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Le Fontane

L’importanza funzionale e sociale

Le Fontane

L’importanza funzionale e sociale

Le fontane rivestono un ruolo rilevante nella vita e nella storia di Belluno e di tutti i suoi paesi: se ne possono contare circa 270. Si tratta di vasche singole in granito o di costruzioni in pietra scolpite e ricche di fregi. Ma facciamo un passo indietro: la parola fontana deriva dalla parola latina fontis che significa sorgente. Si tratta di un elemento molto antico che, soprattutto in passato, serviva a raccogliere, in una vasca, acqua proveniente da una sorgente. Con il tempo, le fontane sono diventate anche un vero e proprio elemento di decorazione, arricchite da statue di figure varie e da “giochi d’acqua” di grande effetto. La prima fontana, una semplice vasca di pietra che conteneva l’acqua, risale addirittura a duemila anni fa ed è stata scoperta nell’attuale Iraq.

Il luogo della socialità
La fontana o il lavatoio era il luogo dell’incontro e della socialità, del lavoro delle lavandaie e del gioco per i bimbi. Era il punto in cui i viandanti si ristoravano e abbeveravano il bestiame. Le fontane di pregio artistico erano anche motivo di orgoglio per il paese. Il loro numero e capillarità nel territorio ben rendono l’idea di quale importanza rivestissero per il sostentamento della civiltà contadina. Oggi rimangono come testimonianza storica di cultura tecnica ed artistica, caratterizzando ancora vie e molti spazi principali delle nostre frazioni. A partire dal 1900 si iniziò a costruire le fontane in modo organizzato per garantire alle piccole comunità l’acqua in maniera più comoda e igienica. Fino ad allora, infatti, si recuperava l’acqua direttamente al corso d’acqua principale o presso qualche roggia.

Le tipologie
Troviamo le fontane più antiche nei centri storici principali, ma la maggior parte è distribuita nei centri minori e pure in aperta campagna, essenziali al ristoro dei viaggiatori e bestiame.
Numerose sono le tipologie: quella addossata ad una parete e composta da getto e da una vasca rettangolare, utile ad abbeverare il bestiame.
Quella con fuso centrale a più getti, con vasca ottagonale, quadrata o esagonale, in lastre e pilastrini. Oppure la fontana con fuso posto in corrispondenza di un lato della vasca rettangolare in assenza di parete di schiena. La poca presenza di questa tipologia è dovuta al fatto che il fuso, non in posizione stabile, era soggetto a frequenti cadute e rotture. Infine la fontana in nicchia con presa diretta dal punto di sorgente.

La fontana contesa
Pare interessante citare la storia di una fontana “contesa”: quella di Faverga. Essa fu voluta nel 1880, riparata nel 1887, a causa di un deterioramento dovuto al rigido inverno e le ultime notizie, documentate del 1973, la danno distrutta a causa dell’allargamento della strada. Gli scritti ritrovati in archivio storico testimoniano però di una contesa piuttosto acerba tra i frazionisti del nord (dalla chiesa verso Castion) e quelli del sud (dalla chiesa verso Cirvoi) perché ogni gruppo di paesani la voleva realizzata vicino al proprio abitato, tanto la riteneva fondamentale per la vita di ogni giorno! E tanto era ritenuta importante e necessaria che – per ottenere dal Comune, nel 1881, un contributo per costruirla – Tissi, De Barba e De Col, firmatari per la frazione, allegarono addirittura alla richiesta un certificato medico del dott. Pagani. Questa è senza dubbio una testimonianza di come le fontane fossero un tempo manufatti familiari a tutti ed elementi indispensabili per la vita quotidiana sia nei borghi minori che in città. In una bella giornata di sole si potrebbe approfittare per andare a caccia di fontane: scoprire in che angolo o stradina si nascondo, che foggia hanno, quanto si sono conservate. Un indizio per trovarle? Cercatele a Sagrogna, Levego, La Costa, Castion, Cavessago, Pitanzella, Cor, Salenc, Pagagnoi, Castoi Faverga. Cirvoi, Caleipo, Sossai, Modolo, e non solo…

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