Vi presento Lentiai. Vista dagli occhi di chi è arrivato da fuori e ora ci vive; di chi ha imparato ad amare questo territorio senza esserci nato, con l’auspicio che per chi legge possa aprirsi una nuova finestra per conoscerlo nelle sue molteplici sfaccettature e nella sua identità…
Cominciamo a scoprire quali sono alcuni elementi di questa identità parlandone con il giovane parroco di Lentiai, don Luca Martorel, da quattro anni in paese. Lentiai fa parte, con le altre parrocchie della forania – Villa di Villa, Mel, Carve, Trichiana e Sant’Antonio Tortal – della diocesi di Vittorio Veneto, ultimo avamposto di un territorio che si estende dalla laguna di Caorle fino alla vallata della Sinistra Piave.
Don Luca è arrivato nel paese nel novembre 2015 e ha saputo fin da subito farsi apprezzare per la sua freschezza e spontaneità, che gli hanno permesso di inserirsi con facilità nei vari ambienti e nei commenti raccolti dalle chiacchiere di paese: “Al novo paroco al é proprio simpatico… al parla come noi anca tele prediche e al scherza con tuti”. Don Luca in realtà ha dimostrato di avere anche le idee chiare su come condurre il suo mandato e dare nuovo vigore religioso alle celebrazioni e alla vita della comunità parrocchiale.
Don Luca, cosa ha provato quando il vescovo gli ha annunciato che sarebbe diventato parroco a Lentiai? «A questo annuncio mi è venuto da ridere – confessa don Luca – ma questo non scriverlo». Siccome però io sono nata a Lentiai e noi qui facciamo un po’ di testa nostra, lo scrivo lo stesso, per iniziare un viaggio con un bel sorriso. Don Luca, in realtà, mi racconta di essersi sentito gratificato dalla nomina ad arciprete, ma di essersi subito un po’ preoccupato per questa parrocchia non facile: Lentiai è infatti nota, in ambiente ecclesiastico, per essere la parrocchia più fredda dal punto di vista religioso; un po’ defilata, un po’ trascurata dalla sede vescovile, che nel tempo ha avuto maggior riguardo verso altre parrocchie più “calorose” come Trichiana e Mel.
Ora, dopo quattro anni, il primo aggettivo che caratterizza il paese di Lentiai, secondo don Luca, è “anarchico”: Qui la gente sembra essere governata da regole proprie, non scritte, a volte sembra di trovarsi nei film di don Camillo.
Per esempio le persone litigano per giorni, ma metti che uno dei contendenti si trovi in difficoltà, allora tutto si dimentica e l’avversario corre a prestare il proprio aiuto senza remore. C’è ancora una forte solidarietà, che deriva da un attaccamento alla propria terra, e una grande umanità, una voglia di “tacar boton” e di ritrovarsi in luoghi anche improbabili, come osterie e piccoli negozi.
La gente comincia a dimostrare maggior consapevolezza e attenzione per il valore artistico e simbolico delle opere presenti, confidando che ciò apra la strada alla profondità e spiritualità che rappresentano. A Lentiai c’è ancora vivacità: lo testimonia lo sciame allegro dei chierichetti che circonda don Luca durante le messe. Io ne ho contati anche più di trenta e questo, sollevando gli occhi alla bellezza dei dipinti del cassettonato di Vecellio, mi fa concludere questa intervista con un sorriso di speranza.