La giornata dedicata all’evangelista San Marco, il 25 aprile, iniziava con la santa messa alle ore 8 con buona frequenza di fedeli; al termine, tutti in processione a fare il giro della chiesa cantando e recitando le litanie dei santi. Era questa l’inizio che avrebbe poi dato il via alle tre giornate successive per le “rogazion”, una serie di giornate dedicate a preghiere ed implorazioni a tutti i santi affinché proteggessero ed aiutassero i contadini nel lavoro dei campi.
Il primo giorno delle “rogazion” iniziava alle 6 con il ritrovo nella chiesa di S. Gregorio dove, dopo qualche canto e preghiere, si dava il via alla processione per passare nella zona nord del paese, iniziando la salita dalla “Val de Butazh” per arrivare poi a Roncoi di Fuori, salendo ancora verso San Felice per poi scendere alle Fontanelle e fermarsi poi nella chiesa di Roncoi, dove veniva celebrata la messa. In questa prima giornata i fedeli erano principalmetne abitanti delle frazioni di Roncoi, Cargnach, Gasnil e Cort in quanto l’itinerario della processione passava per queste zone.
Durante tutto questo tragitto era sempre un continuo susseguirsi di canti e litanie indirizzate ai santi per ottenere la loro protezione sul lavoro della campagna e questa cantilena (in quanto anche le litanie venivano cantate), che si sentiva anche da lontano ed accompagnava il lavoro di quelle persone che si trovavano nei campi o sui prati a lavorare, veniva interrotta ogni tanto da qualche fermata in prossimità di qualche capitello o di qualche punto scelto dal prete per formulare le invocazioni di protezione sulle calamità naturali.
A quel punto tutti si inginocchiavano ed il sacerdote alzando la croce pregava il Signore cantando in latino diverse formule invocative quali: “Ab omni malo – Ab omni peccato – Ab ira Tua – A fulgure et tempestate – A peste fame et bello” ed altre varie a cui la risposta dei fedeli era “Libera nos Domine” (liberaci o Signore); seguiva poi con le formule di ringraziamento iniziando con : “Peccatores”, poi “Ut nobis parcas – Ut nobis indulgeas, ecc.” la cui risposta di ringraziamento era “Te rogamus audi nos” (Ti preghiamo, ascoltaci).
Dopo queste fermate di preghiera (che qualche volta davano anche il sollievo di un piccolo riposo dopo una salita), il cammino riprendeva sempre con il canto delle Litanie fino a quando non si arrivava nella chiesetta frazionale dove veniva celebrata la messa a cui partecipava buona parte degli abitanti delle frazioni interessate.
Riprendeva poi il rientro verso la parrocchiale passando per le frazioni sopradescritte, sempre in processione. A quel punto la fila però iniziava ad assottigliarsi in quanto parte dei fedeli si fermavano per procedere ai lavori, in modo particolare le donne che avevano il compito di spargere l’erba che era stata tagliata di mattina dagli uomini (lo sfalcio a mano veniva iniziato non appena sorgeva il sole), oppure per togliere l’erba nei campi. La prima giornata finiva cosi con il ritorno in chiesa a S. Gregorio verso le ore dove, dopo i saluti, ci si dava appuntamento per la giornata successiva.
Il giorno seguente stessa ora di partenza, ma con il rientro anticipato di quasi un’ora in quanto il tragitto era piu breve; infatti si partiva sempre dalla chiesa parrocchiale e, dopo aver passato l’abitato della Donada, una piccola sosta alla chiesetta di Saltoi (sempre con relative invocazioni ai santi) si proseguiva alla volta di Carazzai, per la messa (sempre seminado qualche fedele per strada) e si rientrava per le ultime preghiere a S.Gregorio.
Il terzo giorno era il piu duro, in quanto il giro era molto lungo e con piu fermate nelle chiesette frazionali, pertanto la partenza era anticipata di una mezzora. Si iniziava sempre dalla parrocchiale e, dopo aver percorso la vecchia strada che affiancava il cimitero, si proseguiva alla volta di Barp passando sul sentiero che attraversava il torrente Sandriga, dopo la casa dei Salvadori, proseguendo verso Fumach con breve sosta nella chiesa e scendendo poi a Paluch, Donce, Velos per poi risalire a Muiach dove veniva celebrata la messa nella chiesetta dedicata alla Madonna.
Poi si riprendeva verso Maserolle, Caval e Burbai con sosta presso il capitello della SS. Trinità, risalendo poi la zona “b” dove ci venivano incontro il sagrestano, alcuni chierichetti e qualche fabbriciere portando il toribolo, il secchiello dell’acqua santa, le torce, il piviale ed il velo omerale per dare solennità all’ingresso in paese.
Ormai alle 11 si rientrava nella chiesa dove vi erano molti altri fedeli ad attendere la benedizione finale ed anche per partecipare al rinfresco che si teneva o in canonica o presso l’osteria della “Pupa” Cassol, dove si poteva finalmente dar sfogo a qualche altro canto non indirizzato ai santi , ringraziando che anche per quell’anno erano finite le “rogazion”!