo sconfiggendo quell’ignoranza e quella paura del diverso che bloccano il coraggio di conoscere.
Trentenne algerina, di nazionalità italiana, Assia è balzata all’onore delle cronache per essere la prima donna con il velo ad entrare a far parte della Croce Rossa. E sono proprio quel velo e la volontà di invitare ad andare oltre le apparenze che l’hanno convinta a scrivere un libro che sta riscuotendo grandi consensi; significative le lettere di ringraziamento e di apprezzamento ricevute da Papa Francesco e dal presidente della Repubblica Mattarella.
La sua verve e determinazione non potevano non lasciare il segno nella giovane platea di Lentiai. «Io sono e soprattutto mi sento cittadina italiana – ha raccontato ai ragazzi – e mi sento tale anche dedicando qualcosa di mio agli altri, come nel caso della Croce Rossa, nelle mie possibilità; piccoli gesti, perché se pensiamo di fare solo grandi cose non facciamo più niente».
Per i ragazzi di prima e seconda media la testimonianza di questa donna coraggiosa, arrivata in Italia dodici anni fa senza conoscere la lingua, in un contesto di diffidenza dettata proprio da quel velo che la identifica, è stato motivo di riflessione sul tema della diversità e sulla paura che questa può generare.
«Abbiamo capito – hanno raccontato i ragazzi una volta tornati in classe – che non è un velo a rendere una donna diversa da un’altra e che le persone non vanno giudicate dall’aspetto esteriore, dai loro abiti o dal loro credo religioso. Bisogna avere il coraggio di conoscere ciò che ci appare diverso in modo da non temerlo. Attraverso i racconti di Assia abbiamo toccato con mano quanto possa essere difficile per un immigrato lasciare il proprio paese di origine, la propria famiglia e riuscire ad ambientarsi in Italia. Lei ha imparato l’italiano ascoltando la televisione e sforzandosi di parlare, ma è stato terribile sentirsi considerata pericolosa per iI suo aspetto e i suoi figli, che sono nati in Italia e sono italiani da sempre, a volte sono ancora presi in giro perché la madre porta il velo. Dobbiamo capire che siamo tutti diversi e che ciò va vissuto come possibilità di arricchimento per ognuno e non come motivo perché qualcuno sia pensato inferiore ad un altro».
C’è una frase di Assia che i ragazzi non dimenticheranno facilmente: “Quando non si ha il sorriso si è una statua”. Questa è la positività necessaria per portare ad un cambiamento e questa è la testimonianza che i ragazzi hanno avuto il privilegio di condividere.