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Luigi Tormen

Lettere dal fronte: un limanese nella campagna di Russia

Luigi Tormen

Lettere dal fronte: un limanese nella campagna di Russia

«Mamma Pina perché piangi?». «Non è niente, non è niente…». Potrebbe sembrare una semplice frase pronunciata da un figlio nell’intimità delle mura domestiche, in realtà queste semplici parole racchiudono molto di più. Siamo nell’estate 1942; il secondo conflitto mondiale è in pieno svolgimento e per l’esercito italiano sta per cominciare una delle più sanguinose spedizioni della propria storia: la campagna di Russia. Moltissimi ragazzi delle nostre vallate, soprattutto Alpini, vengono chiamati alla volta del Don per dare gambe a quella che viene conosciuta dalla storia come operazione “Barbarossa”.
Anche per Luigi Tormen detto “Gieto”, un ragazzo di Limana classe 1922, è giunto il momento di partire: un saluto alla mamma Pina ed a tutti i fratelli e le sorelle e via, alla volta della fredda steppa. Un viaggio molto lungo, durato settimane; lo testimoniano le lettere inviate alla famiglia, scritte con un italiano a volte incerto, ma comunque piene di significato e sentimento.

Nella sua corrispondenza, Gieto racconta la quotidianità della guerra, ma al contempo rassicura i genitori sul proprio stato di salute e, da buon fratello maggiore, si preoccupa del resto della famiglia. Tra le tante missive recapitate nella sua casa di Limana la più curiosa è di certo quella datata 4 dicembre 1942 in cui racconta il suo ventesimo compleanno, festeggiato con un pasto a base di gatto e polenta.

Purtroppo questa fu anche l’ultima comunicazione con i parenti. Il giovane Gieto, infatti, non fece mai ritorno dalla sua famiglia; cadde in battaglia nel gennaio 1943 durante la ritirata verso casa, lasciando nella fredda steppa i sogni ed i progetti di un ragazzo ventenne.

Negli anni a venire le lettere furono gelosamente conservate da mamma Pina come unico ricordo del figlio disperso; dal 2009 però, grazie all’impegno dei familiari, sono ben conservate al museo degli Alpini di villa Patt a Sedico, come importante testimonianza della guerra vista dagli occhi di un giovane soldato bellunese.

“Ma in finestra sempre guardi verso est, verso est…”. Sulla toccante storia di Gieto, Giorgio Fornasier, noto cantautore bellunese, scrisse una canzone dedicata a tutti quei famigliari che per anni hanno atteso il ritorno dei propri ragazzi dal fronte, nella speranza di vederli un giorno di nuovo a casa.

La canzone racconta che il dolore della Guerra non è solo di chi in prima linea ha dovuto rischiare, e in certi casi perdere, la vita “Ciao Ines bella tornerò ancor, ma solo pianger lei fa da allor”. Nei nostri paesi, infatti, ci sono molti esempi di persone che, come mamma Pina ed Ines (sorella di Gieto), hanno sofferto per anni nel silenzio e nella speranza di veder tornare il proprio caro.

Se a livello socioeconomico nei libri di storia gli anni del dopoguerra sono ricordati come una fase di rinascita e crescita del nostro paese, nell’animo e nella vita dei familiari di chi non ha fatto ritorno sono stati periodi duri e delicati. Moltissime famiglie hanno inoltre dovuto fare i conti con le difficoltà dovute alla presenza in casa di feriti di guerra, mutilati e di tutti quei soldati che sono fisicamente tornati, ma che l’impatto psicologico di una guerra disumana ha cambiato per sempre. A tutto ciò si è poi sommato anche il fenomeno dell’emigrazione che ha contribuito a tenere distanti le famiglie, con un impatto devastante soprattutto sulle donne: madri e giovani mogli che, dopo la tragica notizia del congiunto “andato avanti”, hanno dovuto fare i conti con il sacrificio di crescere una famiglia senza il supporto e la vicinanza di altri familiari. “Non c’è pietra, non c’è croce, neè un vaso per un fiore, ora è un angelo del Signore, da lassù egli veglia e vi consola, sulle ali ha una penna nera”. Con queste semplici parole si conclude la canzone dedicata a tutte quelle “Ines” e quelle “mamma Pina” che, non avendo nemmeno un luogo dove piangere i propri cari, sono certe di avere qualcuno che le protegge dal cielo.

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