Nel comune di Sedico, presso l’Oratorio di S. Nicolò a Bribano, un antico cippo del Seicento annerito dal tempo e dagli agenti atmosferici, recuperato dallo stato di completo abbandono nel 2002, nascondeva la preziosa testimonianza della tormentata controversia di confine tra Belluno e Feltre. Per renderla fruibile, era necessario un intervento di valorizzazione, ideato nell’ambito di un progetto di storia locale condotto con una classe della Scuola Secondaria di I° di Sedico nell’anno scolastico 2017/18, curato da Mauro Vedana e Fiorenza Mambrini, poi approfondito fino all’opera di restauro, guidata da Natascia Girardi presso la Scuola Edile CFS di Sedico.
Un po’ di storia
La storia del cippo si specchia nel Cordevole, affluente del Piave, che in passato aveva una portata molto superiore rispetto ad oggi: la sua acqua era incanalata nelle rogge per fornire energia a mulini, segherie e fucine della zona di Sedico, consentiva la fluitazione del legname dall’Agordino e il trasporto su zattera di merci varie e persone, dall’ultimo tratto e poi lungo il Piave, fino alla pianura.
Il Cordevole nel suo basso corso segnava il limite territoriale tra il Feltrino e il Bellunese, che pur rientrando entrambi nei domini di Terraferma della Serenissima dagli inizi del XV secolo, erano due unità amministrative autonome: le frequenti esondazioni spesso rendevano irriconoscibili tali confini e le parti cercavano di guadagnare terreno prezioso, spostando a loro vantaggio i limiti del torrente e sfruttandone le risorse, come il legname accumulato nell’alveo, quello fornito dalle piante delle sponde o gli spazi per il pascolo. Ne derivavano agguerrite contese, che più volte avevano costretto Venezia ad intervenire per mantenere la tranquillità nei suoi domini.
Già nel 1585 il celebre pittore Cesare Vecellio era stato incaricato dalla città di Belluno di disegnare un catastico relativo ai terreni delle due sponde, ma le controversie continuavano con soprusi che rischiavano di trasformarsi in violenze, finché nel 1644 la Repubblica di Venezia incaricò Domenico Lion di fissare in modo preciso i limiti del corso del fiume, per definire il confine tra Bellunese e Feltrino. Il nobile Lion era stato Podestà di Treviso fino a due anni prima e conosceva bene quel territorio e la criticità della situazione: sulla base di accurate misurazioni, fece collocare tre cippi confinari (“termini”) a destra e a sinistra dell’ultimo tratto del fiume, che riportassero scritta la distanza dalle sponde del corso d’acqua, cercando di risolvere le dispute tra le due aree. Nella sentenza si precisava inoltre che il Cordevole avrebbe indicato per sempre il confine tra Bellunese e Feltrino e si prescriveva di tutelarne l’alveo e le sponde, lasciando libera da ogni attività costruttiva, agricola o boschiva una fascia laterale lungo le rive.
L’iscrizione del cippo
Il cippo di Bribanet è uno fra quelli rimasti e consente la lettura completa della scritta, accompagnata da due preziosi simboli scolpiti, ben identificabili dopo il restauro: un leone di S. Marco nella rara visione frontale e lo stemma della nobile famiglia del Podestà Lion, che raffigura un leone rampante, con tre rose su banda obliqua, all’interno di una cornice decorata secondo lo stile del periodo. L’iscrizione incisa riporta le iniziali del podestà, l’anno di collocazione e la distanza del cippo rispetto al Cordevole.
Le abbreviazioni epigrafiche, come riporta anche Dino Dal Pan in alcuni suoi studi, indicano: con D L le iniziali del podestà Domenico Lion; 1644, l’anno di collocazione del cippo; T.E termine confinario, in origine preceduto dal numero II, ora abraso; DISCO.TO, cioè distante, DAL CORDEVOLE; P. GHE N° 140, la misura della distanza in perteghe dalla sponda sinistra: la pertica lineare trevisana corrispondeva a 2,04 m, quindi la misura indicata era pari a 285,60 m.
Lo studio condotto ha consentito di recuperare il valore storico e il significato simbolico di questo manufatto, motivando la proposta di restauro avanzata dagli autori del progetto, accolta dal Comune di Sedico e realizzata con l’intervento della Scuola Edile, che ha riportato alla luce le iscrizioni e le immagini scolpite, su un manufatto che ora appare pregevole anche esteticamente.