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L’oratorio di Colderù

proposto il restauro di questo gioiello della Valbelluna

L’oratorio di Colderù

proposto il restauro di questo gioiello della Valbelluna
Oratorio di Colderù - Ciclo affrescato, navata

La frazione di Colderù di Lentiai è dominata dalla sua piccola chiesa oratorio anteriore al XV secolo, dedicata a San Giacomo il Maggiore Apostolo di Gesù.
Il ciclo affrescato, oggetto del mio studio, ricopre internamente la parte più antica della chiesa, a volte sovrapponendosi in più strati. La committenza potrebbe essere attribuita alle confraternite religiose attive in quell’epoca.

Il ciclo affrescato è suddiviso in tre registri: inferiore, di mezzo e superiore. Elevata importanza riveste il registro di mezzo dove venne raffigurato il tema principale: “La Vita e il Miracolo di San Giacomo il Maggiore” tratto dalla Leggenda Aurea, che fu realizzato dai fratelli Giovanni e Marco da Mel nel 1520/1530 e da Lorenzo Paulitti nel 1560. Sempre sul registro di mezzo si trovano un’ampia porzione architettonica, che simula una loggia con soffitto a cassettoni, e la figura di Sant’Antonio Abate attribuite ai fratelli da Mel e datate al 1520/1530.
Sul registro inferiore predomina il velario, una decorazione a fasce verticali rosse e bianche – che simulano dei drappi che tradizionalmente ornavano gli interni – e si trova anche una pregiata Ultima Cena realizzata dal “Maestro di San Donato di Lentiai” nel 1450.
Sul registro superiore è visibile una fascia sottotrave con grottesche e clipei con busti di santi realizzata da Giovanni e Marco da Mel nel 1520/1530. La tecnica è ad affresco con delle finiture a secco per quanto riguarda i pigmenti malachite e azzurrite. Si sono potute riscontrare le giornate realizzate dagli artisti dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra e quali tipi di riporto del disegno sono stati adottati: incisione diretta, battitura di corda e contorni per delineare le figure. Si notano gli stili differenti dei maestri, ma si ripercuote sull’opera continuità e omogeneità. L’intero ciclo affrescato venne restaurato nel 1963 o secondo altre fonti nel 1972.

I SEGNI DEL TEMPO
Col passare del tempo e in presenza di particolari situazioni, certe sostanze applicate con il restauro si sono alterate causando degrado e quindi illeggibilità dell’opera oltre a pericolo. Si possono identificare come segni di deterioramento le efflorescenze circoscritte nelle zone più umide e dove c’è della risalita d’acqua per capillarità dovuta al difficile drenaggio delle acque all’interno del terreno. Altri segni di degrado sono i distacchi e le deformazioni degli intonaci che formano l’affresco (intonachino, intonaco) creando delle sacche vuote che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero cadere causando lacune, cioè perdite del ciclo pittorico. I distacchi e le deformazioni sono probabilmente dovuti alla pioggia battente inquinata che, insinuandosi nei capillari dell’intonaco correlati agli sbalzi termici portano alla formazione di sali, chiamati subflorescenze per la loro mancata fuoriuscita dovuta alla stesura di un protettivo e un fissativo (Paraloid B72). I distacchi e le deformazioni possono anche essere causati dalla mal adesione degli intonaci dovuta a un supporto murario costituito da pietra del territorio (scaglia rossa, biancone), materiale che assorbe meno l’acqua rispetto al mattone.
Altra criticità sono le fratturazioni e le fessurazioni che si ripercuotono sull’intera superficie affrescata probabilmente dovute a movimenti del suolo, umidità di risalita capillare e tipologia di calce utilizzata: una calce magnesiaca, tipica del territorio bellunese per la presenza delle Dolomiti, che non si carbonata o si carbonata lentamente per la presenza di idrossido di magnesio che manifesta una bassa solubilità in acqua. Inoltre nell’intonaco si possono osservare i bottaccioli, cioè residui di calce non perfettamente stemperati nella malta, che provocano il distacco e la successiva caduta della pellicola pittorica per la loro reattività. Si manifestano opacizzazioni, una sorta di strato vetroso e alterazioni cromatiche dovute al trascorrere del tempo, alla luce e all’alterazione della resina sintetica. La presenza di patina biologica (alghe verdi) e macchia sono dovuti all’umidità di risalita capillare.

LA PROPOSTA DI RESTAURO
Dopo aver effettuato determinate analisi diagnostiche per ottenere dei risultati certi e per capire situazioni di dubbio, sono stati proposti gli interventi di restauro preceduti da interventi urgenti. Gli interventi di restauro proposti rispondono ai fenomeni di degrado sopra citati e in ordine cronologico sono: rimozione delle stuccature; rimozione del deposito superficiale ed organico; prima pulitura; desalinizzazione; applicazione del biocida; seconda pulitura; consolidamento; realizzazione delle stuccature; reintegrazione pittorica.

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