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Molàs ed emigrazione

le fatiche di un tempo negli scritti di Tieri Filippin

Molàs ed emigrazione

le fatiche di un tempo negli scritti di Tieri Filippin

Nella frazione di Tisoi, all’interno del comune di Belluno, esiste una strada che porta un nome molto particolare: via dei molàs. Da bambina, tutte le volte che passavo di lì per andare al parco insieme agli amici o a fare due passi verso il bosco delle castagne, leggevo e rileggevo quella parola dal suono strano.

Qualche anno dopo mi sono imbattuta in un libro dal titolo “Storia di Bortolo, cavatore di pietre” (Sismondi, 2015), scritto da Tieri Filippin. Bortolo aveva scelto come professione proprio quella del molàs ed era disposto a correre il rischio altissimo di morire anzitempo di silicosi, pur di rimanere a vivere nel suo paese.

La professione del “molas” consisteva nell’estrazione e nella lavorazione di grandi blocchi di pietra arenaria dalle cave (buse mole). Una volta portati fuori dalle cave dai cavadori, i blocchi di pietra venivano squadrati, rifiniti ed accatastati per ricavarne le mole, utilizzate poi per affilare strumenti o armi.

Regolarmente alcune donne di Erto (Nerte) venivano ad acquistare queste mole, una volta lavorate, che caricavano su un carretto, pronte per essere vendute nei paesi in pianura.

Nello svolgimento di questo compito i lavoratori respiravano una grande quantità di polvere che con l’andare del tempo, depositandosi nei polmoni, impediva il più delle volte agli uomini di arrivare alla vecchiaia.
Appassionato nel raccogliere e conservare queste storie, Tieri Filippin racconta in questo e in altri due libri (“Guanti bianchi”, e “L’uomo senza patria”, entrambi ambientati nel periodo dell’emigrazione in Belgio) vicende di chi resta e chi, invece, parte per trovare lavoro in altre nazioni. Ci narra della vita nel paese scandita dalle stagioni e dalle tradizioni, delle difficoltà di ambientamento in nuove città tra persone che parlano lingue diverse dal dialetto di casa, di inverni così freddi per cui qualcuno scardinava la porta e la sistemava sopra le coperte per sentirne meglio il calore. Tra i progetti futuri dello scrittore un romanzo sugli zattieri del Piave e una biografia, scritta a quattro mani, di un alpinista.

Notizie storiche riguardanti i molàs si trovano in diverse pubblicazioni. Per approfondimenti si rimanda a “Uomini e pietre nella montagna bellunese – quaderno n.17”, a cura di Daniela Perco, pubblicazione del museo di Seravella (2002), contenente i frutti delle ricerche effettuate da Gianni De Vecchi attraverso interviste ai molàs allora superstiti e ricerche bibliografiche e d’archivio. Altre ricerche di De Vecchi sono state pubblicate nel libro “Ricordando”, edito da don Sergio Sacco per conto del Comune di Sedico, e nell’articolo “Le buse mole in comune di Sedico” pubblicato ne “Il Veses” di settembre 2014 a pag. 21. Infine, si rimanda alla pubblicazione “Tisoi. La sua storia, la sua gente” (Tip. Piave, 1997).

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