Questo è l’ennesimo racconto che fotografa un periodo dove la dinamicità e l’intraprendenza nel Bellunese era forte e marcata. Questi erano anni dove organizzare qualcosa non era poi così facile, soprattutto per i mezzi di comunicazione che si limitavano ai normali telefoni e/o agli spostamenti fisici delle persone (frequenti) per dare corpo a iniziative di vario genere. Così in un soleggiato mattino di aprile mi reco nella zona industriale di Santa Giustina per incontrare, nella sede della sua impresa, il signor Italo Tonet e raccogliere la sua testimonianza sulla pista di motocross di Alconis.
La piccola frazione di San Gregorio ad inizio anni Settanta è assurta alla notorietà, anche nazionale, proprio per la realizzazione di tale pista. Italo mi accoglie gentilmente nel suo studio e, mentre ci scambiamo i saluti, la prima cosa che mi colpisce è una grande scatola sulla scrivania che contiene un notevole numero di foto di varie dimensioni, a colori e in bianco e nero. In Italo traspare una certa meraviglia sul mio interesse per questo argomento, che pare essere per lui solo un lontano ricordo, ma da subito inizia a espormi nei vari dettagli tutta la storia che riguarda la pista.
In quel periodo egli (ventenne) collabora nell’impresa del padre (a cui ora dà continuità) e nel tempo libero coltiva la passione per il motocross, ma, non essendoci in provincia nessun team, trova “casa” nel Moto club Tenni di Treviso, disputando le gare con una Bultaco nella categoria 125.
Naturalmente corre sulle varie piste del Veneto (Giavera del Montello, Farra nel Vicentino), ma in particolare nelle due piste presenti in provincia, quella di La Valle Agordina e quella di Cortina, dislocata verso il passo Tre Croci. In provincia però non è il solo appassionato della disciplina e, a tal proposito, tira fuori dalla scatola un ingiallito articolo ritagliato da “Il Gazzettino” di allora, dove viene presentata la serata di fondazione del neo Moto Club Belluno con la foto del primo direttivo e il susseguente convivio.
Da tempo però cova nella sua mente l’idea di realizzare una pista anche in Valbelluna e lui la vorrebbe precisamente vicino casa, a Paderno. Individua in alcuni terreni, nelle adiacenze della vicina frazione di Alconis, il sito e inizia con il contattare i vari proprietari; con loro stipula dei contratti di affitto decennali (simbolici), offrendo però la possibilità di allestire dei chioschi durante le gare. Subito dopo inizia la realizzazione materiale della pista con i mezzi della ditta, nonché supportato da operai e amici appassionati; ne disegna personalmente il tracciato con la moto che usa per le gare.
Con un velo di emozione mi snocciola i nomi di chi più lo ha aiutato nella realizzazione di questo sogno, da Erasmo Patuzzo a Paolo Pasetto, Sandro Radamondo, Giuliano Battiston, Roberto De Biasi, l’orologiaio Riccardo Castellan, ma soprattutto Romano Cassol di Callibago, un fraterno amico con tanta passione per questo sport. I fondi per i tanti lavori e materiali li anticipa personalmente.
Ormai Italo è un fiume in piena e i tanti ricordi riemergono dalla sua mente con grande lucidità. Il racconto arriva finalmente al fatidico giorno di Ferragosto del ’73 con l’inaugurazione e lo svolgimento della prima gara. Arrivano parecchi piloti da tutto il Veneto (la maggioranza pagati), ma vi è incertezza sull’affluenza di pubblico essendo la prima volta.
La bellissima giornata però fa sì che si vada oltre ogni più rosea aspettativa. Ricorda come tutta la viabilità attorno a Paderno fosse andata in tilt e sul percorso si fosse ammassata una folla curiosa ma festante e appassionata. Mi cita anche la ditta artigiana Brancaleone che ha realizzato il cancelletto di partenza con il meccanismo di apertura per il via. A fianco della partenza si trova una casetta (presente ancora oggi) che funge da presidio per le visite mediche perché per gareggiare serviva l’idoneità fisica, mentre di fronte, dall’altra parte, c’era la tribunetta dei giudici di gara e dei cronometristi.
Con la costituzione del Moto Club Belluno e della disputa di competizioni in provincia, Italo da pilota diventa delegato provinciale della Federazione e presenzia alle gare come commissario. Ma, negli anni successivi, ad Alconis sorgono alcuni contrasti riguardo alla presenza dei chioschi e la loro gestione che esulano dallo spirito con cui Italo li aveva concepiti e lui inizia pian piano a defilarsi per abbandonare del tutto e dedicarsi ad altre passioni ed hobby per lui più gratificanti.
Ma su Alconis raccolgo anche la testimonianza di un pilota nostrano che ha gareggiato per alcuni anni vincendo parecchie gare anche a livello regionale, interregionale e nazionale.
Si tratta di Luciano Casagrande di Bribano che disputa la sua prima gara ufficiale a 18 anni con la Dkw 125 a La Valle Agordina, ma dal ’74 affronta anche il tracciato di Alconis indossando la divisa appunto del Moto Club Belluno con la Ktm 125 fino al ’76. Nel ’77 gareggia su tutte le piste venete seguito da un team di amici (meccanici, supporters, ecc.) con la Tgm 125.Mi racconta delle trasferte fatte anche in allegria, dormendo nei furgoni la notte prima o in tende dove venivano allestite improvvisate cucine per un spaghettata rustica, bagnata da birra fresca: competizione sì ma anche sano divertimento.
Il ’78 diventa il suo ultimo anno di gare: è salito di categoria tornando alla Ktm ma nella classe 250 correndo per il Moto Rancing Belluno, piazzandosi alternativamente sui primi tre gradini del podio, diventando noto anche alle cronache sportive nazionali. Purtroppo la malasorte è dietro l’angolo e la rottura dei legamenti di un ginocchio lo fermerà definitivamente, spezzando una carriera che si prospettava promettente. Per tanti anni, nella zona bar dell’ex Albergo Buzzatti a Bribano, ha campeggiato un grande quadro contenente una foto mentre è in azione proprio ad Alconis durante un salto; ora quel quadro lo conserva con orgoglio nella sua abitazione a ricordo dei quei bei tempi. Come avete potuto leggere le idee nascevano e venivano realizzate perché il condimento principale era l’entusiasmo e anche un po’ di sana incoscienza, ma con tanta, tanta voglia di fare.