“Il Canale del Mis, che parte di qui e sbocca nel Cordevole sotto Sospirolo, è uno dei posti più romantici e selvaggi che abbia mai conosciuto. I segni esteriori del progresso sono minimi […]. Le case rare. Le montagne ripidissime, dirupate, con un eccezionale gradiente di mistero.” Così scriveva Dino Buzzati da Gosaldo come inviato del “Corriere della Sera” in seguito all’alluvione del ’66.
Proprio sulle montagne che chiudono il Canale del Mis lungo il versante della Valbelluna Buzzati aveva iniziato, giovanissimo, negli anni 20, la sua carriera alpinistica. Non aveva ancora compiuto quattordici anni (era nato il 16 ottobre del 1906) quando, da Susin di Sospirolo dove si trovava in villeggiatura presso lo storico Albergo Doglioni, scriveva con entusiasmo all’amico milanese Brambilla: “Ora mi dedico completamente alle gite, ho già fatto una montagna (M. Sperone).” Precisi il luogo e la data: “Susin di Sospirolo, 23 luglio 1920.”
E meno di un mese dopo, sempre ospite nello stesso albergo, pubblicizzato nelle cartoline dell’epoca come Stazione Climatica Estiva con la promessa di passeggiate meravigliose nei dintorni: “Io sono diventato alpinista. Ho fatto il Pizzocco (2187) di cui ti ho ancora parlato e la Marmolada (3344)…”.
Per conoscere veramente Buzzati e attingere alle fonti delle sue ispirazioni artistiche e letterarie non si può fare a meno di salire su queste montagne, entrare nelle valli che ne separano le cime e lasciarsi prendere dallo spirito da lui definito ”enigmatico, intimo, segreto”. Le Dolomiti Bellunesi spesso sono considerate di bellezza minore solo perché distanti dalle “trionfali alte valli dolomitiche”, che Buzzati guardava con una certa preoccupazione per il rischio di un turismo di massa privo di rispetto: “Per capirle, le Dolomiti, veramente, occorre un po’ di più – scriveva nel 1956 – E non vogliamo dire arrampicate in piena regola. Bastano i sentieri. Entrare, avventurarsi un poco fra le crode, toccarle, ascoltarne i silenzi, sentirne la misteriosa vita”.
Chissà se proprio nel silenzio vissuto tra le crode del Monte Sperone, Buzzatti ha composto, come una lirica, il celebre brano che parla della valle del Mis.
“Esistono da noi valli che non ho mai visto da nessun’altra parte. Identiche ai paesaggi di certe vecchie stampe del romanticismo che a vederle si pensava: ma è tutto falso, posti come questo non ne esistono. Invece esistono: con la stessa solitudine, gli stessi inverosimili dirupi mezzo nascosti da alberi e cespugli pencolanti sull’abisso e le cascate di acqua, e sul sentiero un viandante piuttosto misterioso. Meno splendide certo delle trionfali alte valli dolomitiche recinte di candide rocce. Però più enigmatiche, intime, segrete. La valle del Mis, per esempio, con le sue vallette laterali che si addentrano in un intrico di monti selvaggi e senza gloria, dove sì e no passa un pazzo ogni trecento anni, non allegre, se volete, alquanto arcigne forse, e cupe. Eppure commoventi per le storie che raccontano, per l’aria d’altri secoli, per la solitudine paragonabile a quella dei deserti.”
LA CELEBRAZIONE
Giovedì 23 luglio Pro Loco “Monti del Sole” e Biblioteca civica hanno in programma un ricordo, nella data esatta, proprio per i 100 anni dalla salita allo Sperone di Dino Buzzati. Al momento non sappiamo se le ordinanze legate al Covid-19 consentiranno tale avvenimento.