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Museo di Seravella

futuro in sospeso

Museo di Seravella

futuro in sospeso

Non si è certo risolto lo spinoso problema del Museo etnografico di Seravella, di cui anche il nostro giornale si è fatto più volte portavoce: la carenza di personale, seguita al pensionamento della sua fondatrice e a lungo direttrice Daniela Perco e della responsabile dell’ufficio amministrativo.

Le problematiche
Ora tiene le redini, con l’aiuto del volontariato, l’attuale direttrice Cristina Busatta, che da tempo, insieme agli amministratori locali, fa appello alla Regione Veneto per richiedere un occhio di riguardo a questo gioiello culturale del nostro territorio. Un museo che da un lato cresce in numero di visitatori e attività proposte, dall’altro vede un futuro non roseo davanti a sé proprio per la mancanza di lavoratori e addetti.
Al momento la Provincia è soggetto attuatore ma di fatto essa non può assumere personale; il personale è sotto le fila della Regione che però sostiene di non avere voce in capitolo. Un impasse che rischierebbe di costare caro al museo e polo didattico.

storiedirose, il contest

È decollato #storiedirose, contest fotografico e narrativo curato dal museo che, in pochi giorni, ha già raccolto i primi contributi sui social. Foto e racconti che continueranno ad arrivare e a essere pubblicati sulla pagina Facebook “Amici Museo Seravella”.

Il leit-motiv è la rosa. Infatti, nella villa di Seravella è presente un grande roseto, che nei decenni ha messo insieme rosai di vario genere, provenienti da tutto il mondo. Dietro a ogni pianta si cela una storia: ad esempio, ci sono due rose sradicate dalla terribile ondata che ha oltrepassato la diga del Vajont il 9 ottobre del 1963, ritrovate da una coppia di anziani sul sedime del Piave qualche chilometro più a valle.

Ci sono rosai che sono giunti dai giardini di balie da latte, giovani donne che andavano ad allattare i figli delle più importanti famiglie aristocratiche italiane, lasciando a casa il proprio bambino con risvolti spesso drammatici.
Altre rose provengono da talee raccolte addirittura oltreoceano, nei giardini di emigranti bellunesi in Brasile. E ancora rose che provengono da eleganti ville venete, da giardini di case rurali e contadine, da canoniche di paese, da appassionati e collezionisti della provincia di Belluno che raccontano di un paesaggio rurale ancora tangibile nella montagna bellunese. Tutti i rosai presenti nel giardino sono stati donati negli anni da persone che sono entrate in contatto con il Museo; nessuna pianta è stata comprata in un vivaio, segno di una cultura ancora viva di scambio e di condivisione, e di un forte legame del museo con il territorio e i suoi abitanti.

«Scambio e condivisione che adesso possono correre anche sul web. È questa l’idea del contest #storiedirose – spiega il consigliere provinciale con delega alla cultura, Simone Deola -. Aspettiamo fotografie e racconti di vita che si celano dietro piante di rose. I social e in particolare Instagram sono un veicolo straordinario di promozione e iniziative come questa hanno proprio lo scopo di diffondere quanto di straordinario c’è a Seravella».

Per partecipare al contest, entro il 30 giugno, basta postare una foto e un breve racconto o descrizione sul proprio profilo Facebook, aggiungendo gli hashtag #storiedirose e #rosedelledolomiti (i contributi saranno poi rilanciati dai profili sociale del museo). In alternativa, è possibile inviare il materiale alla mail seravella@isoipse.it (o via Whatsapp al 3519927115).

Un museo da non perdere!
Il Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare il patrimonio di oggetti, documenti, immagini, scritture che hanno accompagnato la vita quotidiana della popolazione rurale bellunese dalla fine del secolo XIX ai giorni nostri. Il Museo è un luogo di ricerca e di rielaborazione dei dati raccolti; pubblica una collana di studi monografici; si occupa dell’inventariazione e della catalogazione dei beni culturali materiali e immateriali demoetnoantropologici; organizza eventi e attività finalizzati a valorizzare le collezioni (conferenze, seminari, convegni, attività didattiche, spettacoli). È dotato di una biblioteca specializzata (oltre 7000 volumi) e di un archivio sonoro e fotografico (più di 20.000 fotografie).

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