Il paesaggio delle Prealpi bellunesi, a uno sguardo d’insieme, appare morbido e armonioso, privo di forti asperità orografiche, ricco di sfumature ambientali rasserenanti: dolci declivi ondulati da collinette moreniche, terrazzi destinati ai coltivi, boschi, radure cespugliate, piccoli altopiani, avvallamenti con prati umidi e torbiere…
Eppure, anche in ambienti così accoglienti e rassicuranti, ci sono luoghi che non ti aspetti: profonde spaccature – strettissime e buie da togliere il respiro – seminascoste da corridoi boschivi, lacerano e incidono gli strati rocciosi, creando ambienti surreali e interrompendo bruscamente le dolci ondulazioni dei pendii prealpini. Come tutti i luoghi misteriosi, le forre hanno una forte carica seduttiva, ma allo stesso tempo ambivalente: da un lato suscitano un’attrazione quasi irresistibile all’esplorazione, dall’altro incutono timore e paura e quasi sempre l’istinto di sopravvivenza suggerisce di starne alla larga (non a caso molti popoli del passato, intimoriti da queste bizzarrie della natura, le consideravano luoghi sacri, inviolabili, generatrici di miti e leggende). Tuttavia, se accompagnati da persone esperte, responsabili, abilitate, in condizioni meteo stabili e adeguatamente attrezzati, l’esplorazione dei canyon si rivelerà un’esperienza molto emozionante. Le numerose forre che caratterizzano alcuni segmenti dei torrenti di Borgo Valbelluna (T. Ardo, T. Terche, T. Rimonta) sono importanti indicatori neotettonici del sollevamento ancora in atto della catena prealpina: Prealpi carniche, altopiano del Cansiglio, Alpago, Prealpi bellunesi, colline subalpine del prosecco, Montello sono non a caso le zone a maggior rischio sismico del Nord Italia.
Il tracciato a meandri incastrati del Terche
Il corso attuale del T. Terche a monte del paesino di Tiago presenta un andamento tortuoso, bizzarro, con meandri irregolari profondamente incisi nei calcari marnosi stratificati della Scaglia rossa. Il tracciato attuale appare inspiegabile, incongruente, illogico, senza relazioni evidenti con la struttura geologica della Val Maor. Non ci sono variazioni di rocce e/o discontinuità strutturali (fratture, faglie) che possano giustificare un tracciato così strampalato. È verosimile quindi che si tratti di un tracciato ereditato da una situazione pregressa, adattato inizialmente a un ambiente morfologico e strutturale diverso dall’attuale (per approfondimenti, si veda la carta geomorfologica, foglio “Belluno”, coordinatore prof. G.B. Pellegrini). Si tratterebbe di un tipico esempio di sovraimposizione fluviale, fenomeno che si verifica quando un corso d’acqua, nel corso della sua naturale evoluzione, mantiene il tracciato originario, anche se, erodendo in profondità, incontra rocce e strutture diverse da quelle iniziali.
Due schemi semplificati (ridisegnati con modifiche e aggiustamenti da T. McKnight e D. Hess – Phisical Geography) illustrano l’ipotetica storia evolutiva del T. Terche.
1 – Il corso del T. Terche (Val Maor) inizia a delinearsi nelle fasi finali dell’ultima glaciazione (16 – 17 mila anni fa) con i versanti prealpini da poco deglacializzati e con il ghiacciaio del Piave che sostava con il suo margine sinistro all’altezza di Tiago – Villa di Villa (come documentato da un terrazzo di margine glaciale e dall’argine morenico di Villa di Villa). Il tracciato si adatta inizialmente a un ambiente di margine glaciale con superfici debolmente inclinate/ondulate, ricoperte da depositi glaciali eterogenei, dove il torrente può serpeggiare liberamente aggirando piccoli dossi morenici e disegnando un tracciato a meandri irregolari. Con il procedere dell’approfondimento dell’alveo, soprattutto quando inizia l’incisione del substrato roccioso (Scaglia rossa) il solco vallivo in via di formazione diventa un confine invalicabile e l’evoluzione successiva procederà con una certa inerzia, mantenendo in sostanza il tracciato iniziale.
2 – Con il ritiro definitivo del ghiacciaio (in quest’area circa 16 mila anni fa), il livello di base si abbassa al livello del F. Piave e il Terche, ormai confinato in un solco invalicabile, accelera il processo di erosione regressiva (non ancora terminato come documentano gli “scivoli” e le cascatelle ancora presenti sul fondo in roccia) che darà vita alle forre a meandri incastrati nella formazione della Scaglia rossa.
Gole a meandri incastrati e castelli medioevali
Le forme più spettacolari di meandri incastrati in roccia si osservano lungo alcuni segmenti dei famosi canyon nord-americani che solcano l’altopiano arido del Colorado (Utah, Arizona), incisi dal fiume Colorado e dai sui affluenti (Google immagini > Gooseneks park, Utah). In alcuni casi lo sfondamento per erosione del diaframma tra due meandri consecutivi (salto di meandro) ha generato degli straordinari ponti naturali in roccia, rimodellati poi dal vento (Google immagini > Rainbow bridge, Sipapu bridge, Utah). (Un fenomeno analogo di sfondamento erosivo di un diaframma in roccia – in scala molto ridotta – è all’origine della “grotta azzurra” in Val Calt).
Curiosamente queste forme hanno avuto un ruolo importante anche nella storia medioevale europea. È facile intuire come l’erosione fluviale a meandri incastrati isoli, all’interno delle anse, dei rilievi collinari protetti su tre lati (a volte su quattro) da profonde gole rupestri, rendendo queste alture luoghi strategici ideali per la costruzione di strutture fortificate. Il Castello di Zumelle ne è un esempio. Torre di avvistamento in epoca romana (a presidio della strada militare Claudia Augusta), poi roccaforte longobarda nell’alto medioevo, distrutto nel 1196 e ricostruito nelle forme attuali nel Trecento, per la sua costruzione è stato scelto uno sperone roccioso (Scaglia rossa) alla confluenza di due torrenti (Terche di Val Maor e Terche di Val Calt), protetto su tre lati da forre rupestri quasi inaccessibili.
Alcuni fiumi tedeschi sono caratterizzati in alcuni tratti da gole sinuose. Su alcune alture, isolate dall’erosione fluviale meandriforme, sono sorti importanti castelli medioevali. L’esempio più famoso è il castello di Eltz (Burg Eltz, XIII sec) nella valle della Mosella (Moseltal, Renania Palatinato).
(Un ringraziamento al gruppo speleo S-Team per aver autorizzato la pubblicazione di alcune foto della forra. Altre foto e un video emozionante sul sito web www.speleo-team.it > Val Maor)