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Nel ricordo di Pietro Casanova

e di tutti i civili deportati e internati

Nel ricordo di Pietro Casanova

e di tutti i civili deportati e internati

Anche il sospirolese Pietro Casanova tra gli otto bellunesi insigniti, lo scorso 11 giugno presso la sala della Prefettura di Belluno, della medaglia d’onore alla memoria dei cittadini, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti durante il secondo conflitto mondiale. La stessa onorificenza è stata conferita anche a Querino Tosato, originario di Preganziol, ma legato a Sospirolo grazie al figlio Giorgio; insieme, sono stati onorati alla memoria anche l’agordino Pietro Moè, Alvise Battain di Canale d’Agordo e i bellunesi Giuseppe Boito, Antonio Dal Farra, Antonio Pachner e Martino Pulvirenti. Erano presenti il prefetto Mario Savastano, il Comandante del Settimo reggimento Alpini colonnello Stefano Fregona, l’assessore del Comune di Belluno Francesca De Biasi, i sindaci di Agordo e Canale d’Agordo. C’era anche il sindaco di Sospirolo Mario De Bon per rendere omaggio ai suoi cittadini.

Gianni e Luigina Casanova, figli di Pietro, possono custodire con orgoglio la medaglia in onore alla memoria del padre. «Di solito sono un “orso”», confessa Gianni, intendendo che fatica ad esternare i sentimenti, «ma la cerimonia è stata davvero toccante, un bel riconoscimento a mio papà che, in tutta la sua vita, non ha mai voluto parlare con me e mia sorella Luigina dei momenti della guerra, o comunque ne parlava con qualche parente, ma senza farci intendere nulla». Nato il 27 novembre 1913 a Sospirolo, da Giovanni e Teresa Dal Molin, Pietro è mancato nel 1992. Chiamato alle armi nel 1934 nel sesto Reggimento Alpini, tra guerra e prigionia, ha dedicato 110 mesi della sua vita a servizio dello Stato; si ricorda in particolare l’impegno sul fronte greco-albanese. Il 9 settembre 1943 fu fatto prigioniero dalle truppe tedesche e liberato il 7 maggio 1945; il foglio di congedo gli venne rilasciato il 29 luglio 1946.

Bracciante agricolo al momento della cattura, nemmeno trentenne, finita la guerra, si è dedicato alla professione di “kareghete” col fratello Carlo; in seguito, si sposerà con Maria Pellizzari di Sospirolo, con la quale condividerà la casa a Belvedere e per un periodo in località Ai Lovatei. Sarà poi carpentiere in Italia (a Cesena e a Trento) e all’estero in cantieri in Svizzera e Lussemburgo.

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