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Le società operaie a Sedico

Le società operaie a Sedico

Le prime società di mutuo soccorso furono costituite nel 1842 a Torino ad opera di parrucchieri, lavoratori della seta, dell’oro e dell’argento, diffondendosi rapidamente in tutto il Piemonte e quindi nel Nord Italia.

Nel 1860 ne furono censite 158 in tutta la penisola e, due anni dopo, 445 concentrate soprattutto nel Nord. Finanziate dai soci mediante il pagamento di una quota fissa annua, le società di mutuo soccorso sorsero con il compito di fornire agli operai assistenza in caso di infortunio o inabilità al lavoro. Ne furono esclusi i lavoratori agricoli perché non erano in grado di pagare le quote fissate. Nel 1886 le società di mutuo soccorso ottennero per legge il riconoscimento giuridico.

La prima società operaia
Nel 1884 anche a Sedico venne fondata una società operaia di mutuo soccorso. Si informava a principi radicali tanto che fu chiamata successivamente Società Operaia di Mutuo Soccorso “Felice Cavallotti”, dopo che quest’ultimo, importante esponente radicale dell’estrema sinistra storica, avvocato, giornalista e per varie legislature deputato del Regno d’Italia. sempre impegnato per la giustizia sociale e contro la corruzione del governo allora in carica, morì a Roma a soli 56 anni in un duello contro un suo avversario politico.

Nello statuto di questa associazione si legge, tra l’altro, che “… la società ha per scopo: a) di sussidiare i soci in caso di malattia e di inabilità al lavoro in proporzione dei propri mezzi; b) di promuovere il miglioramento morale e intellettuale dei soci ed il benessere della classe operaia in generale. … I soci effettivi devono avere non meno di 16 anni e non più di 50; essere dotati di sana e robusta costituzione fisica e di moralità ineccepibile. …La quota annua è di lire 12. Il sussidio di malattia è di lire 2 al giorno. La Società si compone di esercenti una professione, un’arte, un mestiere, un’industria e di operai in genere che hanno il domicilio nel comune o nei limitrofi”.

Al di là di quanto scritto nello statuto, dalle foto e dai pochi documenti esistenti, sembra di capire che la maggior parte dei soci fosse costituita da artigiani (o esercenti altre attività) più che da operai.
La società riuscì anche a costruire, agli inizi del 1900, la propria sede; si tratta di quel fabbricato ad un solo piano, parecchio rialzato rispetto alla strada, provvisto di due scalinate di accesso (ora sede della Pro Loco di Sedico) nelle vicinanze del Bar Centrale e di Piazza della Vittoria. Prima del 1923 ospitò anche qualche classe delle scuole elementari di Sedico. Lì avevano luogo le assemblee e tutte le altre attività sociali.

La sede era dotata di una consistente biblioteca: tutti i libri recavano un timbro tondo con due mani che si tenevano e una scritta. Di questi volumi, fortunatamente alcuni si sono salvati ed ora si trovano nella biblioteca civica di Sedico.
Questa società operaia fu messa in crisi dal fascismo che addirittura la intestò ad Arnaldo Mussolini, fratello minore del duce, giornalista, insegnante, politico, morto a soli 46 anni nel 1931. In quel periodo la sede fu utilizzata prima per le recite della filodrammatica e poi per la proiezione di film.

Nonostante la fine del fascismo, la società continuò a vivacchiare stancamente, tanto che dopo la seconda guerra mondiale il presidente si limitava a portare per le feste di Natale ai vecchi soci superstiti una bottiglia di spumante e un panettone.

Si dice che quando morì l’ultimo socio (al gobo Balcon da Landris) le campane abbiano suonato più a lungo del solito. Ci sono alquante foto che documentano l’annuale raduno dei soci (col pranzo) e pure il viaggio con le prime corriere dopo il 1918.

La società operaia cattolica
Nel 1912 l’allora parroco di Sedico, don Giuseppe Belli, istituì la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso (col duplice scopo di assistenza religiosa e sociale) per quelli che non volevano aderire a quella laica, fornendo ai soci un distintivo simile, nelle mani congiunte a quello dell’altra Società Operaia. La nuova legislazione sociale fascista, con l’assicurazione obbligatoria per tutte le categorie di operai e la riforma della legge sulla mutualità, toglieva ogni importanza alle società operaie.
Fu così che nel 1941 l’arciprete di Sedico, mons. Fiori, decise, d’accordo con tutti soci, di sciogliere la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso, la quale, come ultima decisione, stabilì di devolvere i soldi rimasti in cassa (circa 6.000 lire) per la costruzione dell’altare di San Giuseppe, patrono degli operai, nella nuova chiesa parrocchiale consacrata nel 1939. Molto rare sono le foto che documentano i raduni di questa società operaia.

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