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Lo Sciacallo Dorato

Lo Sciacallo Dorato

Lo Sciacallo dorato

Nel 1984 fu abbattuto “uno strano esemplare di volpe” di 15 kg nei boschi del Comune di San Vito di Cadore (Belluno), poi si scoprì essere un maschio di sciacallo dorato (Canis aureus). Non è volpe e non è lupo, è il “cugino dall’Est” che, negli ultimi 30 anni, mette il naso in Italia dai Balcani attraverso l’altopiano del Carso. Questa possibilità di espansione della specie verso il centro-nord Europa e l’Italia (mai documentata prima) si è avuta a causa della decimazione del lupo nei Balcani. Lo sciacallo infatti se può rinuncia a diventare essere la “pietanza del giorno” del lupo e lo rifugge, stando lontano da estese formazioni forestali.

Così in Friuli Venezia Giulia si sta osservando che lo sciacallo si spinge ad occupare zone umide lungo i fiumi, boscaglie, frutteti e i sistemi agricoli gestiti in modo tradizionale. Attualmente giungono segnalazioni di singoli animali o gruppi familiari sparsi qua e là nel Nord-Est: dalle pianure intorno alle lagune venete e friulane fino alle più elevate vallate alpine dell’Alto Adige (avvistato a 1700-1900 m s.l.m. in mezzo alla neve!). Questo canide può raggiungere i 12-15 kg di peso e si distingue dalla volpe per le maggiori dimensioni, le gambe proporzionalmente più lunghe e la coda corta e con peli scuri, mentre rispetto al lupo è più piccolo con il muso più corto e triangolare, le orecchie in proporzione più grandi.
È lui il vero “spazzino” della famiglia: il menu degli sciacalli italiani è ricco di resti di macellazione domestica (conigli, anatidi e pollame conditi con larve di ditteri necrofagi, cioè mosche) e venatoria (cinghiale e capriolo ben frolli anch’essi con larve) e come contorno scarti zootecnici (mais, mangime per polli).

Può comunque catturare mammiferi di piccola taglia fino a 2 kg di peso (topi, arvicole, nutrie) ed eccezionalmente anche faine, caprioli e ovini. Nella dieta estiva e autunnale non possono mancare frutta e ortaggi. La struttura sociale dello sciacallo è simile a quella del lupo: un piccolo gruppo familiare composto da una coppia riproduttiva che rimane insieme tutto l’anno, i piccoli dell’anno e una o più femmine giovani dell’anno precedente che fanno da baby sitter (dette “helper” cioè aiutanti).

Questo gruppo controlla un’area (home-range) di 300-500 ettari, che può ridursi o espandersi a seconda della disponibilità di cibo. I 2-5 cuccioli che nascono ad aprile-maggio, vengono allevati dalla madre ma assistiti e riforniti dal padre e dalle helper. L’anno successivo i giovani tentano la sorte andando in cerca di nuovi territori.

A metà anni ‘90, in comune di Rivamonte Agordino, è stata investita una femmina che stava allattando. Da allora si è osservato solo qualche singolo passaggio davanti a una fototrappola. A ottobre 2020, in Comelico, è stato documentato un gruppo familiare di 2 adulti e 3 cuccioli.

Gli ecosistemi della nostra provincia ancora una volta hanno dato prova della nostra ricca biodiversità.

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