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Margo (mar)ginis

per una sera Gena Alta è il centro del mondo

Margo (mar)ginis

per una sera Gena Alta è il centro del mondo

Cos’è il margine, cos’è il centro? Che rapporto c’è tra questi due aspetti della realtà, due aspetti che sono geografici ma anche antropologici e culturali? È stato questo il tema dell’evento “Margo – (Mar)ginis”, Gena, il margine, la rivoluzione” andato in scena a Gena, in Valle del Mis, lo scorso sabato 9 settembre per opera dell’associazione Isoipse in collaborazione con associazione Veses, Pro loco “Monti del Sole” e Amici di Gena con il patrocinio del Parco nazionale Dolomiti bellunesi. L’idea è venuta a Mattia Cason, attore bellunese trapiantato a Lubiana, a partire dal suo spettacolo “Etiopjke/Le Etiopiche” (vincitore del Premio Scenario 2021), un lavoro incentrato sullo sbarco di Alessandro Magno in Asia e sulla suggestione, nuova e antichissima, di un’Europa afroasiatica.

Mattia ha voluto uscire dai teatri e portare il suo spettacolo nei luoghi meno conosciuti, di confine, quelli considerati, appunto, marginali. Alla partenza di Gena Bassa ognuno dei partecipanti, circa una cinquantina, ha messo nel proprio zaino un oggetto della storia di Gena. Chi un chiodo, chi una gerla, chi un pastrano, chi delle fasce per neonati, chi una roncola, con dei pezzi di storia in tasca si sono incamminati per la vecchia mulattiera che gli antichi abitanti percorrevano prima della costruzione della strada nuova, terminata nel 1921.

Con qualche pausa in cui un gruppo di amici di Gena ha raccontato episodi della vita di quei luoghi, la comitiva è arrivata a Gena Alta, dove si è accomodata su un prato diventato per l’occasione agorà.
Lì hanno preso parola il naturalista Enrico Vettorazzo, il geologo Emiliano Oddone, il faunista Fabio Dartora, il dottore forestale Giacomo Piazza e il sociologo Diego Cason, ognuno dei quali ha declinato il tema della marginalità applicandolo al proprio campo.

Dopo il minestrone comunitario consumato all’aperto, vista la bellissima serata autunnale, c’è stato il gran finale, forse non a caso messo in scena giusto a monte dell’ultima casa di Gena Alta. Il margine del margine, in un certo senso. Lì Mattia, assieme allo scrittore siriano Muhammad Abd al-Mun’im e all’attore Alessandro Conte, ha regalato ai presenti una versione ad hoc del suo spettacolo già di per sé contaminato da lingue, storie, luoghi e culture diversissime aggiungendogli per l’occasione delle parti video registrate la mattina stessa proprio a Gena.

Da Alessandro Magno a Altiero Spinelli, da Malatesta a Öcalan, dall’Indo al Mar di Marmara fino all’Egeo e alla Schiara, lo spettacolo è stato un viaggio nello spazio e nel tempo che ha portato tutti a ragionare su quali siano le radici dell’Europa, sui movimenti dei popoli che l’hanno creata e, soprattutto, su quelli che la ricreeranno in futuro. A far da quinte della scena c’erano le cime dei Monti del Sole, le nostre montagne più marginali e forse per questo le più belle, illuminate dalle stelle. Certo è che per chi era lassù, quella sera, Gena Alta – disabitata dal 1962 – è sembrata il centro del mondo.

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