Continuiamo un percorso di approfondimento, già intrapreso lo scorso anno, con la spiegazione di alcuni termini legati al Natale. Prima di iniziare, si ricorda che molte delle notizie sul periodo natalizio non sono state fornite dai quattro evangelisti, ma dai Vangeli apocrifi (ossia non approvati dalla Chiesa) e, soprattutto, dalla tradizione popolare.
Avvento. È un periodo di quattro settimane in cui ci si prepara al Natale facendo penitenze e, un tempo, anche digiunando. In passato, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, la Chiesa proibiva la celebrazione solenne delle nozze in tale periodo.
Natale. La festa è di origine romana e risale al IV secolo. Non è la data storica della nascita di Gesù (non si conosce) ma ne ricorda la sua incarnazione. I Vangeli sono molto parchi di notizie: Matteo scrive che Gesù è nato a Betlemme di Giudea al tempo di re Erode; Luca aggiunge che Giuseppe e Maria andavano a Betlemme per il censimento ordinato da Cesare Augusto quand’era governatore della Siria Quirinio. Fatti i debiti calcoli, gli studiosi hanno stabilito che Gesù è nato tra il 4 e il 7 avanti Cristo secondo l’attuale calendario. È un periodo di quattro settimane in cui ci si prepara al Natale facendo penitenze e, un tempo, anche digiunando. In passato, prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, la Chiesa proibiva la celebrazione solenne delle nozze in tale periodo.
Nato in una grotta o in una stalla. Luca scrive soltanto che, “mentre si trovavano a Betlemme, Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”. Tutto il resto (la grotta, la stalla, il bue e l’asinello) provengono dai Vangeli apocrifi e dalla tradizione popolare.
Epifania. Dal greco epipháneia (apparizione, manifestazione). La festa, che si celebra il 6 gennaio è nata in Oriente come celebrazione del Natale del Signore, della sua apparizione nella carne. Verso la fine del IV secolo è passata in Occidente dove si è inteso celebrare principalmente la venuta dei Magi come rappresentanti di tutti i popoli del mondo.
I Magi. È Matteo nel suo Vangelo a parlarne. “Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Entrati nella casa, videro il bambino con sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Aprirono quindi i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Tutto il resto è frutto della tradizione popolare. Si stabilì che fossero tre come i doni portati a Gesù, re, uomo e Dio. L’attribuzione dei nomi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre risale al secolo VI. Vengono raffigurati come re in vesti orientali, uno nero, un altro bianco e il terzo con sembianze arabe a significare l’universalità del messaggio evangelico. In realtà erano sacerdoti dell’antica religione persiana studiosi di astronomia e astrologia. E che provenissero dal vicino grande e potente regno persiano non ci sono dubbi. Nel 614 infatti si salvò dalla distruzione la Basilica della Natività (fatta costruire nel 330 a Betlemme dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena, poi proclamata santa) perché sulla parte superiore della facciata principale erano raffigurati i Magi nel costume nazionale persiano. Intorno alla loro figura c’è tutto un racconto in parte leggendario. Secondo la tradizione, Sant’Elena aveva portato a Costantinopoli i loro resti mortali che poi, verso il 344, furono trasferiti in una basilica a Milano dal vescovo Eustorgio. Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa, presa Milano, si impossessò delle reliquie dei Magi (venerati come santi) e le consegnò all’arcivescovo di Colonia, città dove si trovano tuttora racchiuse in una cassa reliquiaria all’interno del famoso duomo.
La stella cometa.In realtà Matteo si limita a parlare soltanto di una stella senza fare alcuna precisazione. Secondo gli studiosi, il fatto avvenne nel 6 avanti Cristo: si trattò della congiunzione luminosissima dei pianeti Giove e Saturno percepita come un’unica stella. Fu il grande Giotto a dipingere per la prima volta la stella cometa nella Cappella degli Scrovegni a Padova (affrescata tra il 1303 e il 1305) probabilmente dopo aver visto passare nel 1300 la cometa di Halley nei nostri cieli.