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Nicola Ancillani

Riceve il premio San Valentino 2021 a Limana

Nicola Ancillani

Riceve il premio San Valentino 2021 a Limana

Limana consegna il Premio San Valentino 2021 a Nicola Ancillani. Un rappresentante del silenzioso, ma prezioso e multiforme, volontariato del paese; un uomo sempre pronto ad impegnarsi per e con gli altri. Abbiamo colto l’occasione per ragionare con lui sul ruolo sociale del volontariato ieri, oggi e domani.

Nicola, ti aspettavi questo riconoscimento?
Negli anni passati qualcuno la battuta me l’ha fatta. Le mie attività le ho sempre fatte con altri: non avrei fatto nulla di ciò di cui mi è stato dato merito, se non avessi avuto tutte le persone con cui ho lavorato, condiviso, pensato. Se devo essere giusto, credo che a mio padre avrebbero dovuto dare il premio dieci volte. Non c’è confronto tra il livello del suo volontariato e il mio. Lo prendo come un riconoscimento da condividere con i miei genitori, e soprattutto con mio padre.

Da queste parole si capisce bene da dove nasce la tua spinta al volontariato.
Fin da bambino ho vissuto con persone che dedicavano il loro tempo agli altri. Il volontariato rientrava nella normalità della vita familiare. La spinta è venuta da sola. Un altro modello è sicuramente il cav. Domenico Sommacal, che mi ha fatto entrare da ragazzo nel direttivo limanese dell’Abvs. Un grande.

Un impegno nel volontariato a tutto tondo, il tuo, che ti ha portato a dare un contributo a varie realtà locali. Cosa ti porti dentro di queste diverse esperienze?
Di tante attività fatte con le associazioni, non ho mai misurato quali fossero più importanti e quali meno. Le ho sempre considerate tutte azioni d’aiuto alla comunità, dal lavare i piatti alla Pro loco all’organizzare eventi importantissimi con persone d’alto livello. Conta dare una mano a qualcuno. Di quanto fatto nei decenni, mi porto dentro tanti ricordi piacevoli: fare la lista è impossibile.

Due costanti del tuo impegno sono la capacità di coinvolgere i giovani e l’attenzione alle persone meno fortunate.
Mi sono meravigliato tante volte di vedere nei giovani altri pensieri e modi di vivere, senza doverli pregare. Ho sempre avuto dei sì e un aiuto incredibile. Tanti mi hanno sempre detto: “Hai la fortuna di avere un esercito”. I giovani sono bravi, sono capaci di fare tutto; se hanno voglia di fare, e tu dai loro le indicazioni adeguate, fanno senza problemi. Riguardo all’altro punto, penso alla realizzazione dei servizi per i disabili alla Baita degli Alpini: si è mosso tutto il mondo che girava attorno a quella struttura. O alla staffetta con Assi, Arcieri del Piave e skirollisti di livello olimpionico e mondiale, organizzata con Amici di Roccia: un evento molto bello e toccante. Quando metti le persone nelle condizioni di fare, gli dai dei benefit e questo viene riconosciuto. Se ai giovani dai fiducia, viene sempre ripagata.

La pandemia ha fortemente limitato quelle relazioni di cui l’associazionismo si nutre, lasciando un tessuto sociale da ricostruire. Che ruolo dovrà giocare il volontariato nel prossimo futuro?
Attualmente ci siamo fermati, avendo tutta una serie di vincoli. Come volontari e associazioni, dobbiamo trovare il sistema di parlare con la gente, di tenerla vicina. Dobbiamo noi per primi rimanere compatti. Se il non fare nulla porta a sfaldare queste strutture, un domani per ricostruirle serviranno anni. Dobbiamo continuare a parlarci, a ragionare, a vederci, a pensare a quello che sarà il futuro, e soprattutto trovare nuove reclute. Questi tempi di fermo allontanano innanzitutto i giovani, che prendono altre strade, e poi farli ritornare è impossibile. Bisogna mantenere vive le strutture, per ricominciare appena possibile a fare quel che abbiamo sempre fatto.

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